are united, they both vanish.
A lotus blooms.
Più mi soffermo su questo haiku di Murakami Kijo, più i suoi versi si riempiono, giorno dopo giorno, di nuovi significati, ma anche di domande. Se fosse un simile presente o addirittura un tale futuro ciò che del passato rimane, allora potremmo guardare ai giorni trascorsi con occhio più sereno e senza rimpianti.
Ma è davvero il loto ciò che resta di due bolle d'acqua ormai evaporate?
Mi hanno chiesto perché mai io faccia una cosa, oggi tanto fuori moda, come quella di leggere e soprattutto scrivere poesie. Ho risposto che è il mio tentativo - non mi interessa se vano o riuscito o illusorio, so soltanto che mi piace e mi fa stare bene - di cercare di cogliere la bellezza nella quotidianità, ciò che può esserci di straordinario nell'apparente normalità della vita.
La poesia è uno sguardo particolare sul mondo che altrimenti sarebbe effimero e meschino. E in questo senso, è proprio come il loto, che sopravvive alla morte di due gocce d'acqua.
Ciò che più d'ogni altro aspetto mi piace cogliere è la conclusione positiva che nasce, nonostante tutto, da un momento negativo: "Nell'istante stesso in cui due bolle entrano in contatto fra loro e si uniscono, scompaiono entrambe". Ma ciò che resta è qualcosa di meraviglioso: "Un loto che fiorisce".
Cerco di immaginare questo fiore acquatico, vedo le gocce di rugiada trasparente scorrere sul velluto dei suoi petali impermeabili, unirsi e scomparire al suo interno, mentre ne alimentano la vita e il suo profumo, che ricorda quello dell'anice.
Due bolle che nel momento di congiungersi muoiono, creando una bellezza leggera, che galleggia sulla loro stessa acqua...
Passato, presente, futuro. Dissolvenza, bellezza, speranza.
Tuttavia, mi domando ancora, è il loto ciò che resta di due gocce ormai evaporate?
Può davvero la poesia sopravvivere a ciò che è effimero?
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