"Nonno ti ama", ha detto Dodokko alla nonna. "Mi chiama?", gli ha chiesto lei. "No, ti ama. Ti ama", ha ripetuto il bambino. "Non vedi come ti abbraccia e come ti aiuta a camminare?". Parole e frasi dimenticate e che, dopo tanto tempo, forse non ha più senso dire. Quando esistono, sono le azioni a sostituire la voce. E se all'improvviso quella voce, a distanza di anni, si sente di nuovo, quasi si stenta a credere alle proprie orecchie. Tutto ciò che un bambino dice ha il sapore della novità e non è affatto vero che è superfluo parlare di cose che sono evidenti. Ciò che è ripetitivo, infatti, non si nota più, è come l'acqua ogni volta diversa che lo stesso fiume da sempre trasporta, finché non arriva una mano a raccoglierne per berla, a prelevarne una frazione e ad interromperne per un impercettibile istante il flusso, allora sì che sappiamo che è fresca e ci accorgiamo che è materia viva. Dare il nome alle cose non è inutile perché farlo
appunti di viaggio di Cristiano Camera