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Visualizzazione dei post da dicembre, 2009

Last minute baby

Se anche la speranza, ottimistico antidoto ai mali dell’uomo, fosse uscita dal vaso di Pandora, cosa sarebbe accaduto? Forse si sarebbe dispersa come vapore nell’aria e la fatica, la malattia, la vecchiaia, la pazzia, la morte e tutti gli altri guai che affliggono l’umanità si sarebbero trasformate in condanne inappellabili. Oppure, chi può saperlo, materializzandosi, la speranza avrebbe eliminato, una volta per tutte, ogni cosa che per l’uomo è nefasto. Mi piace propendere per la seconda ipotesi e immaginare che riuscì a fare anche questo, Prometeo il benefattore, una volta liberato dalla catene sulla montagna del Caucaso e tornato a casa del fratello. Mi piace pensare ai ‘last minute baby’ come all’ultimo regalo, in ordine di tempo, fatto dal titano al genere umano. Così come i ‘last minute’ sono spesso l’ultima occasione per fare il viaggio da sempre agognato, i ‘last minute baby’ sono l’ultima occasione temporale per una coppia di avere un bambino e di realizzare un sogno. La scien

Ospedale per bambini

Prima o poi doveva succedere, di finire all'ospedale. E' capitato anche a Dodokko la scorsa settimana. Niente di grave, ora che tutto è finito. Ma finchè siamo rimasti lì, è stato come se il mondo ci fosse crollato improvvisamente sulla testa. Sei giorni di violenze per guarire, non si sa ancora bene da cosa. Sei giorni di disperazione da dover nascondere agli occhi di un bambino, ma che - lo so con sicurezza - in qualche modo Dodokko ha avvertito. Di questo, appunto, voglio parlare: delle violenze inflitte ai piccoli pazienti e della disperazione dei genitori nei reparti di pediatria degli ospedali. Tacerò invece sugli argomenti che riguardano come sempre la sporcizia delle camere da letto e dei servizi igienici, il vitto scadente e improponibile, così come non mi sbilancerò sulle terapie "a scopo puramente preventivo" senza la presenza di alcuna diagnosi particolare, ma soltanto di..."ipotesi di diagnosi". Su questi temi, la mia opinione è tutta qui e non

Un pericoloso leopardo per bambini

Mettereste a tavola i vostri bambini seduti su un pericoloso leopardo? Credo proprio di no! Eppure, IKEA ne ha messo in vendita un modello probabilmente ancora più insidioso del felino in questione. A sentire le parole del colosso svedese infatti, nell'avviso alla clientela che campeggia su tutti i quotidiani di oggi, il seggiolone LEOPARD "potrebbe rompersi e causare la caduta del sedile all’interno della struttura, provocando la caduta del bambino. Se si staccano, le chiusure a scatto potrebbero comportare un rischio di soffocamento". "IKEA ha ricevuto undici segnalazioni di rottura delle chiusure a scatto. In un incidente il sedile sul quale era seduto un bambino è scivolato all’interno della struttura e il bimbo ha riportato alcuni lividi sulle gambe. In un altro incidente un bambino ha messo in bocca una chiusura a scatto che si era staccata, ma questa è stata rimossa prima che potesse causare danni seri". IKEA, comunque, risolve il problema e "si scus

Il Natale quest'anno non arriverà

Se dicessi, oggi 21 dicembre, che il giorno di Natale quest'anno c'è già stato. Oppure, che il prossimo 25/12 il Natale non verrà. O, peggio ancora, che è meglio che nel 2009 il Natale non arrivi proprio. Se pronunciassi frasi del genere, cosa pensereste voi e cosa penserebbe un bambino che per giorni, ultimamente, è stato riempito di aspettative? Come ogni anno, anche quest'anno il mio desiderio riguardo il Natale è quello di fuggire dal Natale. Non sopporto praticamente nulla di questa festa: dagli auguri che arrivano da persone che non senti da almeno il Natale precedente o addirittura da gente del tutto sconosciuta alle riunioni di famiglia dove debbono incontrarsi per forza persone distanti fra loro e, anno dopo anno, sempre più estranee, richiamate da un sacro vincolo che il giorno di Natale, solo quel giorno, suona al campanello di casa. Non sopporto l'ostentazione dei regali offerti difronte a troppi occhi, la fila di pacchi da scartare e i ringraziamenti da far

Crisi

"Uhuu...bello questo qui!". Dice proprio così, Dodokko, qualche domenica fa, appena si accorge distrattamente, mentre mangia, che in televisione c'è un tizio, con uno strano cappello in testa, che parla a una folla di persone ammirate. "Questo qui è il papa", mi affretto a spiegargli, credendo presuntuosamente che sia sufficiente la parola 'papa' per essere esaustivo. Mi accorgo subito, però, di aver fatto male i miei calcoli quando Dodokko, tornato alla carica, mi chiede: "A che serve il papa?". Decido di prenderla con ironia e, divertito, sia per la domanda stravagante che dal dubbio gusto estetico di mio figlio, cerco di aggirare la questione dell''utilità' del papa con una risposta che con questa non c'entra nulla: "Il papa - gli dico - è il capo della Chiesa". Per niente soddisfatto, ancora una volta Dodokko mi chiede: "Ma a che serve, il papa?!". "Non lo so", mi affretto a chiudere il discorso

