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Visualizzazione dei post da febbraio, 2013

La partita

Tira, fa canestro e si volta di scatto. Trova i miei occhi che aspettano i suoi. E con lo sguardo dice Papà, ho fatto centro. Visto che bravo? Mi hai visto?   (2013)

I bambini quando chiedono

Facciamo spesso delle distinzioni categoriche. Contrapposizioni nette, senza se e senza ma, che sono molto ideali e poco reali. E che, di conseguenza, hanno a che vedere più con un bisogno mentale di categorizzare, una necessità di fare ordine per vivere in pace, che con la vita pratica. Che fortunatamente, invece, è fatta di sfumature e di colori, quasi mai soltanto di bianchi e neri, di destre e sinistre, uomini e donne, bene e male, in breve, di opposizioni dalle configurazioni e dai confini invalicabili. Insomma, la vita è caotica, è un continuo e sano rimescolamento di tutto, di valori, pensieri, opinioni e posizioni. Ma per vederci chiaro, in tutto questo caos, dobbiamo decidere da che parte stare, dobbiamo inquadrare il mondo (che è tondo), costruire binari e metterci in viaggio. La meta? Ce n'è sempre una, ma sono le tappe intermedie, quelle che non prendiamo in considerazione: quanti sorrisi, vicini e non visti, per guardare verso un orizzonte evanescente.  Sto parlando d

Mano nella mano (una poesia di Patrick Gentile)

Mano nella mano (padre e figlio) Mano nella mano in quel parco piccolo una domenica d’aprile porterai il pallone e una bicicletta senza più le rotelline una borsa un po’ a tracolla quel romanzo che volevi finire poi lui ti guarderà negli occhi l’espressione convenuta quanti tiri in porta da calciare allora fra due mezzi tronchi di fortuna alle dieci del mattino la città che dorme ancora quest’aria così pulita che vorresti cantilenasse d'infinita luce una carezza senza il minimo spavento ma solo il fiato dolce dell’aria vostra preferita. Tu e tuo figlio assieme spesso che non fa più tanto freddo adesso non c’è di fatto alcuna guerra e mai nessun tremore nel tuo goal piuttosto storto quel ginocchio ti fa male lui è lì sereno e se la ride e gli è venuta una gran fame e tu ti fermi qui a guardare e lo vedi già più grande alto in treno a salutare nostalgia di lui che oggi c’era il sole anzi no adesso piove sfili svelto il tuo giaccone corri da lui e lo vai a riparare. Mano nella mano pa

Innamorarsi è fuggire

Chi lo avrebbe detto, emozionarmi per queste poche righe: "Venga quando vuole, ma su suo figlio io non posso che dirle cose belle. E' davvero un ragazzino in gamba, educato, volenteroso vivace al punto giusto e soprattutto ha sempre voglia di lavorare e di imparare. P.S.: Tutte le femminucce sono innamorate di lui...". Io lo so che Dodokko è proprio come lo ha descritto la sua maestra della scuola materna. E' così in modo schietto, cioè non ha bisogno di fare sforzi per apparire migliore di quello che è. Non gli interessa e non gli serve mostrarsi diverso da sé ed è questo ciò che più apprezzo nelle parole della sua insegnante. "Tutte le femminucce sono innamorate di lui...": che cosa significa essere innamorati? E' diverso l'innamoramento di un bambino da quello di un adulto? E' solo un modo di chiamare la simpatia verso qualcuno oppure è anche qualcos'altro? Io non so che cosa voglia dire innamorarsi e, forse, nessuno lo sa davvero bene. A

