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L'idea sbagliata dell'acqua

L’idea dell’acqua è sempre sbagliata: non c’è modo di parlarne senza incappare in qualche errore. Il fatto è che si tratta di un fluido, dunque di qualcosa che non può restare fermo, neanche per un attimo, nemmeno per il tempo di definirla. Perfino uno stagno non è statico, sia perché la pioggia lo alimenta e sia perché il sole lo fa evaporare. Ricordo quando, tempo fa, vidi l’Arno: era un fiume senza direzione talmente pareva immobile, mentre, senza accorgermene, la corrente lo traportava verso il mare. Ero io a essere rapito dall’istante, a non badare al corso dell’acqua, al suo istinto innato di sfociare altrove, lontano da me.  A proposito di un’altra occasione e di un altro fiume, il Tevere, quella volta più gonfio del solito a causa della pioggia dei giorni precedenti, dicevo altrove che “non c’è differenza di acqua tra un fiume e un oceano, perché il primo è il preludio del secondo, e senza l’uno non potrebbe esistere l’altro... Non capire che il fiume è la stessa cosa del mare

E tuttavia in Italia c'è ancora gente spensierata

Mi capita sempre più spesso di parlarne quando incontro genitori con figli della stessa età dei miei. Di solito accade alle feste di compleanno a cui partecipiamo e mentre guardiamo distrattamente i bambini giocare: sono spensierati e forse è propro questo fatto a suscitare certe apprensioni. C'è la crisi in Italia, ma soprattutto c'è un senso di sfiducia ormai diffuso nei confronti di un'economia che non si solleverà più e di una classe dirigente a cui interessa soltanto seguire le indicazione che riceve dai propri gruppi lobbistici di riferimento e di cui rappresenta una sorta di alta manovalanza. E allora, fra noi genitori, che nemmeno ci conosciamo per nome, a volte ci diciamo che da questo Paese si dovrebbe andar via, perché tanto è destinato al fallimento: il lavoro, chi ce l'ha lo perderà presto, e la casa, chi ce l'ha sarà costretto a svenderla, di sicuro agli stranieri che verranno a far shopping nell'Italia in saldo che gli offriremo fra qualche anno. 

Maree: i falsi testimoni

Mi è capitato, molto più spesso di quanto potessi immaginare e, di conseguenza, riuscissi a riconoscere in tempo, di incontrare delle persone senza alcun valore o che, valendo ben poco, passano la vita a cercare di abbassare al loro infimo livello quello degli altri. Anche questo tipo di gente fa parte della marea umana. Sono delle merde e cercano di far passare per merde anche gli altri che stanno loro intorno. Come fanno? Semplice: gettando merda su di loro, ingiuriando, magari dopo essersi mostrati per un certo periodo come degli amiconi, dopo aver adulato e fatto dei gran complimenti. Si arrogano il diritto di parlare male degli altri soltanto perché, precedentemente, ne avevano parlato bene e questi ne avevano accettato i complimenti: se ci si sottopone al giudizio altrui, infatti, non c'è scelta, si deve dire di sì, sia a quelli buoni che a quelli cattivi. Sono personaggi che cercano in continuazione di essere popolari, e che vogliono sempre, e si affannano davvero per ottene

Marea umana

Chi mi conosce lo sa: come sempre, ogni riferimento a persone esistite, ed esistenti, e a fatti realmente accaduti è del tutto e puramente casuale. Quella che segue, infatti, è la storia di una marea umana, una fra le tante che ci circondano e con le quali abbiamo a che fare tutti i giorni. Ma prima di parlarne e di spiegarne i movimenti, mi è d'obbligo fare, e scusatemi se approfitto della vostra pazienza, una lunga premessa. Qualche tempo fa, un datore di lavoro ha avviato, senza che nessuno fra i suoi dipendenti potesse minimamente immaginarne la possibilità, una procedura di licenziamento per un quarto del personale della sua azienda. Nessun lavoratore avrebbe mai potuto aspettarsi, in quel momento preciso, un'iniziativa del genere, perché, quando questa è stata messa in atto, essi erano in procinto di organizzare un'opposizione al precedente taglio degli stipendi, poi ovviamente passato in secondo piano, vuoi mettere un decurtamento, seppur consistente, del salario con

Bassa marea

Stamattina ho fatto una passeggiata in qualche modo lontana dalla realtà. Per riprendere un discorso appena detto e che riguardava le maree, il paesaggio stavolta era apparentemente fermo e sapeva infondere una pace insolita. In una giornata normalmente lavorativa, le persone nel parco erano poche e le poche che c’erano viaggiavano senza fretta e, mi pareva, senza una destinazione precisa, chi da sole, chi in compagnia di qualche altra persona o di un cane o dei propri pensieri, eventualmente espressi in silenzio, solamente a se stessi.  Gli alberi che incorniciavano il viale per il quale mi sono incamminato sembravano addirittura pendere sul terreno nel quale, al contrario, sono piantati. Sembravano creature che fossero state risparmiate, e che dunque potevano farne a meno, dalla forza di gravità: pur senza muoversi, né ondeggiare, la mia impressione è che galleggiassero sulla terra. Se è vero che la gravità sul nostro pianeta è un’elemento imprescindibile, a volte è sufficiente un’

Alta marea

La linea di solito non è affollata, ma ieri l'autobus che ho preso era strapieno e al suo interno si moriva di caldo. Saranno stati i troppi caffè bevuti, ma sono salito sul mezzo con una nausea che non riuscivo a sopportare. Ero in piedi sul lato opposto alle porte centrali e di fronte a me una signora grassa parlava con un ragazzo. Discutevano del quartiere dove vivono, di come era prima e di come è rovinato oggi. La donna non risparmiava critiche al traffico, alle strade sporche, alla maleducazione. Il giovane ne ammorbidiva puntualmente ogni disappunto, con la frase ricorrente "in fondo non è così male, io ci sto bene": avrà avuto non più di sedici anni e davvero un bel carattere, per contraddire una persona tanto impetuosa. Ho appoggiato lo zaino sullo scalino di un sedile alla mia destra, sul quale stava una vecchina vestita di tutto punto - una specie di regina Elisabetta seduta su un trono di plastica, dagli abiti meno sgargianti della sovrana inglese, ma la petti