Non so quale di queste due scene, a cui ho assistito da bambino, non farei vedere oggi ai miei figli. La prima era un fumetto, che aveva la pretesa di essere divertente, e rappresentava una rampa che saliva e si immetteva in un tunnel che terminava con un'altra rampa, questa volta in discesa. Era una specie di ponte, con al centro una sorta di serra dentro la quale non si riusciva a vedere cosa accadeva. So soltanto che da una parte vi entrava un maiale e dall'altra ne uscivano, di colpo, prosciutti, salsicce e salami. Tutto appariva indolore e asettico, in quel disegno in cui non c'era nemmeno l'ombra di una goccia di sangue. E la trasformazione che quell'animale subiva, da essere vivente in cibo, sembrava la cosa più naturale e automatica del mondo. La seconda scena, invece, non era affatto un fumetto: andarono in quattro nel porcile, presero di peso il maiale, fra urla inaudite che facevano ammutolire tutta la campagna attorno, e lo trascinarono al centro del c
appunti di viaggio di Cristiano Camera