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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

Ics e la fratellanza

Premetto che non sono un esperto e che il mio sguardo sui comportamenti infantili è basato unicamente sulla mia breve esperienza di genitore ed è, a tutt'oggi, più quello dell'etologo che quello dello psicologo, avendo passato, dall'infanzia a dopo l'università, molto più tempo con gli animali che con i bambini. Ai tempi di Skipper e Minnie ci fu un terzo cane che ebbi in casa, per circa un mese, nell'attesa di trovargli un padrone. Non conoscendone il nome e non volendo fin dall'inizio tenerlo definitivamente, lo chiamai Ics, come la lettera dell'alfabeto 'X' e che in matematica rappresenta l'incognita: mi sembrava un nome appropriato per un animale di cui non sapevo nulla. Ics era una femmina e credo non fosse un cane lupo, ma una vera lupa semi addomesticata. Era magra e con il pelo corto e le zampe erano lunghe e scattanti. I denti erano affilati come coltelli e tagliavano appena li sfioravi con la mano. Il muso era breve e le orecchie due be

La torpedine

Alcuni fatti assumono la portata che meritano solamente anni dopo che sono avvenuti. Molti di essi, invece, appena pochi minuti più tardi. In entrambi i casi, ci rendiamo conto delle conseguenze quando ormai non si può tornare indietro. Se il proiettile di una pistola colpirà un uomo nell'istante in cui questi si troverà sulla sua traiettoria, non ha più senso pensare di sabotare l'arma oppure di spingere il bersaglio un centimetro più in là, dove si salverebbe, quando il colpo è partito. Non c'è molta distinzione fra il prima e il dopo, e la morte è già sopraggiunta quando il grilletto ha fatto clic, non quando il piombo ha trafitto il petto.    La torpedine è un pesce che emette delle scariche elettriche per immobilizzare le prede. Non depone uova, ma è vivipara. Avrò avuto sedici anni l'estate in cui ne pescai una col fucile da sub di mio padre. La portai a riva ormai morta e, mentre l'adagiavo sul bagnasciuga, notai che dalla cloaca fuoriusciva un liquido rosace

Skipper e Minnie

Skipper e Minnie erano i miei due cani durante il periodo dell'università. Avevano due tecniche diverse per attraversare la strada quando, per fortuna non accadeva molto spesso, scappavano da Villa Borghese per tornare a casa per conto loro. Il primo era un fulmine che passava fra le macchine in corsa lungo via Pinciana e i conducenti frenavano che lui ormai era già sull'altro marciapiede. La seconda era un macigno flemmatico e assorto che rotolava, un passo dopo l'altro, e che alle auto lasciava tutto il tempo per rallentare. Due modi opposti e inconsapevoli di affrontare il pericolo e di dialogare con gli automobilisti. Skipper era una sorpresa che quando arrivava era ormai scomparsa e all'interlocutore restava solo la domanda: "cosa è stato, cos'era quella macchia marrone per un solo istante davanti agli occhi?". Minnie invece era il palleggio fra le racchette da tennis: "sto passando"; "ti ho visto"; "guarda che ancora non sono

Un'unica immagine

Ci sono immagini che hanno la perfezione di ogni senso possibile. Un significato, una storia dalla prima all'ultima pagina e tutto ciò che c'è nel mezzo, la trama della vita.  Noi capiamo, a volte, anche senza parlare o ascoltare, anche senza necessariamente dover vedere con gli occhi. Abbiamo percezioni, puntualmente confermate o smentite, nello stesso ed esatto modo di come avviene per gli occhi o per qualsiasi altro classico e scontato organo sensoriale, ingannato o fatto contento. Ci sono preoccupazioni che nascono dalla lettura di una sguardo, improvvise anticipazioni di futuro, ricordi di come eravamo e che ci fanno paura. Magliette oltre le quali si intravedono le scapole. Capelli che iniziano a sporcarsi. Colli inclinati da un lato. Un passo incerto. Una schiena giovane ma che già si piega un poco. E poi le mani e le gambe fredde. La semplice carnagione pallida. Una tela bianca. Un sorriso che non è di contentezza ma che serve invece a far felice soltanto chi ti guarda.

E' il cinema, bellezza

"No, non è come l'altra volta, quando arrivò la strega e ti spaventasti e poi dovemmo andar via appena dopo l'inizio. Qui non ci sono attori che recitano dal vivo. Quello era il teatro , questo invece è il cinema... il cinema , un posto dove c'è una televisione grande quanto una stanza e dove si guarda un film o un cartone animato assieme ad altra gente...Ti piacerà tantissimo, il cinema, vedrai che ci vorrai tornare molte volte".  Dopo le rassicurazioni di rito, ecco la prima volta al cinema: ve lo immaginate lo stupore di un bambino di quattro anni e mezzo di fronte al grande schermo? Davanti a lui c'è il mondo del Gatto con gli stivali , ma Dodokko non è semplicemente lo spettatore seduto sulla sua poltrona al centro della sala: è il protagonista stesso del film, che per un'ora e mezza vive la storia in salsa western del Gatto e che, soltanto quando i titoli di coda hanno cessato di scorrere e ce ne andiamo a casa, se ne ricorda e torna essere mio figli