Mi hai detto che osservi il futuro oltre un buco, dalla tua posizione presente, al di qua di esso. E mi hai raccontato la tua bella visione, la tua immaginazione, che non può che farmi piacere.
Il bello di adesso, anche domani... non vorrei altro.
Hai ribadito che per te il passato non ha importanza e che non per niente ha il nome di "passato", perché quel tempo è trascorso, è andato via, quindi non è più importante, non deve influenzarci troppo.
Non ce la faccio a pensare al passato nei tuoi stessi termini: per me, perfino gli occhi, che sono frontali e che quindi guardano inevitabilmente davanti a sé, sono lo sguardo di chi ha già vissuto. E proiettano noi stessi oltre quel buco, non un'altra cosa: noi, siamo sempre e soltanto noi.
Perché ciò che scorgono, i nostri occhi lo interpretano sulla base di quel che già sanno, mentre ciò che non vedono lo possono immaginare partendo dalla propria fantasia.
Perché ciò che scorgono, i nostri occhi lo interpretano sulla base di quel che già sanno, mentre ciò che non vedono lo possono immaginare partendo dalla propria fantasia.
Il che non vuol dire necessariamente essere astratti, dato che anche la fantasia si poggia sulla realtà, quando segue un ragionamento, quando è in grado di fornire una spiegazione.
La fantasia è la libertà di chi sa volare, all'apparenza così leggero nel cielo, ma anche di chi conosce le regole del volo.
E le regole del volo, anche quelle della farfalla più leggera, sono fra le cose più pesanti che esistano al mondo.
C'è una forza di gravità che non dispensa nessuno, nemmeno la particella di polvere più piccola.
Che il volo della farfalla tracci poi qualsiasi disegno tu voglia leggervi è tutta un'altra storia.
Ma voglio che tu sappia che, anche se non mi assomiglia, il tuo disegno mi piace, perché ne faccio parte, perché mi ci hai voluto dentro e perché oltre il buco hai visto anche me.
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