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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

In tutte le anime c'è un interno nascosto

"In tutte le anime, come in tutte le case, al di là della facciata, c'è un interno nascosto".  Meraviglioso José Saramago, che cita Raul Brandão a presentazione del suo  Lucernario.    Ma ancora meglio di lui, questa volta, fa sua moglie Pilar del Rio, che, nella prefazione del "libro perduto e ritrovato nel tempo" del Nobel portoghese, ne ricorda la regola di vita, tante volte espressa per iscritto o a voce: "Nessuno è obbligato ad amare nessuno, ma tutti abbiamo il dovere di rispettarci". Pilar si riferisce al romanzo di Saramago, inviato a una casa editrice portoghese nel 1953 e da cui lo scrittore non ricevette risposta fino al 1999, quando l'editore un mattino lo chiamò al telefonò per dirgli che sarebbe stato onorato di pubblicarlo.  Dopo ben 46 anni in attesa di un riscontro e dopo aver ricevuto il massimo riconoscimento per la letteratura: troppo facile, adesso!  E così, Saramago rispose: " Obrigado , ora no". "Nessuno è obb

Un volo di farfalla

Alcune considerazioni sul concetto di effimero, a cui spesso, più o meno direttamente, ho fatto riferimento negli ultimi post. Prendo spunto in particolare dal più recente, Un loto fiorisce , e dall'idea che ho espresso, secondo la quale la poesia è un tentativo di superare ciò che è caduco attraverso uno sguardo sulla bellezza. Può davvero questa forma espressiva - mi chiedevo - sopravvivere a ciò che è effimero?  La risposta è che non lo so, non sono affatto sicuro che la poesia sia una possibilità di eternità. Però - e di questo invece sono certo - è, come ho detto, un tentativo in tal senso, anche se dall'esito insicuro come qualsiasi altro tentativo. La qualità principale della poesia è l'umiltà, la coscienza dell'impotenza di fronte alla morte, la consapevolezza della mediocrità generale, così come quella della presunzione che spesso gli uomini possiedono.  E, nonostante tutto, la poesia è vicinanza, comprensione: è un sorriso sulle debolezze e sulla miseria umane

Un loto fiorisce

The moment two bubbles  are united, they both vanish.  A lotus blooms. Più mi soffermo su questo haiku di Murakami Kijo, più i suoi versi si riempiono, giorno dopo giorno, di nuovi significati, ma anche di domande. Se fosse un simile presente o addirittura un tale futuro ciò che del passato rimane, allora potremmo guardare ai giorni trascorsi con occhio più sereno e senza rimpianti.  Ma è davvero il loto ciò che resta di due bolle d'acqua ormai evaporate? Mi hanno chiesto perché mai io faccia una cosa, oggi tanto fuori moda, come quella di leggere e soprattutto scrivere poesie. Ho risposto che è il mio tentativo - non mi interessa se vano o riuscito o illusorio, so soltanto che mi piace e mi fa stare bene - di cercare di cogliere la bellezza nella quotidianità, ciò che può esserci di straordinario nell'apparente normalità della vita.  La poesia è uno sguardo particolare sul mondo che altrimenti sarebbe effimero e meschino. E in questo senso, è proprio come il loto, che sopravv

Il trapezista

Se sapessi disegnare farei il ritratto del tuo sorriso.  Con una matita traccerei una linea trasparente.  Partirebbe dall'occhio sinistro,  ti accarezzerebbe prima la fronte e poi i capelli,  abbraccerebbe il tuo occhio destro,  seguirebbe la lunghezza del naso, per poi fare un salto sulla bocca  e formare un cerchio.  Il sorriso che hai  è questo punto interrogativo  che attraversa il tuo sguardo.  E attende ancora un poco, respirando,  in bilico su una corda tesa. Come il trapezista di un circo, un attimo prima di distendersi,  prima di lanciarsi nel vuoto e prendere le mie mani con le sue.   (2021) Non ci sono altri incontri se non quelli dove due mani si tengono strette, due corpi si abbracciano nel tentativo di fermare il tempo, gli occhi che guardano altri occhi e da questi sono a loro volta guardati. Per scorgere qualcosa che si trova oltre la barriera fisica, nell'anima, dove cercano un collegamento, un motivo profondo per restare insieme, una ragione di vita, un istant

Il bucaneve

La differenza fra la mia mediocrità e la loro  è che io ce l'ho tutti i giorni sotto gli occhi. E nonostante tutto ci inciampo sopra,  a ogni passo,  su qualsiasi marciapiede.  E mi viene da sorridere al pensiero  che questi si credono eterni.   E nemmeno si accorgono del bucaneve che già fiorisce nei prati    proprio sotto ai loro piedi.   (2021) Il bucaneve, quello che vedete di sopra, l'ho fotografato ieri a Villa Borghese. Ce n'era una foresta, sulla collina sopra la Valle dei Platani.  Con la sua fioritura, annuncia l'arrivo precoce della primavera e ciò è ancora più evidente, quando questo fiore sbuca dalla neve, anziché spuntare su un prato, come capita a Roma.  C'è chi, con grande e ostentata sicurezza e noncuranza, passa avanti e sembra andare lontano, chissà dove, e non si accorge di nulla, nemmeno di ciò che capita a un centimetro dal proprio naso. Invece, a volte le cose più belle c'è le hai proprio davanti agli occhi e scoprire fra l'erba il buc

