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Coronavirus: tutela della salute o della bigenitorialità?

Riprendo integralmente un interessante articolo pubblicato da ISP Notizie, autorevole rivista dell'Istituto di Studi sulla Paternità, sul conflitto fra il diritto alla salute e la tutela della bigenitorialità durante il distanziamento imposto dal Governo per l'emergenza coronavirus. La pubblicazione, a firma dell'avv. Gianluca Aresta, cita molte volte l'intervista all'avv. Laganella  apparsa su questo blog qualche settimana fa. "La pandemia che tanto crudelmente e senza preavviso ha invaso il nostro Paese, paralizzato la nostra quotidianità, violentemente aggredito e intimamente cambiato (forse per sempre, forse “solo” per un prossimo lungo periodo) le nostre abitudini sociali e la nostra organizzazione di vita quotidiana, ha trascinato con sé una molteplicità di eterogenee problematiche che hanno impegnato i più attenti osservatori della realtà sociale e giuridica. Particolarmente interessante (e, per certi versi, preoccupante) l’apparente conflitto fra

Amore a chili: da genitori 'sociali' o 'biologici'?

La Consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa. Vado a una conferenza stampa per ascoltare le opinioni di Stefano Rodotà sull'argomento. Secondo il quale la Corte Costituzionale non ha fatto "nessuna forzatura, semplicemente ha richiamato il valore della Costituzione in questa materia. Non si può sottoporre il rispetto della Carta alle negoziazioni legate alla sopravvivenza di una maggioranza politica”. Quest'ultima frase del giurista è la risposta alla dichiarazione del ministro della Salute Beatrice Lorezin che ha auspicato l’intervento del Parlamento sulla questione.  Una breve sintesi di quanto accaduto soltanto poche ore prima: la Corte Costituzionale ha definito illegittima la norma che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. Una sentenza attesa dalle coppie che in Italia si sono viste negare la possibilità di avere un figlio per mezzo della provetta, scegliendo in molti casi di

Una doccia fredda

Sto per uscire dal lavoro ma, siccome piove, mi siedo a un tavolo con tre colleghi nell'attesa che il tempo migliori. Parliamo del più e del meno, infine dei figli. Uno di loro, che conosco poco, mi racconta dei suoi tre bambini, nati a tre anni di distanza l'uno dall'altro. Il primo ha dieci anni, il più piccolo quattro, sette quello in mezzo. E' molto preciso e mostra di sapere ciò che dice, ovviamente non solo riguardo l'età dei figli, ma soprattutto per quel che racconta dopo. Non so come, infatti, a un certo punto la conversazione si sposta sulle diversità caratteriali delle persone, che sono il più delle volte innate, soprattutto se si parla, come in questo caso, di bambini piccoli. Con un carattere che va formandosi, è vero, ma è ancor più vero il fatto che una cosa che nasce tonda non può diventare quadrata a meno che, per quadratura del cerchio non ci riferiamo alla famosa storia della madre che giustificava il figlio e che più o meno diceva così: "E&#

La cattiveria e la commedia umana

Ancora fino a pochi anni fa, credevo che il modo di comportarsi delle persone dipendesse da ciò che esse erano: il carattere, la cultura, l'esperienza. Mettevo al primo posto la coerenza fra quello che siamo e quel che facciamo. Non immaginavo la possibilità che si potessero avere in mente dei secondi fini. Credevo nella parola data e soprattutto in quella mantenuta. Addirittura, non ipotizzavo l'esistenza di persone cattive: il male, secondo me, era dovuto all'ignoranza perché chiunque desidera e si comporta in modo tale da perseguire ciò che ritiene sia il bene. Anche il ladro che mi rubò la macchina - ero pronto a giustificarlo, anche se sporsi denuncia - probabilmente aveva bisogno di farlo, non trovando - immagino - un lavoro onesto, per mangiare.  Ero un idealista e le mie posizioni erano certo estreme, ma che vuoi farci se allora, e a volte anche adesso, la pensavo così. Non ero un ingenuo e avevo già avuto anch'io la mia parte normale di delusioni e di fregature

