Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2013

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno. In tutto il mondo retto da questo calendario le persone si intrattengono a dibattere con se stesse le buone azioni che intendono mettere in atto nell’anno che incomincia, giurando che saranno rette, giuste ed equanimi, che dalla loro bocca emendata non uscirà mai più una parola cattiva, una bugia, un inganno, anche se il nemico se lo meritasse, è chiaro che è degli uomini comuni che stiamo parlando, gli altri, quelli d’eccezione, fuori dell’ordinario, si regolano in base a ragioni proprie per essere e fare il contrario sempre che ne ricavino gusto o interesse, questi sono coloro che non si lasciano illudere, arrivano a ridersela di noi e delle buone intenzioni che mostriamo, ma, alla fin fine, lo impariamo con l’esperienza, già nei primi giorni di gennaio abbiamo dimenticato metà dei nostri propositi e, avendo tanto dimenticato davvero non c’è motivo di tener fede al resto, è come un castello di carte, se sono già caduti i piani alti, è meglio che rov

Qualcuno alle loro spalle è scomparso per sempre

I bambini sono nella stanza accanto e la signora mi dice: "Mi è dispiaciuto per tua zia". "Non dire niente a Dodokko: le era affezionato", mi raccomando subito, aggiungendo ad alta voce un pensiero che mi viene in mente lì per lì: "Questi bambini non fanno in tempo a girarsi da una parte che qualcuno alle loro spalle scompare per sempre". "Dov'è?", chiederanno un bel giorno e la risposta sarà vera o falsa, a seconda dell'età che avranno in quel momento, oppure una mezza verità o una mezza bugia, che è la spiegazione più probabile che potremo dargli, ne sono convinto, fra qualche anno soltanto. Ma il fatto resta, ed è che, ai loro occhi, la gente sparisce, all'improvviso, di punto in bianco, senza una ragione e senza la minima spiegazione. Poco prima che morisse mio padre, fu proprio questa zia a dirmi come stavano le cose e ciò che sarebbe successo di lì a pochi giorni. Eravamo a Milano, in una macchina che ci portava all'ospedale

Gli sdraiati: quando il dialogo fra padri e figli adolescenti è 'inesistente'

Se ne stanno stesi sul divano, col telefonino in mano o con il tablet, a ciattare e, se li interrompi, rispondono al massimo con dei monosillabi. Sono con se stessi, ciascuno per conto proprio, anziché con gli altri. Preferiscono inviarti un sms anche se ti trovi nella stanza affianco, invece di venirti a parlare di persona. Prendo spunto da Gli sdraiati , il libro autobiografico di Michele Serra che non ho ancora letto e che mi è stato segnalato, per scrivere a mia volta qualche nota autobiografica sul rapporto fra padri e figli adolescenti. Ma prima di iniziare vorrei fare un avvertimento o una premessa per così dire 'propedeutica' al racconto della mia esperienza.  Come dice Serra, è la rarefazione - sempre più marcata a causa delle nuove tecnologie - dei rapporti interpersonali alla base del dialogo 'inesistente' fra generazioni diverse. Ma la mancanza di comunicazione fra padri e figli non è dovuta al silenzio degli uni o degli altri, come sostiene lo psicanalista

Sport nazionale

Francis Scott Fitzgerald  "Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. «Quando ti vien voglia di criticare qualcuno», mi disse, «ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu». Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo". L'incipit del Grande Gatsby mi è rimasto in testa da quando lessi, una ventina di anni fa, il romanzo di Fitzgerald. Lo stesso messaggio, di non criticare il prossimo, lo giro ai miei figli non solo perché gli altri possono essere più sfortunati di loro, ma soprattutto perché considero una cosa orrenda quella di parlare male delle persone a loro insaputa. Eppure, sparlare degli altri è un atteggiamento diffusissimo: forse è il vero sport nazionale, un'attività a cui personalmente, sembrerà incredibile, non ho mai preso parte. Prima di incominciare

Aristocratici

Ma sì, è già un poco che ci penso e allora, dato che oggi ho tempo, questa cosa la scrivo. L'occasione me la offre quel capannello di quattro mamme ferme, come ogni mattina, all'ingresso della scuola. Parlano della classe, dei bambini e delle maestre, a volte anche di altri genitori. Spettegolano, soprattutto, su questi argomenti. Sono un gruppo di aristocratiche, non nel senso che appartengono alla nobiltà, ma nel significato più stretto di chi si ritiene migliore  di altri, costituisce un piccolo gruppo chiuso che include soltanto quelli come loro, i 'migliori', ed esclude, allo stesso tempo, tutti gli altri, i 'peggiori', secondo loro, la maggior parte delle persone. L'aristocrazia ha esattamente queste origini e il suo motto è: "Noi pochi siamo migliori di voi tanti e, dato che siamo migliori di voi, comandiamo noi, mentre voi fate quello che diciamo noi". Sono persone che, per ottenere ciò che vogliono corteggiano  gli altri, si fanno la corte