Passa ai contenuti principali

La poltrona: papà, quando torniamo a casa dormiamo come qui?

Ho dormito per nove notti su una scomoda poltrona, durante la degenza di Dodokko in ospedale, affianco al suo lettino. Disteso in posizione supina su quell'arnese, che si apriva a non più di 140 gradi e che lasciava uno spazio vuoto sotto la zona lombare della mia schiena, a ricordarmi, a ogni frequente risveglio, la potenza della forza di gravità con un doloretto acuto e che si faceva vivo al minimo movimento. I piedi e parte delle gambe poggiate su una sedia, la parte più interna, invece, anche lei sospesa nel vuoto. Ma dopo un paio di giorni ti abitui anche a queste scomodità e il disagio notturno è incomparabile al conforto che puoi dare a un figlio dormendo vicino a lui.
Quando ormai con Dodokko si parlava di fine del ricovero e di ritorno a casa, un giorno lui mi dice: "Papà, quando torniamo dormiamo come qui?". Gli rispondo, ammirato per la mia rara prontezza di spirito, che nella sua cameretta "non entrerebbe una poltrona tanto grande".
"Però - gli ho proposto e lui ha subito accettato - posso sdraiarmi con te sul tuo lettino e restarci fino a quando ti addormenti, come facevamo prima di venire in ospedale".

Commenti

  1. per i figli si farebbe qualsiasi cosa....anche dormire a terra o , come nel mio caso, dopo il terremoto (abito in provincia dell'Aquila)dormire i quattro nel lettone, svegliarsi la mattina e sentirsi comne un contorsionista che ha appena terminato il suo numero.
    TUTTO pur di vederli felici e sicuri.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La partita sul terrazzo

Il muretto sarà alto un metro e mezzo al massimo. È per questo che il pallone con cui giochiamo a calcio sul terrazzo è sgonfio. Perché non rimbalzi troppo, con il rischio che vada a finire di sotto e colpisca qualcuno di passaggio. È pur vero che di persone ne passano poche sotto casa in questi giorni e comunque è capitato, alcune volte, che la palla finisse in strada. È andata sempre bene, per fortuna. Il pallone che usiamo per giocare sul terrazzo non lo abbiamo sgonfiato apposta. È bucato. Lo aveva morso il nostro cane Spot a Villa Borghese, qualche tempo prima che ci chiudessero tutti in casa. Non so perché non lo avessimo buttato via subito, quel giorno. Adesso in ogni caso ci serve, per il motivo che ho detto.  Il terrazzo non lo abbiamo mai frequentato prima del coronavirus, i miei figli non c'erano mai stati. È uno di quei posti che appartengono a tutti i condòmini e che, proprio per questo motivo, non sono di nessuno, perché nessuno ha bisogno di andarci e tutti vog

Coronavirus: il lockdown e le ripercussioni sui figli minori dei genitori separati

Intervista all’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori Riaprire o lasciare tutto ancora chiuso, ripartire insieme oppure a due o a tre velocità: mentre si discute sulle modalità di allentamento del lockdown e su come gestire la Fase-2 nell’ottica di un ritorno graduale alla normalità dopo l’epidemia, diventano sempre più problematici, a causa delle limitazioni agli spostamenti per contenere l’epidemia da coronavirus, i rapporti fra figli minori e i genitori non collocatari all’interno delle famiglie con coniugi separati. Ne parla all‘Adnkronos l’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario della Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori, che sottolinea quanto le misure urgenti adottate dal Governo abbiano inciso sui rapporti fra figli e genitori non collocatari. "Le conflittualità tra ex coniugi si sono intensificate - spiega l’avvocato Laganella - di pari passo con la crescente incertezza sull’interpretazione d

Quando siamo costretti ad ascoltare un racconto sbagliato

Una delle peggiori forme di violenza che può capitarci di subire è il racconto sbagliato di ciò che ci accade. Trovo delittuoso - non ho altri termini per definire qualsiasi tentativo di mistificazione - il voler far passare una cosa per un'altra, appositamente, come se fossi tu a non capire e a non renderti conto di ciò che hai intorno: essere trattato, in una parola, come uno scemo. Sono incapace di tollerare che si scambi la verità con la finzione, non riesco a concepire la possibilità di intercambiabilità dell'una con l'altra, con la prima che diventi falsità e la seconda assurga a Verbo e a voce di Dio o, più semplicemente, a resoconto puntuale. Eppure, sono molti a credere alle chiacchiere, a farsi soggiogare più dal suono delle parole, che ad ascoltarle criticamente, cercando di coglierne il significato. La voce, spesso, ha più peso della sostanza che una frase esprime: siamo più ascoltatori di suoni che di significati. E chi parla, spesso, si sente e si pone su