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Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

Storia della paternità. Dal pater familias al mammo

Quella della paternità è una questione complessa e sfaccettata, non racchiudibile nel clichè del padre assente o del "mammo". In Storia della paternità. Dal pater familias al mammo, da oggi in libreria, Maurizio Quilici, giornalista che da anni si occupa dell'argomento e presidente dell'ISP (Istituto studi sulla paternità), ha analizzato più di quattromila anni di storia alla ricerca dei diversi significati che questa figura ha assunto nel tempo: dalla mitologia greca al ruolo misterioso che ricopriva nella cultura etrusca, dalla centralità nell'antica Roma alla modificazione della sua funzione sociale col cristianesimo, dalla nuova educazione illuminista alla nascita della psicoanalisi e del 'complesso di Edipo' fino al Novecento con le contestazioni giovanili, l'emancipazione femminile e la recente 'rivoluzione paterna'. "E’ una ricerca corposa ma, spero, di piacevole lettura - afferma Quilici -, che può dare molte informazioni a chi si

La strada

"Lui ci provava a parlare con Dio, ma la cosa migliore era parlare con il padre e infatti ci parlava e non lo dimenticava mai". Finisce così La strada di Cormac McCarthy, che ho appena letto. Un libro bello e terribile che non consiglio ad alcuno dei miei amici, poichè chiunque conosca è dotato di sentimenti ed è potenzialmente incline alla depressione. Al centro della storia c'è la strada, che padre e figlio percorrono nel giorno della fine del mondo. Infatti, anche se la trama si sviluppa in uno spazio temporale maggiore di 24 ore, non è possibile parlare di 'domani' in un contesto apocalittico come quello descritto. Non c'è futuro, non c'è speranza e non ci sono nemmeno sogni nel racconto. Genitore e bambino 'sopravvivono alla giornata', eppure vanno avanti sulla strada, perchè fermarsi equivale a morire. Attorno a loro soltanto pericoli, assenza quasi totale di luce, freddo, cenere e distruzione. C'è solamente la strada, fusa e risolidific

Indipendenza, privacy e regole: quando il laboratorio chiude per ferie

Sabato e domenica, il weekend, le feste di Natale e di Pasqua, le ferie estive e i ponti. Chiudono tutti, nei giorni in cui non si lavora: non solo gli uffici e i negozi, ma anche i laboratori dove si fanno gli 'esperimenti' sui bambini . E in questi periodi, parole come 'indipendenza', 'privacy' e 'regole' assumono un significato opposto a quello che di solito hanno nei giorni feriali. Se infatti, quando si lavora, 'indipendenza' vuol dire dare (per forza) al figlio indipendenza anche non richiesta, durante le ferie i genitori allentano la presa e diventano meno vigili, fino a consegnare ("ma fa un po' come ti pare!") il bambino al cieco caso. La stessa cosa succede con la privacY e le regole, tanto declamate fino al venerdì sera e improvvisamente dimenticate il sabato mattina, quando 'privacy' e 'regole' si trasformano nel loro contrario e il nuovo imperativo recita: rompete le righe, dimenticate gli ordini, toglie

Se figlio e papà sono amici (e non 'soci')

Pubblico di seguito lo scambio di idee, sul tema dell'amicizia fra genitore e figlio, avuto con il presidente dell'Istituto di studi sulla paternità Maurizio Quilici dopo la mia risposta al suo editoriale 'Mammo? No, grazie!' apparso sul numero 4/2009 di ISP notizie. Maurizio Quilici: Il tema è talmente complesso e articolato che a sua volta il tuo scritto mi stimolerebbe a inviartene un altro con osservazioni e riflessioni. Il termine "amicizia", per esempio, richiederebbe da parte mia alcune importanti (per me e per te) precisazioni, poiché nel mio editoriale lo spazio non mi permetteva di essere troppo selettivo. Dirò solo che la mia contrarietà alla "amicizia" riguarda non tanto una forma di amicalità quale può esserci "in verticale" (si pensi all'amicizia - senza vincoli di parentela - fra una persona matura, o anziana, e un ragazzo, fra un docente e un discente...), ossia ad una amicizia nel quale il rapporto stesso si esprima su

Indipendenza, privacy e regole: quando il bambino è un laboratorio

Mi sono ritrovato di recente a scambiare con alcuni genitori le mie opinioni su temi quali l'indipendenza, la privacy e le regole nei riguardi di un neonato. Questi argomenti per così dire 'forti', perchè riferiti a un rapporto fra adulti e figlio di neanche un anno, nascono dal fatto che le parole per descriverli sono state usate, ricorrentemente, dagli stessi genitori. Quindi, quando essi parlano di indipendenza, privacy e regole, descrivono e sembrano conoscere il modello educativo a cui si ispirano e che mettono in pratica. Vorrei che la discussione proseguisse su questo blog. Pertanto, oltre a invitare a esprimere ulteriormente il proprio pensiero chi ha suscitato il dibattito, invito a parteciparvi anche gli altri lettori di SOS Mammo. Indipendenza: il neonato dorme da sempre da solo, mai stato nel lettone con mamma e papà. Seppur non condivida la scelta, niente da ridire, ovviamente: si tratta di una decisione legittima. Ma la spiegazione data, "gl