Due fratelli

A volte un colpo di fortuna può trasformarsi in una sciagura e rovinare la vita di chi ne è colto. La storia di cui sto per parlare me l'ha raccontata la persona che la scorsa estate mi ha affittato la sua casa al mare, nel sud dell'Italia, dove abbiamo trascorso le vacanze. Con gentilezza e disponibilità, un giorno mi accompagna con la sua macchina a fare degli acquisti e, fra gli altri posti nei quali ci fermiamo, c'è un banchetto di frutta e verdura ai margini di una strada di campagna. Io compro quel che mi serve, uva, pesche, insalata e melanzane, lui prende alcune cassette di pomodori che gli servono per fare le passate per l'inverno.  Il fruttivendolo è aiutato dalla moglie nel suo lavoro, è un tipo taciturno, che ci passa quel che ci serve senza parlare e che, quando si rivolge alla consorte, lo fa con dei gesti accompagnati da monosillabi. Alla fine della spesa, saluta il mio accompagnatore senza sorridere e neanche risponde al mio "arrivederci". Cari

I bambini quando chiedono

Facciamo spesso delle distinzioni categoriche. Contrapposizioni nette, senza se e senza ma, che sono molto ideali e poco reali. E che, di conseguenza, hanno a che vedere più con un bisogno mentale di categorizzare, una necessità di fare ordine per vivere in pace, che con la vita pratica. Che fortunatamente, invece, è fatta di sfumature e di colori, quasi mai soltanto di bianchi e neri, di destre e sinistre, uomini e donne, bene e male, in breve, di opposizioni dalle configurazioni e dai confini invalicabili. Insomma, la vita è caotica, è un continuo e sano rimescolamento di tutto, di valori, pensieri, opinioni e posizioni. Ma per vederci chiaro, in tutto questo caos, dobbiamo decidere da che parte stare, dobbiamo inquadrare il mondo (che è tondo), costruire binari e metterci in viaggio. La meta? Ce n'è sempre una, ma sono le tappe intermedie, quelle che non prendiamo in considerazione: quanti sorrisi, vicini e non visti, per guardare verso un orizzonte evanescente.  Sto parlando d

Avete mai visto un vitello seguire il toro? Quando l'etologia è applicata agli esseri umani

Mi è tornata più volte in mente La scimmia nuda di Desmond Morris, leggendo il Manuale del papà separato di Maurizio Quilici. Specialmente il capitolo dedicato all'affidamento dei figli alla madre, quasi sempre esclusivo - ma sarebbe meglio chiamarlo escludente (del papà) - e il paragrafo dal titolo, sparato a bruciapelo, Eliminare il padre , mi fa pensare a quanto sia stata corta, in termini di evoluzione genitoriale, la strada percorsa dalla specie umana in più di quattro milioni di anni. E' dai tempi dei primi australopitechi a quello che ancora oggi si chiama 'homo sapiens', infatti, che il rapporto del figlio con la madre si caratterizza in maniera indiscutibile come naturale, immediato e innato, mentre quello con il padre richiama a valenze soprattutto culturali, mediate, storico-sociologiche e, in questo senso, discutibili e il più delle volte accessorie.  Se la prima scimmia antropomorfa utilizzava il pretesto sessuale per far restare 'fedele' l'u

