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Visualizzazione dei post con l'etichetta coppia

Fine estate

  "Nessuno ci ha regalato niente. E' inutile farci illusioni". "Non capisco perché devi sempre mettere in discussione tutto". "Siamo stati per due settimane in questo posto che si chiama 'Sentiero del paradiso', ma non mi è sembrato affatto il luogo della felicità". "Ma la felicità non è fatta soltanto di momenti felici. La felicità si costruisce, non piove dal cielo". Era l'ultimo giorno di vacanza e già erano con la mente dove si sarebbero separati. Lui vedeva tutto nero ed era disposto a cancellare ogni istante di felicità appena trascorsa pur di non provare nostalgia, per evitare di pensare all'imminente futuro che lo attendeva. Tutto o niente, si diceva. E il niente era ciò che in lui prendeva sempre più corpo. Lei invece considerava i giorni come un momento passeggero e sapeva accettarli per quello che erano. I giorni terminavano, l'uno dopo l'altro, soprattutto quelli brutti, ma era il suo sguardo su di essi a p

Ti ho mai parlato di Paffi?

  Chi era questa Paffi e perché mi torna in mente, dopo quasi quarant'anni, una ragazza della quale ricordo soltanto il soprannome? Era una studentessa di un'altra sezione delle medie, che nei corridoi della scuola incrociai poche volte e che, se la dovessi rincontrare oggi, neanche riconoscerei. Facemmo il viaggio scolastico di terza insieme, la sua classe con la mia, e io capitai nel suo stesso scompartimento del treno. Inutile dire quanto mi piacesse, superfluo e poco credibile, per chi ha dimenticato certi batticuore, affermare che mi innamorai di lei non appena i nostri sguardi si incrociarono. Ma gli adolescenti si innamorano a prima vista, sarà capitato a ognuno di noi e non una volta soltanto. Non ne ricordo il nome, come ho detto, perché la conoscevo come Paffi, ma il viso ce l'ho ancora bene in mente: tondo, gli occhi grandi color nocciola, la carnagione chiara, i capelli neri, lunghi e lisci. Indossava una felpa fucsia, leggera, sopra ai jeans aderenti, blu scuro

Il buco

  Mi hai detto che osservi il futuro oltre un buco, dalla tua posizione presente, al di qua di esso. E mi hai raccontato la tua bella visione, la tua immaginazione, che non può che farmi piacere.  Il bello di adesso, anche domani... non vorrei altro. Hai ribadito che per te il passato non ha importanza e che non per niente ha il nome di "passato", perché quel tempo è trascorso, è andato via, quindi non è più importante, non deve influenzarci troppo. Non ce la faccio a pensare al passato nei tuoi stessi termini: per me, perfino gli occhi, che sono frontali e che quindi guardano inevitabilmente davanti a sé, sono lo sguardo di chi ha già vissuto. E proiettano noi stessi oltre quel buco, non un'altra cosa: noi, siamo sempre e soltanto noi. Perché ciò che scorgono, i nostri occhi lo interpretano sulla base di quel che già sanno, mentre ciò che non vedono lo possono immaginare partendo dalla propria fantasia. Il che non vuol dire necessariamente essere astratti, dato che anche

S., R. e il cane

Chi sono S. ed R.? Sono l'autore e la destinataria di quella che vorrebbe essere una promessa d'amore, fatta qualche giorno prima del loro matrimonio, ma che in realtà non è altro che una richiesta di comprensione di fronte ad alcune eventualità già capitate nel corso di un certo numero di anni di fidanzamento. Chi scrive sta mettendo le mani avanti, dicendo che potrebbe succedere di tutto, che "potrei fare chissà cosa, ma tu, da ora in poi, non dubitare di me, credimi e amami lo stesso". Chi scrive chiede fin da subito che lei in futuro accetti ogni sua giustificazione. E questo perdono al buio, prestabilito, la comprensione nonostante tutto, già programmata e pattuita, è per me un fatto inaccettabile.  Amore per sempre, amore malgrado e di fronte a tutto, è per me un ossimoro, almeno quanto l'amore teorizzato, quello soltanto detto, e che poi nella pratica, nel tempo, non ha riscontro con la realtà, nei gesti quotidiani. Per me l'amore si compone di fatti, n

