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‘Il Decameron ai tempi del Covid’, i racconti degli studenti durante il lockdown

Ho sempre consigliato ai miei figli di leggere e di scrivere, perché la lettura e la scrittura sono due attività che servono a esprimersi, a esternare e a rappresentare, o a trovare esternato e rappresentato, ciò che si ha dentro. La lettura, così come la scrittura, ci consentono di metterci in comunicazione con noi stessi e con gli altri. E quindi di non farci sentire soli. Molto bella l'iniziativa di una scuola romana e il libro che ne è seguito, di cui parlo qui , Il Decameron ai tempi del Covid,  i racconti degli studenti durante il lockdown del 2020. Immaginate un 'Decameron' ambientato nella società di oggi, durante la pandemia da Covid, anziché quasi 700 anni fa e ai tempi della peste. Immaginate anche che al posto delle sette donne e dei tre uomini dell’opera di Boccaccio, che per dieci giorni si rifugiano fuori da Firenze per sfuggire al morbo che imperversa nella città, vi siano ventiquattro ragazze e ragazzi dodicenni, studenti di seconda media in una scuola roma

Il compito del padre: una risposta

Circa un mese fa, un'amica mi ha domandato il perché di alcune mie scelte spiacevoli che, per molto tempo, hanno condizionato gran parte del mio passato. Sul momento non ho saputo risponderle, dicendole che il motivo dovevo averlo scritto da qualche parte, ma non ricordavo dove. Grazie a un'altra amica, che inconsapevolmente ieri me ne ha offerto lo spunto, ho ritrovato quelle ragioni: le avevo scritte nel 2012 e hanno a che fare con il patrimonio , inteso come compito del padre .   Fra le altre cose, in quel post dico: " ... in questi giorni si è palesato concretamente ciò che da sempre ha rappresentato, nel bene e nel male, il mio modo di vivere volto a rispettare, con un senso di responsabilità a volte più grande di me stesso, gli impegni presi, alcune decisioni irrevocabili e certe relazioni ". E, ancora: " Un mio conoscente, al quale ho raccontato i dettagli, che qui mancano, di tutta questa storia, mi ha detto che ho saputo guardare lontano, al futuro dei

Per un pugno di riso

Ho appena letto questo libro tanto famoso,  Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, la storia di un viaggio in moto, agli inizi degli anni '70 attraverso gli Stati Uniti, di un padre e un figlio, nella quale però prevalgono nettamente le riflessioni dell'autore attorno alla cosiddetta Metafisica della Qualità sulla vera e propria narrazione avventurosa 'on the road'. A parte qualche spunto filosofico interessante e meno complicato di altri, che ho trovato qua e là nel volume, mi ha colpito molto l'aneddoto che Robert Pirsig usa per parlare della 'Rigidità dei valori', il racconto di come vengono cacciate le scimmie in India: "La trappola consiste in una noce di cocco svuotata e legata a uno steccato con una catena. La noce di cocco contiene del riso che si può prendere attraverso un buco. L'apertura è grande quanto basta perché entri la mano della scimmia, ma è troppo piccola perché ne esca il suo pugno pieno di riso. La scimmia i

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno. In tutto il mondo retto da questo calendario le persone si intrattengono a dibattere con se stesse le buone azioni che intendono mettere in atto nell’anno che incomincia, giurando che saranno rette, giuste ed equanimi, che dalla loro bocca emendata non uscirà mai più una parola cattiva, una bugia, un inganno, anche se il nemico se lo meritasse, è chiaro che è degli uomini comuni che stiamo parlando, gli altri, quelli d’eccezione, fuori dell’ordinario, si regolano in base a ragioni proprie per essere e fare il contrario sempre che ne ricavino gusto o interesse, questi sono coloro che non si lasciano illudere, arrivano a ridersela di noi e delle buone intenzioni che mostriamo, ma, alla fin fine, lo impariamo con l’esperienza, già nei primi giorni di gennaio abbiamo dimenticato metà dei nostri propositi e, avendo tanto dimenticato davvero non c’è motivo di tener fede al resto, è come un castello di carte, se sono già caduti i piani alti, è meglio che rov

