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L'idea sbagliata dell'acqua

L’idea dell’acqua è sempre sbagliata: non c’è modo di parlarne senza incappare in qualche errore. Il fatto è che si tratta di un fluido, dunque di qualcosa che non può restare fermo, neanche per un attimo, nemmeno per il tempo di definirla. Perfino uno stagno non è statico, sia perché la pioggia lo alimenta e sia perché il sole lo fa evaporare. Ricordo quando, tempo fa, vidi l’Arno: era un fiume senza direzione talmente pareva immobile, mentre, senza accorgermene, la corrente lo traportava verso il mare. Ero io a essere rapito dall’istante, a non badare al corso dell’acqua, al suo istinto innato di sfociare altrove, lontano da me. 
A proposito di un’altra occasione e di un altro fiume, il Tevere, quella volta più gonfio del solito a causa della pioggia dei giorni precedenti, dicevo altrove che “non c’è differenza di acqua tra un fiume e un oceano, perché il primo è il preludio del secondo, e senza l’uno non potrebbe esistere l’altro... Non capire che il fiume è la stessa cosa del mare – spiegavo – è un modo come un altro per chiudere gli occhi su un presagio”. 
Pensando oggi all’acqua, mi viene in mente l’idea di purezza che spesso associamo a questo elemento e a quanto, riflettendoci bene, sia sbagliato farlo. Infatti, non c’è acqua che non sia incontaminata, perfino quella di sorgente porta con sé qualche detrito, non appena sgorga dalla roccia. E il fatto che non ce ne accorgiamo, non significa che ciò che dico non sia vero. E’ come affermare che una determinata realtà non esiste, soltanto per il fatto che siamo ciechi e non possiamo vederla. 
C’è una falsità di fondo nella purezza dell’acqua, una promessa di sincerità non mantenuta e che fa parte della sua natura inconsapevolmente fluida: questo liquido non vede l’ora di sporcarsi, non appena ne ha l’occasione. Ce l’ho davanti agli occhi, proprio adesso, tale fenomeno, sorprendente soltanto perché mai lo avevo osservato prima, nella teiera di vetro piena d’acqua bollente: poche foglie di tè, neanche un secondo di infusione, ed ecco che una nuvola torbida si stacca dal filtro e si diffonde, infrangendo in un attimo ogni sogno di trasparenza. 
E così, qualsiasi miraggio di lealtà in un attimo prende il volo ed evapora. E io penso che, se proprio deve esistere, la purezza dell’acqua si trovi unicamente nel suo stato gassoso, appena appena nella forma inconsistente di una nube, nel suo modo meno tangibile, e che assomiglia più a un’idea o a un’illusione, che alla realtà.

Commenti

  1. In realtà, anche la nube gassosa viene contaminata dall'inquinamento ambientale dell'uomo. Non è quindi l'elemento acqua, che non mantiene le sue promesse di purezza, perché le mantiene anche quando sgorgando dalla roccia, si arricchisce di sali materiali. Forse è solo l'agito umano che corrompe la purezza, dell'acqua. Ugualmente, l'uomo può corrompere un rapporto d'amore o di amicizia, per quanto "fluido" possa scorrere. E può modificare il suo corso, trasformando la statica bellezza di un momento importante, nella degenarazione del sentimento e nell' eterno conflitto del bene e del male.

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    1. Caro sconosciuto che invece penso di conoscere (perché credo di avere già scambiato con te, in passato, i nostri rispettivi punti di vista, alcuni mi pare anche di recente, anche se mi sembra di non avere ancora ricevuto risposte a questioni ben circostanziate), ci sono almeno due errori nel tuo commento: il primo è di tipo interpretativo, il secondo di carattere logico.
      1) Non è l’acqua in sé a essere contaminata ma, sostengo, l’idea di purezza che ne abbiamo. E questa mia tesi, tale concetto è espresso fin dal titolo del post. Non ne faccio dunque un discorso di fisica, né di stati dell’acqua, né di analisi batteriologiche, né di composizione chimica. L’acqua è la metafora della purezza e della sincerità, affermo, e talvolta credere a questa favola può indurci in errore. Tant’è che, alla fine, solamente nella nuvola che evapora intravedo (ma in realtà anche qui avanzo dei dubbi) un barlume di onestà.
      2) Se l’ho intesa bene, trovo contraddittoria, sul piano logico, la tua frase “l’uomo può corrompere un rapporto d’amore o di amicizia trasformandone la bellezza nella degenerazione del sentimento”. Scusa, ma sfugge a te o non lo capisco io che nel rapporto d’amore o di amicizia il sentimento è già presente?
      Ora, al di là di come lo hai detto e pensando di conoscerti o perlomeno di riconoscere la tematica, intendo bene il significato delle tue parole. In realtà, non ti riferisci affatto al rapporto d’amore o di amicizia, ma al lato godereccio dell’istante. Vuoi dire che il sentimento degenera la bellezza del momento. Ma sappi che soltanto attraverso il sentimento siamo in gradi di apprezzare le cose belle che ci accadono. Non è il corpo che sente, ma l’anima, al modo che intendeva il Piccolo Principe, quando diceva che l’essenziale è invisibile agli occhi. L’essenziale, da quel che ho capito io e che tu invece non credo abbia afferrato, non lo vedi con gli occhi, né lo senti con le orecchie, né con il resto del corpo. Lo ascolti invece con il cuore. E ascoltare con il cuore, perdonami, non è altro che sentimento.
      Mi sembra che tu, invece, non sia alla ricerca dell’essenziale, bensì di cose da vedere, fisicamente proprio con gli occhi, da sentire solamente attraverso il corpo. Mi rendo conto di quanto la tua sia una visione meramente estetica: per apprezzare il momento, metti da parte i sentimenti, “altrimenti - pensi - potrebbero degenerarlo, avviando (l’eterno) conflitto del bene e del male (???)”. Boh, io qui, a questo eterno conflitto, innescato dal sentimento, non ci arrivo proprio.
      Forse se avessi letto poco più di qualche riga di Siddharta (non so se ti è mai capitato di averlo fra le mani), avresti tenuto a mente la parte nella quale si parla del Samsara, “il gioco dei bambini, il gioco piacevole che si può fare una, due, dieci volte”, ma che sempre conduce all’insoddisfazione e a ricominciare daccapo. L’insoddisfazione perenne di chi è dedito soltanto al momento del piacere e che lo conduce continuamente a ricercare altro, nuovo piacere.
      Ora, per chiarire, io rispetto tutto e tutti, così come qualsiasi impostazione uno voglia dare alla propria vita, estetica o etica che sia, sensuale o sentimentale che si voglia. L’importante è non dare agli altri, come dico io, un’idea sbagliata dell’acqua: in una parola, non dire la verità. Perché a mio avviso, pensaci bene, ché la differenza è davvero sottile, per dire una bugia a volte è sufficiente non dire la verità ovvero, per spiegartelo meglio, si può dire una bugia semplicemente tacendo od omettendo la verità. E’ proprio questo ciò di cui parla la mia metafora dell’acqua. E davvero non te ne voglio se non lo capisci o non lo accetti.

      Cristiano

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