Il lupo e Cappuccetto Rosso

Il massimo della suspense e della tensione giungono sul più bello della favola, quando la voce si fa grossa. "Per mangiarti meglio!", urla il lupo alla constatazione 'ingenua' di Cappuccetto Rosso "Nonna, nonna, che bocca grande hai...". Una volta Dodokko e una volta io, la sera prima di dormire, interpretiamo la parte del lupo e, dopo aver svelato il perchè di una bocca tanto grande, facciamo finta di mangiarci a vivenda, intercalando fra un morso e l'altro vari "ahm" e molti "buono-buono". La storia illustrata di Cappuccetto Rosso e una delle tante che leggiamo sul lettone, di gran lunga preferita alle favole dei tre porcellini, dei tre caproni, della gallina operosa, della topina piccina, del mostro e dell'asinello. Dodokko la trova talmente bella da volere che gli sia raccontata anche due volte di seguito. A seconda delle versioni di cui disponiamo, all'inizio la bimba prepara assieme alla mamma dei biscottini o una torta

La mano

Mentre ancora dorme gli accarezzo i capelli e guardo la mia mano La mia grande mano con la pelle da adulto. La mia mano di padre la stessa di mio padre Dodokko dorme ancora forse sta sognando di essere al mare Il mio mezzo sogno è invece più lontano Incompiuto o forse vicino Già realizzato. (2009)

Poche parole sull'asilo-lager di Pistoia

Qualcuno mi ha chiesto e non avrei voluto che lo avesse fatto: "Ma come: nel tuo blog non hai parlato dell'asilo dell'orrore di Pistoia!". Ho risposto dicendo la verità e pensando di riuscire a fermarmi qui: "Ho avuto occhi per guardare quelle immagini, ma non ho parole per esprimere il senso di disgusto che sento dentro". Dunque, non dirò i miei sentimenti, ma mi limiterò soltanto a chiedermi, a chiedere: "Come si può fare del male a degli indifesi? Come si può farlo per mesi o per anni, ripetutamente?". "Come si può fare del male didatticamente, di-dat-ti-ca-men-te? Come si può schiaffeggiare un neonato di dieci mesi di fronte a una platea di bambini al di sotto dei tre anni di età, seduti per terra con le spalle contro un muro a guardare, come fossero al cinema, le immagini in tre dimensioni di un cartone animato agghiacciante?". "Non trovo parole per definire le due maestre dell'asilo-lager di Pistoia e per capire la solidari

Un pellicano sul litorale di Roma

Ecco com'era il mare stamattina Ed ecco cosa c'era sulla spiaggia "Un pellicano, papà!" (Ps: D'accordo, il pellicano ce lo abbiamo messo noi! Però il mare e il cielo c'erano già al nostro arrivo ed erano proprio così come sono nelle foto. Che il pellicano fosse già lì oppure no è del tutto superfluo. Per gli occhi di un bambino la realtà è come appare, non come è o (peggio!) come dovrebbe essere. E la fantasia è qualcosa di concreto, non semplice immaginazione: per lui, ciò che conta è il presente, il momento che vive, l'ora, più d'ogni 'prima' o 'dopo'. E in quel momento un pellicano sulla spiaggia di Roma c'era, c'è da giurarlo. Guardate ancora una volta le foto e provate a metterlo in dubbio).

La famiglia indiana

A volte il futuro te lo ritrovi davanti agli occhi senza aspettartelo. Magari sta seduto di fronte a te, nello scompartimento di un treno che tutti i giorni fa su e giù dal centro di Roma alla periferia. Seduto ogni giorno per anni, tanti anni, fino al momento in cui il futuro diventa presente. La famiglia di indiani l'ho incontrata almeno tre volte. Sempre alla stessa ora, sempre intenta nelle stesse occupazioni e i membri che la compongono occupano sempre la medesima posizione. In ordine, da sinistra a destra: bambino, papà, mamma, bambina. Si vede che sono una famiglia per bene, semplice e serena: gente che lavora tanto e che guadagna poco. I due bimbi, prima ancora che il treno parta, hanno tirato fuori libri e quaderni da zaini più grandi di loro. Cominciano a leggere e a scrivere: fanno i compiti in lingua italiana e, sempre in italiano, chiedono ai genitori di essere aiutati. Nonostante la stanchezza evidente, questi ultimi non si risparmiano in consigli e, quando sbagliano

Mammo? No, grazie!

Ricevo e pubblico l'anticipazione dell'Editoriale del prossimo numero di ISP notizie, notiziario dell'ISP, Istituto di studi sulla paternità (si tratta del n.4/2009, ottobre/novembre/dicembre) a cura di Maurizio Quilici, presidente ISP . Ho trovato l'articolo dal titolo Mammo? No, grazie! molto interessante e sono convinto che darà luogo a numerosi spunti di riflessione. Mammo? No, grazie! ( di Maurizio Quilici, presidente ISP ) Mi pare che il “mammo” incontri meno favore di una volta. Sempre più spesso, infatti, mi capita di leggere o ascoltare opinioni (non solo di studiosi) che stigmatizzano la eccessiva femminilizzazione del maschio-padre italiano e auspicano una qualche inversione di tendenza. Il 23 novembre scorso, assieme a Cristiano Camera, creatore di un simpatico blog dal titolo “SOS Mammo”, sono stato ospite della trasmissione di RAI3 “Cominciamo bene”, in una puntata dedicata appunto al “mammo”. E questo mi dà lo spunto per tornare sull’argomento. Come se