Gli sdraiati: quando il dialogo fra padri e figli adolescenti è 'inesistente'

Se ne stanno stesi sul divano, col telefonino in mano o con il tablet, a ciattare e, se li interrompi, rispondono al massimo con dei monosillabi. Sono con se stessi, ciascuno per conto proprio, anziché con gli altri. Preferiscono inviarti un sms anche se ti trovi nella stanza affianco, invece di venirti a parlare di persona. Prendo spunto da Gli sdraiati , il libro autobiografico di Michele Serra che non ho ancora letto e che mi è stato segnalato, per scrivere a mia volta qualche nota autobiografica sul rapporto fra padri e figli adolescenti. Ma prima di iniziare vorrei fare un avvertimento o una premessa per così dire 'propedeutica' al racconto della mia esperienza.  Come dice Serra, è la rarefazione - sempre più marcata a causa delle nuove tecnologie - dei rapporti interpersonali alla base del dialogo 'inesistente' fra generazioni diverse. Ma la mancanza di comunicazione fra padri e figli non è dovuta al silenzio degli uni o degli altri, come sostiene lo psicanalista

A mio figlio

Abbi fiducia nella vita e non nelle ideologie; non ascoltare i missionari di quest’illusione o quell’altra. Ricorda che c’è una sola cosa affermativa, l’invenzione; il sistema invece è caratteristico della mancanza d’immaginazione. Ricorda che tutto accade a caso e che niente dura, il che non ti vieta di fare un disegno sul vetro appannato, né di cantare qualche nota semplice quando sei contento; può darsi che sia un bel disegno, che la canzone sia bella: ma questo non ha certo importanza, basta che piacciano a te. Un giorno morrai; non fa niente, poiché saranno gli altri ad accorgersene. Juan Rodolfo Wilcock, Luoghi Comuni , 1961

Avete mai visto un vitello seguire il toro? Quando l'etologia è applicata agli esseri umani

Mi è tornata più volte in mente La scimmia nuda di Desmond Morris, leggendo il Manuale del papà separato di Maurizio Quilici. Specialmente il capitolo dedicato all'affidamento dei figli alla madre, quasi sempre esclusivo - ma sarebbe meglio chiamarlo escludente (del papà) - e il paragrafo dal titolo, sparato a bruciapelo, Eliminare il padre , mi fa pensare a quanto sia stata corta, in termini di evoluzione genitoriale, la strada percorsa dalla specie umana in più di quattro milioni di anni. E' dai tempi dei primi australopitechi a quello che ancora oggi si chiama 'homo sapiens', infatti, che il rapporto del figlio con la madre si caratterizza in maniera indiscutibile come naturale, immediato e innato, mentre quello con il padre richiama a valenze soprattutto culturali, mediate, storico-sociologiche e, in questo senso, discutibili e il più delle volte accessorie.  Se la prima scimmia antropomorfa utilizzava il pretesto sessuale per far restare 'fedele' l'u

I numeri e le parole

Non sono mai stato un genio in matematica, i numeri sono una cosa troppo astratta per i miei gusti. Un giorno ho letto, nel  Memoriale del convento,  questa frase di Saramago: "E Baltasar dice, in tutto ho sentito dire che ne sono arrivati cinquecento, tanti, si meraviglia Blimunda, ma né l’uno né l’altra sanno esattamente quanti siano cinquecento, senza contare che il numero è, tra tutte le cose che esistono al mondo, la meno esatta, si dice cinquecento mattoni, si dice cinquecento uomini, e la differenza che c’è tra mattone e uomo è la differenza che si crede che non ci sia tra cinquecento e cinquecento, chi non l’avrà capito la prima volta non merita che glielo si spieghi la seconda". Da quando ho riflettuto su questa definizione, ho compreso perché io e la matematica non andiamo d'accordo ovvero ho realizzato che, per essere capita, questa scienza, è necessario riferirne i numeri a qualcosa di concreto. Ad esempio, a cinquecento uomini oppure a cinquecento mattoni. M

