Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

La matematica, i giudizi, infine il cane

Osserva il mondo che hai attorno – dice il matematico – e trai le tue conclusioni: la realtà non è che il risultato della combinazione di più fattori, ai quali è possibile risalire attraverso un viaggio, spesso breve, a ritroso nel tempo. Trova – l'uomo reale, quello fatto di carne, ossa e sangue – corretta questa affermazione del matematico? Pensa egli che la propria vita, e quella degli altri, sia riconducibile a un'equazione? Veramente, nella realtà, un risultato, un numero a caso, poniamo il 3, è dato da 1+2 o da 4-1 o da 1x3 o da 9:3 o da tante altre operazioni (quante sono i numeri e le loro possibili combinazioni)? I numeri sono infiniti, e finiti fin tanto che siamo capaci di contarli, e questi ultimi definiti, e gli altri, quelli che mancano all'appello, al massimo definibili. Ma un uomo non è il risultato di un'operazione matematica, né la sua vita è il prodotto della combinazione di fattori definiti o definibili. Molte ragioni sono infatti indefinibili o non

Fratture, giudizi, autoaffermazione...e Socrate

Quello di come mi sono rotto il braccio per la seconda volta, a sedici anni, è un racconto ricorrente. Mi capita di parlarne quando c'è la neve o se incontro una persona che porta il gesso e desidera avere uno scambio di esperienze sull'argomento 'fratture', come mi è successo qualche giorno fa. Lo racconto anche qui, perché è curiosa non tanto la dinamica del mio incidente, ma piuttosto l'opinione e il commento, spesso unanimi, che la mia esperienza suscita. Ebbene, dopo la mia prima frattura all'avambraccio destro, dovuta a una caduta per essere inciampato su una radice mentre giocavo a pallone su un prato, dopo due mesi e mezzo di ingessatura, dopo aver tolto il gesso un sabato di un dicembre che aveva riempito Roma di neve, domenica mattina decido di fare irrobustire il mio arto indebolito andando a sciare nel parco vicino casa mia. Scio per tutta la mattinata, su e giù per le valli innevate, e alla fine della giornata sgancio gli sci, mi tolgo gli scarponi

Il polpo

L'altro giorno una mia amica mi ha chiesto perché mai io porti al collo un ciondolo con un polpo. Un po' stupito per la domanda, all'inizio ho voluto raccontarle di simbologie più o meno fantasiose, per poi confessarle che si tratta di un semplice regalo.  Ciò che non le ho detto, anche perché non credo che infondo sia così interessante saperlo per una persona che ti fa una domanda sulla collanina che indossi, è cosa rappresenti per me questo animale.  Ebbene, il primo incontro con i polpi risale a quando ero ancora un bambino. Li pescavano mio padre e mio cugino, abilissimi nell'individuarli nel fondale, dove se ne stavano mimetizzati sotto a una pietra, magari con un tentacolo che ne usciva, o, sulla sabbia, fra un gruppetto improvvisato di sassi bianchi con i quali il mollusco aveva costruito la propria tana.  Quando mi immergevo in mare con loro, a volte li prendevo anche io, dopo che mio padre mi aveva indicato esattamente il punto in cui si trovavano.  Il polpo è,