Prepotenza

Il figlio piccolo si è svegliato dopo un sonno più lungo del solito, ieri pomeriggio. E' corso da me, il viso arrossato e le braccia tese per essere aiutato a salire sul divano, dove ero seduto a leggere un libro di cui ora non importa né il titolo né l'autore, ma la pagina che avevo sotto gli occhi e che parlava del concetto di persona e di prepotenza.  Leggevo, e nel frattempo pensavo a mio fratello, che abita lontano e che ha appena avuto una bambina, e al quale ho detto che per il momento non andrò a trovarlo, "perché - lo avvisato - da ora in poi le tue preoccupazioni saranno tutte per tua figlia e nei primi giorni dovrai riorganizzare la tua vita attorno a lei e non è giusto che pensi a occuparti anche di altri ospiti". Dunque, tre circostanze concomitanti: mio figlio che arriva e pretende di essere preso in braccio, mentre, grazie a un libro, rifletto sulla prepotenza e sulla persona, e intanto il mio pensiero, che va a mio fratello e alla vita che cambia a ca

Mai...neim...is...Deddé

Il più grande insegna l'inglese al più piccolo. Oggigiorno, infatti, è necessario conoscere almeno un'altra lingua, oltre a quella madre. Anche se quest'ultima la si parla ancora a stento, può succedere che l'idioma straniero venga pronunciato meglio di quello di provenienza.  "Ripeti", dice Doddoko a Deddé (ultimamente si fa chiamare così, il secondogenito, dal fratello maggiore): "Mai...neim...is...Deddé". E il duenne rifà, alla perfezione: "Mai...neim...is...Deddé". Con i tempi che corrono, nei tre possibili sensi di questa frase, ossia di modernità, velocità e superficialità, poco importa che il piccolo sappia cosa stia dicendo: conta l'effetto-sorpresa che fa, su chi lo ascolta, sentire delle parole pronunciate in una lingua straniera.  E, di conseguenza, contano e pesano poco tutte le frasi non contate e soppesate, quelle espresse soltanto mentalmente (e sono la stragrande maggioranza), perché non si possiede ancora la capacità di

Anch'io volevo guarire i ciliegi (e lo vorrei ancora)

E sì, era il tempo della grandi idee...ideali, cose imparate da piccolo e promesse sempre mantenute. Uno sforzo durato una vita, per non tradirmi, per non ammettere a me stesso di aver perso tempo.  Vorrei ancora poter pensare di guarire i ciliegi, avere un sogno, immaginare che esistano realmente persone che, quando parlano, dicono parole che effettivamente pensano. No, anche se lo desidero, i miei ciliegi non fioriranno più. Ci sono i miei figli, adesso, a sognare al mio posto. Ma non so se sperare che tradiscano presto il bambino per l'uomo: da un lato il sogno, dall'altro la realtà. In mezzo due parole importanti: credere e amare. L'immaginazione non è tale se non si crede che l'oggetto a cui è rivolta sia vero e se non lo si ama ciecamente, con tutto il cuore. E loro non mettono in discussione la realtà. Quanto è bello poter dipingere il mondo con i colori del nostro astuccio. E guardarlo con i propri occhi, non ha del miracoloso? Sarebbe meraviglioso non considera

Abbracci

L'ho capito fin dai tempi di Skipper e Minnie, i miei due cani dai caratteri diametralmente opposti, che certe cose sono tali e immodificabili. Prima uno crede, molto idealisticamente, che siamo tutti uguali o che, se siamo diversi, lavorandoci un po', possiamo raggiungere gli stessi risultati. Invece, la realtà è un'altra, perché i punti di partenza, in primis , sono differenti. E non si tratta soltanto di trovarsi in anticipo o in ritardo rispetto agli altri, ma di essere, tutti, sempre diversi. Non c'è un cane uguale a un altro e non esistono nemmeno due persone identiche fra loro. Non serve a niente dannarsi per correggere o per addomesticare, perché abbiamo sempre a che fare con un'indole, una personalità, un carattere autonomi. Possiamo soltanto dare degli esempi e cercare di spiegare, confidando nell'ascolto e nell'elasticità di chi ci sta davanti. Oltre questo non andiamo. L'altro giorno ho assistito a due belle scene, di quelle capaci di riempir