Patrimonio

Immaginiamo uno straniero che volesse imparare l'italiano e che si imbattesse in queste parole: 'patrimonio' e 'matrimonio'. Volendo risalire all'etimologia dei due termini, per prima cosa ne noterebbe non solo l'assonanza, ma che la loro parte finale è addirittura identica. Successivamente - questo straniero è davvero pignolo - ne prenderebbe in esame gli elementi iniziali, 'patri-' e matri-', quelli grazie ai quali le due parole si distinguono fra loro, diventano differenti, divergono. Divergono, appunto, ma fino a che punto? Nel caso di 'patrimonio' e di 'matrimonio', il divergere dei significati non si limita alla differenza constatabile, ad esempio, in parole affini come padre e madre o al genere, come accadrebbe se parlassimo di destra e di sinistra o di maschio e di femmina. La distinzione va molto oltre, invece, fino a spingersi a riferimenti che con i significati originari non hanno più niente a che vedere, tanto che oggi

Dippold l'ottico

Che cosa vedete adesso?  Globi di rosso, giallo, porpora. Un momento! E adesso? Mio padre e mia madre e le mie sorelle. Sì. E adesso? Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili. Provate questa. Un campo di grano - una città. Benissimo! E adesso? Una donna giovane e angeli chini su di lei. Una lente più forte! E adesso? Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse. Provate queste. Soltanto un bicchiere sul tavolo. Oh, capisco! Provate questa lente! Soltanto uno spazio vuoto, non vedo nulla in particolare. Bene, adesso! Pini, un lago, un cielo d'estate. Questa va meglio. E adesso? Un libro. Leggetemi una pagina. Non posso. Gli occhi mi sfuggono al di là della pagina. Provate questa lente. Abissi d'aria. Ottima! E adesso? Luce, soltanto luce che trasforma il mondo in un giocattolo. Benissimo, faremo gli occhiali così. Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, Einaudi 1943, traduz. di Fernanda Pivano. (Questa poesia ispirò a Fabrizio De André la canzone  Un ottico).

Il bambino e la nonna

Mio padre un giorno mi disse che gli anziani tornano a essere bambini. So che si riferiva al loro comportamento e alle loro necessità, al fatto che non sono più autosufficienti come quando erano nel pieno delle forze.  Ciò che non sapevo è che diventano anche fisicamente simili a come erano da piccoli. Ho raccomandato a Dodokko di fare attenzione con la nonna, di essere delicato e non irruente perché ha la febbre. Ho dovuto raccontargli una bugia, non potevo confessargli che la nonna sta molto male.  Poi siamo saliti al quinto piano della casa dove è nata e ha sempre vissuto. E su una sedia da ufficio, di quelle con le rotelle, non abbiamo trovato seduta una signora, ma una bambina. Un viso dimagrito e pallido, somigliante di più alla ragazzina che ho visto in alcune sue vecchie fotografie che non alla persona che fino a poco tempo fa conoscevo.  I due bambini si sono guardati come se non sapessero chi si trovavano di fronte, non come due estranei che, se fossero realmente tali, neanch

Il più bel fiore del mondo

"Chissà se un giorno mi capiterà di leggere di nuovo questa storia, scritta da te che mi stai leggendo, ma molto più bella?...". José Saramago non potrà leggere di nuovo la storia che ha scritto. Né quella che adesso leggerete, la mia, può davvero essere più bella della sua. Tuttavia, ho voluto ugualmente accettare l'invito dello scrittore a riscrivere il suo racconto, non di certo per un confronto con lui, ma per un fatto che mi è capitato la scorsa settimana, il giorno dopo che avevo regalato a Dodokko Il più grande fiore del mondo .  Giovedì sera, prima di andare a dormire, abbiamo letto due volte la storia del bambino che compie il giro del mondo per portare da bere a un fiore appassito. Una volta ancora lo abbiamo fatto venerdì mattina, prima di andare a scuola. Dodokko ha voluto portare all'asilo il libro di Saramago, ma la maestra ci ha fermati sulla soglia dicendoci, con aria molto professionale e decisa, che "non è il caso di tenere il libro in classe, d

