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In barca a vela con papà

“In barca a vela con papà”: Si chiama così, ed è pensata in modo specifico per i padri, l’iniziativa nata dalla collaborazione fra l’ I.S.P. – Istituto di Studi sulla Paternità, fondato nel 1988 – e la scuola di vela Utopia, nata nel 1977. Per una vacanza, ma non solo. Per imparare la disciplina della vela, ma non solo. Per conoscersi meglio, capirsi di più. Qualche volta per ritrovarsi.  “Un buon rapporto padre-figli” – è detto in un comunicato congiunto - “è fondamentale, oggi più che mai. Condividere una esperienza sportiva nella natura aiuta a recuperare una dimensione nella quale padre e figlio, nel rispetto dei reciproci ruoli, vivono emozioni comuni e rinsaldano il loro rapporto”.  Pensata per bambini e ragazzi nella fascia d’età 8-18, l’iniziativa si rivolge in special modo ai padri separati (soli o con la nuova compagna), per i quali la vacanza estiva con i figli rappresenta spesso un momento di grande ansia, costretti come sono a “concentrare” in pochi giorni il de

Festa del papà, tra poche luci e molte ombre

di Alessandro Spadoni 19 Marzo. Festa del papà. Per molti un’occasione per festeggiare assieme a moglie e figli. Per altri, molti, un giorno amaro che mette ancora più in risalto la loro difficoltà e precarietà. Secondo la Cgia di Mestre infatti la figura del padre in Italia, come quella della maternità del resto, è entrata in profonda crisi, colpa anche dell’incertezza economica, della precarietà e di una visione individualista, nichilista della nostra società che mette alla berlina il valore e il ruolo della paternità.  Nel 2012, in questo nostro strano assurdo Bel Paese, i maschi quarantenni precari o con stipendi da 1.200 euro al mese sono oltre 200 mila, circa il 12% del totale degli occupati maschili e molti con figli a carico, tanti separati e in situazione di estremo bisogno. Per loro non c’è proprio nulla da festeggiare, anzi parlare di Festa del Papà ha quasi il sapore di una beffa. Per loro la condizione naturale è quella di condurre ogni giorno una lotta impari contro le pr

L’emozione non ha bisogno di parole

Il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato che l’emozione non ha bisogno di parole, quando la sera della festa del papà ho visto Dodokko che mi aspettava seduto sul divano, un po’ intimidito, diversamente dal solito in silenzio. Invitato dai nonni a recitarmi la poesia imparata all’asilo, ha iniziato a dirmela, ma con un tono di voce sottile, basso, più esitante, diverso da quello che aveva durante le prove generali dei giorni prima . Una voce, la sua, che mi ha colpito molto di più delle parole della poesia mandata a memoria. Una voce in cui ho colto per la prima volta l’emozione, il timore di non ricordare e addirittura il desiderio di fare una bella figura: con me – vi rendete conto – con me che sono il padre. Dodokko, sei stato bravo a ricordare tutte le strofe, anche le ultime, quelle che nei giorni scorsi ancora non sapevi: “Caro papà, eccomi qua / con tanti auguri di felicità / e ti dico con bene profondo / tu sei il papà…più buono del mondo”. Hai detto tutte le parole d

Festa del papà, errata (intuizione) corrige

Ancora un'anteprima, ieri sera 18 marzo, della poesia per la festa del papà: durante la nuova esibizione, Dodokko ha svelato cosa si nascondesse dietro ai puntini di sospensione del giorno prima . Ecco la versione completa della composizione, senza omissis e, ahimè, corretta : "Caro papà/eccomi qua/con tanti auguri/di felicità". Come si potrà notare, non c'è la parola "bene", come preannunciato l'altro ieri, sostituita da "felicità", che Dodokko pronuncia " beni cità" e che mi aveva fatto sperare in qualcosa di più. Una piccola delusione dunque, ma non la sola. Perché dopo aver recitato la poesia al sottoscritto, Dodokko l'ha dedicata anche a Tigro di Winnie the Pooh e a Lala dei Teletubbies. Buona festa del papà a tutti quanti, allora, e speriamo che la serata di oggi non riservi altre sorprese.

Prove generali per la festa del papà

Ieri sera, dopo cena, del tutto inaspettatamente, Dodokko mi si è piazzato davanti e ha iniziato a dire: "Caro papà, eccomi qua...". All'inizio ho pensato: "Lo so che sei qua", ma questo non glie l'ho detto. Poi però ho fatto caso che sulla parola "caro" si accarezzava una guancia e che sulla frase "eccomi qua" mimava un abbraccio. Sui puntini di sospensione, invece, ha farfugliato alcune parole incomprensibili, non perché non sappia pronunciarle, ma perché - ho capito - non le ricordava. Tuttavia, ha voluto riempire lo stesso, a modo suo, lo spazio vuoto di quella che era - l'ho intuito subito dopo - la poesia per la festa del papà che dovrebbe recitarmi domani e che sta imparando all'asilo. Appena capito ciò che lui e la sua maestra stanno architettando, ho cercato di estorcere a mio figlio il resto della composizione che sarebbe dovuta restare segreta fino al 19 marzo, invitandolo a più riprese a dirmene il seguito. La mia app