Scrivo sulla tastiera del telefonino, mentre mi allontano dal mare, oltre l'oblò dell'aereo. Me ne accorgo soltanto ora, al termine di questo viaggio ideale, sentimentale, da una parte irragionevole, dall'altra consapevole: prima non lo sapevo che occorresse mettere a fuoco, avvicinarsi il più possibile per riuscire a prendere le distanze.
Altrimenti da dove o da cosa o da chi, e per quale ragione dovresti mai allontanarti?
Non avevo nulla da fare
e avevo questo biglietto.
E allora per non sprecarlo ho preso l'aereo.
Un viaggio folle: passare tre giorni nel mio eterotopo.
Trovare il modo di far dialogare il prima con il dopo.
Se è servito a qualcosa?
Beh, come ho detto, ero libero
da qualsiasi impegno
e in tasca avevo un biglietto già pagato.
Di andata e forse anche di ritorno.
Però dimmelo tu se n'è valsa la pena.
Se non è stata una cosa del tutto inutile
ritrovare ad esempio soltanto il mare.
E, ammettiamolo pure, perfino me stesso,
in quel blu senza fine
dove di solito si fa naufragio. (2021)
Ps: L'aereo è atterrato in perfetto orario, io sono di nuovo sulla terraferma e il mare è già un ricordo lontano.
E' vero ciò che si dice, che ogni viaggio, qualsiasi esso sia, è sempre una scoperta.
Basta questa, all'apparenza così semplice: fare caso che le giornate, anche se sono fredde, stanno già diventando più lunghe.
È meraviglioso pensare che fra non molto sarà di nuovo primavera.
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