Il più grande fiore del mondo

"Le storie per l'infanzia devono essere scritte con parole molto semplici, perché i bambini sono ancora molto piccoli, e quindi conoscono poche parole e non amano usare quelle complicate. Magari sapessi scrivere storie così, ma non sono mai stato capace di imparare, e mi dispiace. E poi, bisogna saper scegliere le parole, occorre un certo nonsoché per raccontare, in maniera molto diretta e molto chiara, una pazienza infinita. E a me manca quanto meno la pazienza, cosa di cui chiedo scusa. Se avessi tutte quelle qualità, potrei raccontare, nei particolari, una storia bellissima che un giorno ho inventato, ma che, come la leggerete qui, è solo il riassunto di una storia, che si dice in due parole... E scusate la vanità se ho addirittura pensato che la mia sarebbe stata la più bella di tutte le storie mai scritte dall'epoca dei racconti di fate e belle addormentate ... Quanto tempo è passato da allora! Nella storia che avrei voluto scrivere, ma non ho scritto, c'era un vi

Sia i giorni che i numeri finiscono

"E' vero che i numeri non finiscono mai?", mi ha domandato l'altro giorno Dodokko, confermando subito dopo: "Sono come i giorni, anche loro non finiscono mai".  Ho dovuto smentirlo, andando anche contro la matematica: "I numeri finiscono quando non c'è più qualcuno che sa o può contarli", gli ho detto.  Questa risposta, invece, non glie l'ho fornita: "Anche i giorni terminano, ogni singolo giorno. E termineranno soprattutto quando un giorno non ci sarà più nessuno che potrà passare la notte senza dormire soltanto per vedere, da una finestra, sorgere il sole".  Non ho raccontato a mio figlio la banalità secondo cui esistono giorni finiti, ma che possono durare un'eternità, né la storia che recita che i ricordi ci permettono di prolungare nel tempo un momento già passato. Nemmeno gli ho accennato dell'illusione che ci danno certe aspettative, gli istanti che non sono ancora giunti ma che già siamo capaci di gustare: sono cos

Ingranaggi rotti

Una cosa stupida e apparentemente senza significato. Ancora una lettura o un film che ne danno la puntuale, tempestiva spiegazione. Un orologio da due soldi, ma che funzionava ancora, consegnato all'orologiaio semplicemente per sostituivi la batteria e restituitomi, senza alcun imbarazzo, guasto, inutilizzabile, da gettare. E una storia che parla di ingranaggi che si rompono e che si riparano, di cose e di uomini che non funzionano più, di pezzi di vita inservibili, ma poi, improvvisamente, recuperati.  L'orologio non valeva niente e quindi non lo farò aggiustare, mi serviva soltanto perché aveva un tasto  che accendeva una lucetta che mi permetteva di sapere che ora fosse tutte le volte che di notte mi svegliavo. Evidentemente, quell'orologio che non è più in grado di segnarlo, ha fatto il suo tempo. E adesso si trova in un cassetto, ad attendere non so cosa prima di sparire nella pattumiera. In qualche modo, mi sembra che un po' di tempo glie ne resti ancora e che lo

Il cavallo di Ulisse

CANTO DEL CAVALLO Dopo dieci anni di una guerra che non finiva mai, una bella mattina i Troiani che stavano sempre con la testa penzoloni dalle mura, vedono che le barche greche hanno le vele gonfie per tornare a casa e sulla spiaggia è rimasto un cavallone di legno grande come un palazzo, con delle placche d’oro sulla schiena che parevano fatte di lucciole. “Portiamolo dentro che è un regalo che ci hanno lasciato!” Dicevano quasi tutti senza sapere che nella pancia del cavallo c’erano Ulisse con dei soldati che stavano zitti come le montagne sotto la neve. I più fanatici aprono il portone che era inchiodato dalla ruggine e i giovani e anche i vecchi si avvicinano a questo colosso che aveva le gambe come le colonne di San Pietro e la pancia come una nuvola che copriva il sole. Tira tu che tiro anch’io con delle corde lunghe e delle leve per smuovere le ruote di legno che affondavano nella sabbia, l’animale è arrivato sotto le mura e le donne battevano le mani e facevano festa per f

