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Visualizzazione dei post con l'etichetta ospedale

"Il nostro primo viaggio"

Il figlio grande ha chiamato "il nostro primo viaggio" quello che sabato abbiamo fatto in bicicletta da casa in pineta. Lo ha definito così perché è stata la prima volta che siamo andati da qualche parte pedalando su tre biciclette differenti: la sua, la mia e quella del figlio piccolo. Il secondogenito è caduto poco dopo essere partiti: c'era una buca nell'asfalto, la rotellina si è infilata lì dentro, la bici si è piegata su un fianco e il piccolo si è ritrovato per terra, dopo aver sbattuto la testa. Si è messo a piangere, l'ho consolato, ho guardato fra i capelli, dove la cute si era appena arrossata, si è lamentato ancora un poco ma poi si è calmato subito ed è ripartito come se nulla fosse. Ho detto ai bambini che "da domani si usano i caschi", che "a casa ne abbiamo uno rosso per il grande e uno giallo per il piccolo", ma quasi non ho fatto in tempo a convincerli che, appena arrivati in pineta, il figlio grande si mette a correre, perde

Gaza, quinto giorno di bombardamenti

Gaza, 18/11/2012, quinto giorno di bombardamenti Ibrahim Al Dalu, 11 mesi Jamal Al Dalu, 6 anni Yousif Al Dalu, 5 anni Sara Al Dalu, 3 anni Rosa Schiano, Una famiglia sterminata-Operation Pillar of Cloud http://ilblogdioliva.blogspot.it/

Ma lo sai che sei proprio bellissima...

La spontaneità di dire subito ciò che neanche si pensa ancora (perché pensare è troppo lungo: significa elaborare, considerare, soppesare, fare confronti, in una parola: riflettere), ma quel che passa appena per la mente. Questo sono i bambini. "Aprire la bocca e dar fiato" - diremmo - o "la bocca della verità"...ma non so se la verità appartiene alle cose dette e che hanno sfiorato appena la mente (forse sì!) oppure all'analisi filosofica (probabilmente no!). La verità sta nell'immediatezza, nella schiettezza, nella sensazione, come quando ci si scotta e si grida "ahi" o quando arriva la primavera e i prati si riempiono improvvisamente di margherite. Dolore e margherite non pensano, ma escono fuori alla prima occasione, col fuoco e col sole e questa sola è la verità che conta, non le teorie sui processi chimico-sensoriali, né le dinamiche biologiche che portano alla fioritura.  Sabato eravamo in pizzeria con Dodokko e lui era eccitato per il fatto

La poltrona: papà, quando torniamo a casa dormiamo come qui?

Ho dormito per nove notti su una scomoda poltrona, durante la degenza di Dodokko in ospedale, affianco al suo lettino. Disteso in posizione supina su quell'arnese, che si apriva a non più di 140 gradi e che lasciava uno spazio vuoto sotto la zona lombare della mia schiena, a ricordarmi, a ogni frequente risveglio, la potenza della forza di gravità con un doloretto acuto e che si faceva vivo al minimo movimento. I piedi e parte delle gambe poggiate su una sedia, la parte più interna, invece, anche lei sospesa nel vuoto. Ma dopo un paio di giorni ti abitui anche a queste scomodità e il disagio notturno è incomparabile al conforto che puoi dare a un figlio dormendo vicino a lui. Quando ormai con Dodokko si parlava di fine del ricovero e di ritorno a casa, un giorno lui mi dice: "Papà, quando torniamo dormiamo come qui?". Gli rispondo, ammirato per la mia rara prontezza di spirito, che nella sua cameretta "non entrerebbe una poltrona tanto grande". "Però - gli

Tecniche di addormentamento: l'egiziana, la bulgara e l'ucraina

Se c'è una cosa bella degli ospedali italiani è che sono democratici, accessibili a tutti, senza distinzione di classe o di ceto. Il sistema sanitario, la sua base almeno, è fruibile a chiunque: ricchi, poveri, italiani, comunitari ed extra, belli e brutti. I Pronto Soccorso - non dico le eccellenze, né parlo del problema delle liste di interminabile attesa, né delle file ai Cup -, i livelli di assistenza minimi qui da noi sono un diritto per tutti. E allora, quando vai all'ospedale è inevitabile immergersi in una realtà variegata e multicolore, anche per ciò che riguarda le tecniche di addormentamento utilizzate dai genitori di diversa nazionalità per i figlioletti ricoverati. Non sono sicuro veramente che il modo per far prendere sonno ai bambini piccoli, adoperato dalle persone straniere che ho incontrato, sia utilizzato anche nei loro Paesi di origine o se il 'copyright' sia un'esclusiva particolare dei diretti interessati. Ma quel che salta all'occhio è la

La puntura

Una cosa singolare che è avvenuta durante il ricovero di Dodokko e che ha sorpreso tutti, lasciando a bocca aperta perfino gli infermieri: la seconda sera, prima dell'iniezione, Dodokko si è mostrato addirittura impaziente di farla, avendomi chiesto più volte "ma quando arrivano per la puntura?!" e poi facendosela fare davvero, senza lacrime e quasi con un senso di pace. Insomma, non era spavalderia - come avevo pensato in un primo momento - la sua felicità per l'intramuscolare, ma forse - ipotizzo - un momento di stordimento dovuto ai farmaci, dato che tutti i bambini hanno paura della puntura.  E infatti Dodokko, prima della seconda sera di ricovero, aveva il terrore dell'iniezione. E il terzo giorno di terapia l'ansia si è riappropriata prepotentemente di lui, quando ha visto gli infermieri con la siringa in mano. Un ritorno alla normalità non dico proprio piacevole, ma grazie al quale ho provato, accanto alla tensione che un bambino impaurito provoca nel g

Peter Pan all'ospedale

Nella piazzetta ormai divenuta familiare per le battaglie con i coriandoli, dopo una lunga attesa per il vestito di carnevale introvabile, sabato Dodokko aveva finalmente potuto indossare la sua maschera di Peter Pan. Aveva combattuto con una spada rosa con tutti i bambini che aveva incontrato e che avevano armi come la sua: un palloncino tubolare gonfiato da un clown di strada e acquistato per un euro. Dodokko si sentiva forte come un leone nel suo abito verde e io ero quasi più felice di lui nel vederlo tanto allegro e combattivo, mentre dava vita al suo sogno sull'Isola che non c'è. Siamo rimasti a giocare in piazzetta fino a sera e poi, dopo una giornata di gloria, siamo tornati a casa. Dodokko ha cenato con un grande appetito e, poco dopo, siamo andati a dormire. Verso le due i primi colpi di tosse, un rumore gutturale mai udito prima, e la febbre a 38 e mezzo. Sciroppo antipiretico e il giorno dopo contattiamo la pediatra, la quale ci dice di passare in ospedale, dove è d

Il tempo all'ospedale

Si china sui figli distesi lo sguardo dei genitori E come pittori improvvisati disegnano un lieve sorriso Una goffa curva delle labbra affianco alla mal celata tristezza Sdraiato sul lettino è un presente costante il tempo dei bambini Senza ricordi passati a prender consistenza e aspettative realistiche Eppure è verso la finestra che i figli volgono lo sguardo E' così che dilatano il tempo nel sempre identico mutare dei giorni nella inutile corsa delle ore C'è un sole senza luce oltre le vetrate grigie a tenere compagnia Un astro volubile come una promessa eterna e mai mantenuta.   (2011)