Tutto sarà durato meno di un minuto. Escluso il tempo che ci ha messo per scendere e bussare alla porta e quello che ho impiegato io per vestirmi e salire al piano di sopra. La signora si scusa in anticipo per il disordine in casa. Il figlio cinquantenne è per terra, accanto a un divano, nella stanza a destra, appena dopo l'ingresso. E' caduto dal letto, nella camera in fondo al corridoio, e la madre - me lo racconta lei stessa - lo ha trascinato per i piedi fino al solottino. E' troppo pesante, il figlio, perché lei riesca a sollevarlo da sola e a farlo sdraiare sul divano. E anche insieme ce la facciamo a stento. Io lo prendo dalle braccia, lei dalle gambe e, quando è ancora soltanto appoggiato all'inizio della seduta, ancora in bilico, lei lo incita, ripetendoglielo tre, quattro volte di seguito, a "spostare il culo verso lo schienale". Nel frattempo lui mi osserva, come si guarderebbe un estraneo (questo in realtà sono) che comparisse di punto in bianco
appunti di viaggio di Cristiano Camera