D'estate in giro per Roma

Ad agosto la città è una scoperta. Sono già un paio di volte che la sera me ne vado in giro per il centro assieme a Spot. Tre ore di passeggiata per vie e piazze di Roma piene di turisti nei bar e nei ristoranti all'aperto o che come me camminano e si godono un frangente di vita ritrovata. E' proprio questo aspetto che mi colpisce mentre ceno con un gelato: quello felice delle persone che incrocio. Osservo i ragazzi che si amano, gli sguardi che non hanno altri occhi che per quelli che hanno di fronte ai loro. Dev'essere l'aria fresca della sera o il fatto che d'estate la luce fa un altro effetto, ma mi sembrano tutti bellissimi, direi addirittura immortali, nel loro tempo fermo che vivono nella pienezza del momento. E penso a quella storia assurda e che ogni tanto qualcuno racconta, che al mondo siamo in tanti, quasi otto miliardi, e che quindi ci sono storie d'amore pronte a sbocciare ovunque e con chiunque. Tutte sciocchezze, mi dico a bassa voce. Perché se è

Campane di vetro, bicchieri di cristallo

I bicchieri sono sul tavolo. A distanza di giorni, voglio  immaginarli ancora così, per ragioni sceniche, uno ancora in piedi e mezzo pieno, quasi nessuno abbia avuto il tempo di svuotarlo, l'altro a pochi centimetri di distanza, sdraiato sulla tovaglia, come se qualcosa sia andato storto e sia caduto e nessuno lo abbia poi raccolto. C'è  una nube giallognola che parte dalla sua imboccatura per disperdersi in un vago triangolo rovesciato, che ora è asciutto. I bicchieri sono leggeri, di cristallo, è fondamentale che per adesso si tenga conto esclusivamente della trasparenza della materia di cui sono fatti. Significa soffermarsi soltanto su di essi e non guardarvi attraverso, come fossero una lente.  L'indicazione è dunque quella di trattenersi un attimo prima, senza andare oltre con lo sguardo, evitando di scorgere qualsiasi oggetto che comparisse oltre di loro, attraversandoli con la vista. Per fare diversamente, per trascurarli considerandoli un mezzo, ci sarà tempo, bast

Qui e ora, al di qua della siepe

  L'altro giorno sono andato a casa di Nicola, a mangiare il suo pollo speziato. È una ricetta marocchina di cui il mio amico va fiero, almeno quanto per Leopardi. A cena infatti si finisce come sempre per parlare del poeta di Recanati e dell'Infinito. Colpa delle spezie oppure mia, che sollevo la questione, il tema è l'hic et nunc, il qui e ora, l'istante da vivere con pienezza e leggerezza, senza la testa altrove, cosa complicata, per quanto mi riguarda. E gli faccio notare che, se nella poesia di Leopardi il momento trova spazio sull'ermo colle e al di qua della siepe, oltre di essa c'è l'infinito che egli predilige: l'istante è un pretesto, l'occasione per intravedere e ritrovarsi, al di là di esso,  all'interno di "interminati spazi e profondissima quiete", fino a preferire al presente quel 'posto' remoto e "il dolce naufragare in quel mare". Il qui e ora, al quale Nicola mi consiglia di affidarmi, gli confesso di

In tutte le anime c'è un interno nascosto

"In tutte le anime, come in tutte le case, al di là della facciata, c'è un interno nascosto".  Meraviglioso José Saramago, che cita Raul Brandão a presentazione del suo  Lucernario.    Ma ancora meglio di lui, questa volta, fa sua moglie Pilar del Rio, che, nella prefazione del "libro perduto e ritrovato nel tempo" del Nobel portoghese, ne ricorda la regola di vita, tante volte espressa per iscritto o a voce: "Nessuno è obbligato ad amare nessuno, ma tutti abbiamo il dovere di rispettarci". Pilar si riferisce al romanzo di Saramago, inviato a una casa editrice portoghese nel 1953 e da cui lo scrittore non ricevette risposta fino al 1999, quando l'editore un mattino lo chiamò al telefonò per dirgli che sarebbe stato onorato di pubblicarlo.  Dopo ben 46 anni in attesa di un riscontro e dopo aver ricevuto il massimo riconoscimento per la letteratura: troppo facile, adesso!  E così, Saramago rispose: " Obrigado , ora no". "Nessuno è obb