Il polpo e la farfalla

Nemmeno Esopo avrebbe osato un accostamento simile. Ma metto i tentacoli davanti e vi rassicuro subito: il polpo e la farfalla sono insieme soltanto nel titolo, non potrebbero convivere in alcun altro posto. Leggevo di questo vip che indossa una collana con una farfalla, "simbolo di trasformazione e di cambiamento", spiegava con grande sicurezza, dandosi delle arie e facendo mostra di sapere il fatto suo, di aver capito tutto della vita. E ho ripensato alla mia collana, un ciondolo con un umile polpo, di cui avevo già parlato. Chi vuole può guardare qui quella storia . Fra le altre cose, scrivevo che "sembrerà strano, forse assurdo, considerare un mollusco educativo o pensarlo come un esempio, ma ciascuno di noi si sceglie i maestri che vuole e, soprattutto, inanella gli insegnamenti gli uni con gli altri fino a comporre la collana che più gli piace. E la mia è una collana di corda con un piccolo polpo che ciondola". "Per me - spiegavo - il polpo non è il simbo

Eterotopo

Scrivo sulla tastiera del telefonino, mentre mi allontano dal mare, oltre l'oblò dell'aereo. Me ne accorgo soltanto ora, al termine di questo viaggio ideale, sentimentale, da una parte irragionevole, dall'altra consapevole: prima non lo sapevo che occorresse mettere a fuoco, avvicinarsi il più possibile per riuscire a prendere le distanze.  Altrimenti da dove o da cosa o da chi, e per quale ragione dovresti mai allontanarti? Non avevo nulla da fare  e avevo questo biglietto.  E allora per non sprecarlo ho preso l'aereo.  Un viaggio folle: passare tre giorni nel mio eterotopo .  Trovare il modo di far dialogare il prima con il dopo.   Se è servito a qualcosa?  Beh, come ho detto, ero libero  da qualsiasi impegno  e in tasca avevo un biglietto già pagato. Di andata e forse anche di ritorno.   Però dimmelo tu se n'è valsa la pena. Se non è stata una cosa del tutto inutile ritrovare ad esempio soltanto il mare.  E, ammettiamolo pure, perfino me stesso, in quel blu senza

Il contadino e il cacciatore: due idee di individualismo

Tu mi chiedi perché mai io passi la vita a scrivere. Lo trovo forse un divertimento? Ne vale la pena? Ma, soprattutto, è ben pagato? Altrimenti, quale sarebbe il motivo?... Io scrivo solo perché  c'è una voce in me  che non vuol tacere. Sylvia Plath scrisse questa lettera in versi all'età di sedici anni. Mi ritrovo nelle stesse ragioni della poetessa americana: anch'io scrivo perché non so tacere. E non so tacere perché per me scrivere è una terapia, mi serve a chiarirmi le idee, a sviluppare dei ragionamenti, a dare un senso, che altrimenti mi sfuggirebbe, alla realtà.  Non si tratta mai di riprendere una discussione. Per me, scrivere è spiegare, prima di tutto a me stesso. Ciò premesso...   ...Il fatto che l'argomento sia di per sé un paradosso mi ha fatto impiegare più tempo del dovuto per metabolizzarlo. Una delle mie debolezze è quella di partire sempre da una presunzione di onestà intellettuale per chi mi parla, da un approccio il più possibile obiettivo. Non pens

Parole

Quante ne ho dette e quante ne ho ascoltate e quante ancora ne ho soltanto pensate: se ne conoscessi il numero e te lo dicessi non riusciresti a credermi.  Sono state parole per ogni occasione,  parole da dire e anche da tacere.  Parole inutili e dette comunque,  e parole necessarie e mai uscite di bocca.  Parole per tutti gli usi,  parole efficaci e parole sterili,  parole che era meglio non dire  e parole da dover dire per forza.  Parole che non avevo la forza di trattenere.  Parole da gridare e parole da sussurrare,  parole da pronunciare in mezzo al frastuono  e parole da dire attraverso il silenzio.  Parole che non dicevano nulla  e parole che parlavano pur non avendo voce.  Parole da dire una volta soltanto  e parole da ripetere in continuazione.  Parole capite da chi sapeva ascoltarle  e parole fraintese da chi non sapeva intenderle.  Parole venute fuori con un filo di voce  e parole uscite con una voce che non era la mia.  Parole facili e parole sudate. Parole in libertà e paro

Una felicità dimezzata: la sposa

..."E invece, questo disegno incompleto è il ritratto stesso della mia incompletezza"... Molto tempo fa, sul finire degli anni '90, feci uno dei miei primi viaggi di lavoro. Andai a Milano, dove rimasi per tre giorni a seguire un congresso politico talmente estenuante, che la sera non mi restava alcuna voglia di andarmene in giro per la città, che a settembre riempiva vie e piazze di gente allegra. Volevo soltanto ritornare in albergo a fare una doccia, sdraiarmi sul letto e, al massimo, sentire qualcuno al telefono. Era un hotel vicino alla stazione e non lontano dall'auditorium dove si svolgevano i lavori di un partito già in via di estinzione. Il mobilio e la tappezzeria conservavano un'antica ambizione d'eleganza, ma mi apparivano inesorabilmente decadenti. Ricordo la moquette rosso bordeaux, alcune poltrone di pelle ocra dai braccioli consumati, un letto alla francese con un materasso sproporzionatamente alto, rivestito da un copriletto di raso verde ingl

L'incertezza è più ostile della morte

L’incertezza è più ostile della morte.  La morte, anche se vasta,  è soltanto la morte e non può crescere.  All’incertezza invece non v’è limite,  perisce per risorgere  e morire di nuovo,  è l’unione del nulla  con l’immortalità.  E' la poesia 705 di Emily Dickinson, la definizione perfetta di una situazione di incertezza che ho vissuto fino a poco tempo fa e dalla quale sono appena uscito.  Ho sostituito una grande incertezza, che mi era "più ostile della morte", con una certezza piccola ma che mi è sufficiente.  E adesso mi sembra addirittura di essere rinato e mi sento pieno di gratitudine.  Sto respirando.