Il manuale del papà separato che considera il figlio

"Il ruolo più importante che un uomo possa svolgere nella propria vita è quello di essere padre". Ritrovo questa citazione da Lewis Yablonsky appena apro  Il manuale del papà separato, il nuovo libro di Maurizio Quilici in uscita oggi per Datanews. Una frase che è una risposta, sia per quanto riguarda la mia vita privata che per il momento storico, economico e sociale che stiamo vivendo. Un invito, anzitutto, a non sottovalutare il ruolo paterno, a non collocarlo in secondo piano, rispetto alle difficoltà dovute alle varie crisi che oggi, più che mai, ci affliggono - familiari, in primo luogo, ma anche finanziarie, psichiche, di identità, chi più ne ha più ne metta - e, al limite, una consolazione o una scoperta. Di certo, quello del ruolo fondamentale dell'essere padre, che fa il paio con il figlio e la costante considerazione di un binomio imprescindibile, è il leitmotiv di questa pubblicazione. "Considera sempre il figlio, se ti stai separando, e pensa a cosa è, e

E se qualche volta evitassimo il male invece di perseguire il cosiddetto bene?

Ho sempre creduto che alla base di tutto ci debba essere una sensibilità. Se non la cultura – intesa, alla tedesca, come formazione e storia o, perlomeno, come memoria – dovrebbe esserci come minimo una coscienza. Un io che interpreti, di volta in volta, la realtà, e che si relazioni con essa. Un soggetto che pensi e non un mero esecutore cieco di un compito o di un dovere. Mi riferisco agli agenti che a Padova hanno trascinato per la strada un bambino urlante. Ma penso anche a tanti altri casi del genere, più o meno conflittuali ma dove, sempre, non si prende in considerazione il bene più importante, quello dei minori.  A volte si è ciechi quando si indossa una divisa (non solo militare), ma spesso un'uniforme – come dice la parola stessa – prende le sembianze più di una livrea mentale che di un semplice abito: non ci sono più io, lì dentro, ma soltanto un credo conformista e incontestabile esiste. Il ruolo, il mandato e la gerarchia sono gli unici valori che contano. E' da qu

"I bambini non si portano via, ma vanno ascoltati"

Tante parole superflue, sia nelle accuse che nelle giustificazioni.  Troppa violenza gratuita, anche dopo il fatto e - immagino - pure prima.  Nessun rispetto, nessuna pietà, nessuna mano sulla coscienza. Ripeterò soltanto questo: "I bambini non si portano via. I bambini vanno ascoltati".

Bigenitorialità: quando una legge non basta

Oggi sono stato alla manifestazione 'La Bigenitorialità salva le famiglie separate'. Davanti a Montecitorio erano inaspettatamente tanti i papà e le mamme a chiedere che venga applicata la Legge 54/2006 in materia di affidamento condiviso dei figli. "Anche in caso di separazione personale dei genitori - così recita il testo - il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale". Esiste dunque un diritto del figlio alla bigenitorialità (che contiene, ovviamente, alcune eccezioni), ma che i giudici faticano ancora a percepire, se è vero - come denuncia il Movimento Femminile per la Parità Genitoriale che ha organizzato il sit-in - che in Italia sono circa 950mila i genitori separati che possono vedere i propri figli solo un pomeriggio a settimana, 150 mila quelli

Padri e figli, quant'è difficile conciliare vita affettiva e impegni

Wil Smith in una scena del film La ricerca della felicità Ricevo da un lettore e pubblico una lettera che trovo molto interessante in quanto centra il tema, evidentemente caro non solo a me, della difficile conciliazione fra libertà e obblighi, vita affettiva e vita sociale e, in generale, l'eterna contraddizione - ancora più evidente se essa coinvolge un bambino - fra ragione e fantasia.  E' difficile uscirne al giorno d'oggi e soprattutto nel mondo in cui viviamo. E il tempo è un grande traditore, che fa volare via gli istanti più belli e irripetibili Ma per fortuna la sua percezione è differente, a seconda di chi siamo e dell'età che abbiamo. Gli stessi bei momenti, come quelli trascorsi con i figli, che per gli adulti svaniscono in un attimo, nei bambini possono durare un'eternità. Ed è questa la consolazione più bella, che spesso ritroviamo soltanto nei nostri ricordi.  "Leggo l'articolo Che cosa dovrebbe fare un padre? - mi scrive Luca Bianco da Mest