Mamme cattivissime? La madre perfetta (non) esiste

Mamme cattivissime? La madre perfetta non esiste è il titolo con cui è stato tradotto in Italia Le conflit. La femme et le mère , il best seller di Elisabeth Badinter che in Francia ha venduto fino a oggi più di 200mila copie. Rispetto a quello originale, il titolo italiano è soltanto apparentemente provocatorio: la possibilità di una sentenza negativa e sconvolgente, implicita nella domanda ma edulcorata fin dal punto interrogativo, è riportata nei ranghi della normalità dal dato 'obiettivo' che non attribuisce la perfezione a essere umano alcuno e, di conseguenza, neanche alle madri. Inoltre - ma questo lo vedremo meglio in seguito - per la Badinter la madre perfetta esiste eccome: mi chiedo dunque se la scrittrice sia stata informata dalla casa editrice italiana (Corbaccio) su come avrebbe tradotto il nome del suo libro. Molto più provocatoria ( ne avevo già parlato lo scorso anno ) è invece la presunta conflittualità che, secondo la filosofa femminista francese, scaturisce

Alla luce del sole: 'il paradosso del padre'

"La libertà dei bambini, che in vacanza ha l'opportunità di esplodere ma che spesso finisce per essere soffocata dagli adulti, da chi ha dimenticato ormai da tempo cosa significhi essere e sentirsi liberi". Ho parlato di libertà e di educazione impartita da chi per primo è maleducato nel mio recente post Alla luce del sole . E ho scritto di persone ignoranti, che di nascosto oppure palesemente (la sostanza non cambia) assumono comportamenti irrispettosi nei confronti del prossimo e della natura, gente alla quale, data l'età e in quanto considerata 'matura', nessuno può eccepire alcunché o dare lezioni di buona condotta.  Riguardo ai bambini, invece, tutto cambia e qualsiasi adulto può esprimere apertamente la propria opinione, dando loro lezione di moralità anche rispetto a comportamenti fisiologici, come, ad esempio, quello citato di fare la pipì sulla spiaggia. Tutto ciò farà sì che da grandi i bambini di oggi si comporteranno esattamente come fanno i signor

Alice Miller: Le radici della violenza. 12 punti

"Da alcuni anni è stato scientificamente provato che le conseguenze perniciose dei traumi subiti da bambini si ripercuotono inevitabilmente sulla società. Questa scoperta riguarda ogni singolo individuo e, se opportunamente divulgata, dovrà portare a un mutamento sostanziale della nostra società e soprattutto dovrà liberarci dalla cieca spirale della violenza. Nei punti che seguono cercherò di chiarire meglio il mio pensiero.  1) Ogni bambino viene al mondo per crescere, svilupparsi, vivere, amare ed esprimere i propri bisogni e sentimenti, allo scopo di meglio tutelare la propria persona. 2) Per potersi sviluppare armoniosamente, il bambino ha bisogno di ricevere attenzione e protezione da parte di adulti che lo prendano sul serio, gli vogliano bene e lo aiutino onestamente a orientarsi nella vita. 3) Nel caso in cui questi bisogni vitali del bambino vengano frustrati, egli viene allora sfruttato per soddisfare i bisogni degli adulti, picchiato, punito, maltrattato, manipolato, t

Alice Miller: Come nasce la cecità emotiva? 21 punti

"Solo se ci libereremo dalle tendenze pedagogiche potremo capire a fondo la reale situazione vissuta dal bambino. Questa comprensione si può riassumere nei punti seguenti: 1) Ogni neonato è innocente. 2) Ogni bambino ha bisogni cui non può rinunciare; tra di essi troviamo il bisogno di sicurezza, di affetto, di protezione, di contatto, di sincerità, di calore e di tenerezza. 3) Questi bisogni vengono di rado appagati, ma spesso sono sfruttati dagli adulti per i loro scopi (trauma dell'abuso perpetrato sul bambino). 4) Le conseguenze di un abuso compiuto su un bambino si protraggono per tutta la vita. 5) La società sta dalla parte dell'adulto e addossa al bambino la colpa di ciò che gli è stato fatto. 6) La realtà del sacrificio del bambino viene costantemente negata. 7) Le conseguenze di questo sacrificio vengono perlopiù ignorate. 8) Il bambino, abbandonato a se stesso dalla società, non ha altra possibilità che rimuovere il trauma e idealizzare l'autore del misfatto.