Se figlio e papà sono amici: l'in-dipendenza

Un post dal titotolo ' In-dipendenza ' sul blog 'Psicologica_mente ' di Lella Contursi sui 'comportamenti di addiction' recentemente è stato lo spunto per parlare, ancora una volta, di dipendenza, di reciprocità e di rapporto paritario nella relazione fra genitori e figli. Lo scambio di opinioni che è nato sul sito di Lella è interessante, tanto che ho voluto replicarlo in questa sede. E, ovviamente, qualsiasi contributo verrà apportato alla discussione sarà 'dirottato' anche su Psicologica_mente. Cristiano: Alla base della relazione di amicizia, per come la penso io, ci deve essere la condizione della reciprocità. Cosa che manca in qualsiasi comportamento di addiction. Dipendere da qualcosa o da qualcuno è una cosa terribile e dannosa e dimostra il poco senso di rispetto che nutriamo verso noi stessi. Persino nel rapporto genitori-figli, non amo la dipendenza degli uni nei confronti degli altri, e auspico invece una relazione paritaria, anche se basata

Mammo? No, grazie! Ma almeno che il genitore sia amico…

Rispondo all’editoriale di Maurizio Quilici dal titolo 'Mammo? No, grazie!' apparso sul numero 4/2009 di ISP notizie. E’ vero, bisogna anzitutto accordarsi sul significato delle parole: ‘mammo’, così come non piace a Quilici, non è gradito nemmeno a me. Condivido appieno, proprio perché l’ho sperimentato sulla mia pelle, ciò che dice il fondatore dell’Istituto di studi sulla paternità, ossia che “dietro un tono scherzoso che può ispirare persino simpatia, quel termine nasconde un sottile effetto riduttivo o, peggio, dispregiativo. Suggerisce che un uomo non possa fare il padre in modo diverso da quello delle generazioni precedenti se non copiando la madre”. Sacrosanto! E, come spiego nella presentazione del mio blog ‘SOS Mammo!’, è con disappunto e delusione che mi sono sentito spesso etichettare con questa brutta parola da persone che mi conoscono e che spesso si sono mostrate addirittura sconvolte e infastidite quando, nell’osservarmi mentre mi prendevo cura del mio bambino,

Congedi parentali , la Ue 'incentiva' i neo papà

Congedo di paternità più lungo e orari di lavoro più flessibili per i neo papà: sono solo alcune delle novità dell'accordo siglato dal Consiglio europeo e che sarà formalizzato nei prossimi giorni. Secondo la direttiva firmata dai ministri europei lo scorso 1 dicembre, che sostituirà la 96/34/EC. e che dovrà essere adottata dagli Stati membri nel prossimo biennio, ogni genitore lavoratore avrà il diritto di astenersi dal lavoro per almeno 4 mesi dopo la nascita o l'adozione di un figlio. Di questo periodo di congedo, non sarà possibile trasferire almeno uno dei 4 mesi all'altro genitore, il che significà che se tale periodo di astensione non verrà goduto sarà perso. Un chiaro segnale per i padri, i quali si vedono incentivati in tal modo a prendere il permesso. La nuova direttiva, inoltre, garantisce migliore protezione contro la discriminazione, un più facile ritorno al lavoro e mette in pratica l'accordo fra le organizzazioni dei datori di lavoro europei e quelle sind

Se figlio e papà sono amici

Così come la parola ‘papà’ fa il paio con la parola ‘figlio’, ho sempre creduto che la parola ‘amico’ debba far coppia con la stessa parola: ‘amico’. Ossia, ho sempre ritenuto la reciprocità indispensabile e alla base dell’amicizia. E non sono mai riuscito a essere amico di qualcuno che non fosse a sua volta mio amico. Questo soprattutto per un forte senso di rispetto che ho sempre avvertito nei miei confronti. Da un po’ di tempo, man mano che i mesi passano e che Dodokko diventa più grande e sempre di più in grado di comunicare verbalmente, mi chiedo se non sia proprio mio figlio a essere, oggi, il mio migliore amico. Passeggiando insieme, parlando fra noi, mi rendo conto come la mia concentrazione verso Dodokko sia sempre massima e la stessa cosa riguarda lui: ci guardiamo dritti negli occhi mentre ci diciamo ciò che pensiamo e, quando ce ne andiamo in giro, sembriamo una sola persona con quattro gambe. Ogni proposta è quasi sempre ben accetta e, quando non lo è, è ben accetta l’idea

La mela di Biancaneve

Conoscete le Stark Red Delicious, quelle belle mele di Biancaneve che quando le mordi scrocchiano e quando le mastichi fanno uscire un succo dolce e senza acidità da una polpa per nulla farinosa e che misteriosamente scompare senza lasciare tracce e residui nella cavità orale? Questi frutti meravigliosi sono in grado di conservare la loro perfezione fino a quattro mesi, se tenuti nel frigorifero di casa, e per un anno intero se mantenuti in particolari celle dove l’atmosfera è modificata: temperatura di poco superiore allo zero, un alto livello di umidità e la quasi assenza di ossigeno. In pratica, per avere a disposizione questi pomi per lungo tempo, si deve congelarli e, nello stesso momento, mantenerli vivi. Si induce una sorta di coma terapeutico, si riduce il metabolismo e la frequenza cardiaca al minimo e li si nutre per via parenterale. Ebbene, le mele di Biancaneve, delle quali perfino la buccia rosso-lucida è gradevole al palato, sono tutt’oggi il risultato ingannevole della p