Ventunesima lettera: fantasmi

Ce l'ho in mente già da qualche tempo questa lettera un po' strana, ma riesco a scriverla soltanto adesso che ho messo finalmente le idee a fuoco. Parla di fantasmi, questo però non vuol dire che abbia a che fare con la fantasia. Infatti, l'argomento è la corrispondenza, l'illusione e la disillusione. La prima è il fondamento sul quale qualsiasi relazione dovrebbe basarsi. È l'aspirazione a un rapporto paritario, un desiderio forse utopistico, in questo senso è un fantasma che non si è ancora manifestato. La seconda è il non voler considerare il fatto che il rapporto è impari, il fantasma prende forma ma l'idea che possa effettivamente esistere viene respinta. La terza è la presa di coscienza della mancanza di reciprocità, è il momento in cui il fantasma è scacciato e si dissolve. Avevo 14 anni la prima volta che realizzai quanto per me sia indispensabile costruire relazioni alla pari con gli altri. Il mio migliore amico era un compagno di classe intelligente e

Coccole e ponti

Un paio di settimane fa, ancora in cerca di spiegazioni per alcune vicende appena trascorse e con la voglia di completare un ritratto che sentivo soltanto come abbozzato, ho deciso di leggere, senza troppa convinzione,  Alla ricerca delle coccole perdute dello psicologo Giulio Cesare Giacobbe. L'idea al centro del libro, nonché la tesi dell'autore, è che nella vita di ogni persona sono presenti tre fasi: quella del bambino, quella dell'adulto e quella del genitore. Il primo è bisognoso di coccole, di cibo, di cure, di protezione e di conforto. E' un egoista che piange e pretende che gli sia data qualsiasi cosa comandi. Non domina il proprio territorio, né le proprie paure. L'adulto è colui che non ha bisogno di nessuno, basta a se stesso, non chiede e non dà, semmai prende, perfino dagli amici, se vuole, altrimenti sta benissimo da solo. Non gli servono coccole per sentirsi bene. E' autosufficiente, autoaffermato, individualista e sfruttatore, sa dominare il pro

Il compito del padre: una risposta

Circa un mese fa, un'amica mi ha domandato il perché di alcune mie scelte spiacevoli che, per molto tempo, hanno condizionato gran parte del mio passato. Sul momento non ho saputo risponderle, dicendole che il motivo dovevo averlo scritto da qualche parte, ma non ricordavo dove. Grazie a un'altra amica, che inconsapevolmente ieri me ne ha offerto lo spunto, ho ritrovato quelle ragioni: le avevo scritte nel 2012 e hanno a che fare con il patrimonio , inteso come compito del padre .   Fra le altre cose, in quel post dico: " ... in questi giorni si è palesato concretamente ciò che da sempre ha rappresentato, nel bene e nel male, il mio modo di vivere volto a rispettare, con un senso di responsabilità a volte più grande di me stesso, gli impegni presi, alcune decisioni irrevocabili e certe relazioni ". E, ancora: " Un mio conoscente, al quale ho raccontato i dettagli, che qui mancano, di tutta questa storia, mi ha detto che ho saputo guardare lontano, al futuro dei

Non serve a niente parlare

Non serve raccontare ciò che è accaduto, non serve chiedere spiegazioni, non serve parlare e per dire cosa?   Non occorre spiegare. Non occorre domandare. Le parole dicono molto meno dei fatti. E le domande sono fatte di retorica in questi giorni, molto più che in quelli lontani. La retorica del presente è ancora più vivida di qualsiasi futile ritorno al passato. Voi mi guardate andare e tornare e adesso lo state perfino accettando. Non so con che spirito, con che stato d'animo: questo non ce lo diciamo ma posso immaginarlo. L'infelicità posso soltanto immaginarla dietro al far finta di niente, dietro a un sorriso di circostanza, dopo che ci siamo detti "arrivederci".  Posso intravedere l'infelicità dietro a quella porta chiusa, nel ritorno alle cose che vi aspettano e subito dopo, quando chiudete gli occhi, appena prima di prendere sonno.

Svegliatevi, mammine! (di Enzo Baldoni)

Ogni tanto, quando la cronaca me ne offre la triste occasione, ripenso a questo articolo di Enzo Baldoni, il giornalista ucciso in Iraq nel 2004. Parla di una storia personale di pedofilia e avverte i genitori di proteggere i propri figli da una categoria ben precisa di persone: gli uomini. Perdonatemi se vi racconto un’esperienza personale. Di quelle che non si raccontano volentieri. Ma sono convinto che vi servirà. E poi basta col silenzio su queste cose. Il silenzio è sempre colpevole. Dunque: c’era questa bambina deliziosa, di nome Gabriella. Alla sera le rimboccavo le coperte e le raccontavo strane storie: Ulisse, la corsa all’oro di Jack London, la follia di Orlando, la Genesi (con un’Eva bisbetica, un Adamo perplesso e un Dio pasticcione che diceva “Oh, cazzo, mi sono sbagliato, ho creato le pulci”). La domenica mattina passavamo ore nel lettone a ruzzolarci, a giocare, a ridere, a coccolarci. D’estate, quando faceva caldo, naturalmente eravamo nudi. Tra un viaggio di Ulisse e u

Amore a chili: da genitori 'sociali' o 'biologici'?

La Consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa. Vado a una conferenza stampa per ascoltare le opinioni di Stefano Rodotà sull'argomento. Secondo il quale la Corte Costituzionale non ha fatto "nessuna forzatura, semplicemente ha richiamato il valore della Costituzione in questa materia. Non si può sottoporre il rispetto della Carta alle negoziazioni legate alla sopravvivenza di una maggioranza politica”. Quest'ultima frase del giurista è la risposta alla dichiarazione del ministro della Salute Beatrice Lorezin che ha auspicato l’intervento del Parlamento sulla questione.  Una breve sintesi di quanto accaduto soltanto poche ore prima: la Corte Costituzionale ha definito illegittima la norma che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. Una sentenza attesa dalle coppie che in Italia si sono viste negare la possibilità di avere un figlio per mezzo della provetta, scegliendo in molti casi di

E se qualche volta evitassimo il male invece di perseguire il cosiddetto bene?

Ho sempre creduto che alla base di tutto ci debba essere una sensibilità. Se non la cultura – intesa, alla tedesca, come formazione e storia o, perlomeno, come memoria – dovrebbe esserci come minimo una coscienza. Un io che interpreti, di volta in volta, la realtà, e che si relazioni con essa. Un soggetto che pensi e non un mero esecutore cieco di un compito o di un dovere. Mi riferisco agli agenti che a Padova hanno trascinato per la strada un bambino urlante. Ma penso anche a tanti altri casi del genere, più o meno conflittuali ma dove, sempre, non si prende in considerazione il bene più importante, quello dei minori.  A volte si è ciechi quando si indossa una divisa (non solo militare), ma spesso un'uniforme – come dice la parola stessa – prende le sembianze più di una livrea mentale che di un semplice abito: non ci sono più io, lì dentro, ma soltanto un credo conformista e incontestabile esiste. Il ruolo, il mandato e la gerarchia sono gli unici valori che contano. E' da qu

Patrimonio

Immaginiamo uno straniero che volesse imparare l'italiano e che si imbattesse in queste parole: 'patrimonio' e 'matrimonio'. Volendo risalire all'etimologia dei due termini, per prima cosa ne noterebbe non solo l'assonanza, ma che la loro parte finale è addirittura identica. Successivamente - questo straniero è davvero pignolo - ne prenderebbe in esame gli elementi iniziali, 'patri-' e matri-', quelli grazie ai quali le due parole si distinguono fra loro, diventano differenti, divergono. Divergono, appunto, ma fino a che punto? Nel caso di 'patrimonio' e di 'matrimonio', il divergere dei significati non si limita alla differenza constatabile, ad esempio, in parole affini come padre e madre o al genere, come accadrebbe se parlassimo di destra e di sinistra o di maschio e di femmina. La distinzione va molto oltre, invece, fino a spingersi a riferimenti che con i significati originari non hanno più niente a che vedere, tanto che oggi

Padri e figli, quant'è difficile conciliare vita affettiva e impegni

Wil Smith in una scena del film La ricerca della felicità Ricevo da un lettore e pubblico una lettera che trovo molto interessante in quanto centra il tema, evidentemente caro non solo a me, della difficile conciliazione fra libertà e obblighi, vita affettiva e vita sociale e, in generale, l'eterna contraddizione - ancora più evidente se essa coinvolge un bambino - fra ragione e fantasia.  E' difficile uscirne al giorno d'oggi e soprattutto nel mondo in cui viviamo. E il tempo è un grande traditore, che fa volare via gli istanti più belli e irripetibili Ma per fortuna la sua percezione è differente, a seconda di chi siamo e dell'età che abbiamo. Gli stessi bei momenti, come quelli trascorsi con i figli, che per gli adulti svaniscono in un attimo, nei bambini possono durare un'eternità. Ed è questa la consolazione più bella, che spesso ritroviamo soltanto nei nostri ricordi.  "Leggo l'articolo Che cosa dovrebbe fare un padre? - mi scrive Luca Bianco da Mest