Ho sempre creduto che alla base di tutto ci debba essere una sensibilità. Se non la cultura – intesa, alla tedesca, come formazione e storia o, perlomeno, come memoria – dovrebbe esserci come minimo una coscienza. Un io che interpreti, di volta in volta, la realtà, e che si relazioni con essa. Un soggetto che pensi e non un mero esecutore cieco di un compito o di un dovere. Mi riferisco agli agenti che a Padova hanno trascinato per la strada un bambino urlante. Ma penso anche a tanti altri casi del genere, più o meno conflittuali ma dove, sempre, non si prende in considerazione il bene più importante, quello dei minori. A volte si è ciechi quando si indossa una divisa (non solo militare), ma spesso un'uniforme – come dice la parola stessa – prende le sembianze più di una livrea mentale che di un semplice abito: non ci sono più io, lì dentro, ma soltanto un credo conformista e incontestabile esiste. Il ruolo, il mandato e la gerarchia sono gli unici valori che contano. E' da qu