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Indipendenza, privacy e regole: quando il laboratorio chiude per ferie

Sabato e domenica, il weekend, le feste di Natale e di Pasqua, le ferie estive e i ponti. Chiudono tutti, nei giorni in cui non si lavora: non solo gli uffici e i negozi, ma anche i laboratori dove si fanno gli 'esperimenti' sui bambini. E in questi periodi, parole come 'indipendenza', 'privacy' e 'regole' assumono un significato opposto a quello che di solito hanno nei giorni feriali. Se infatti, quando si lavora, 'indipendenza' vuol dire dare (per forza) al figlio indipendenza anche non richiesta, durante le ferie i genitori allentano la presa e diventano meno vigili, fino a consegnare ("ma fa un po' come ti pare!") il bambino al cieco caso. La stessa cosa succede con la privacY e le regole, tanto declamate fino al venerdì sera e improvvisamente dimenticate il sabato mattina, quando 'privacy' e 'regole' si trasformano nel loro contrario e il nuovo imperativo recita: rompete le righe, dimenticate gli ordini, toglietevi di torno e non rompete le scatole.
Ieri, domenica, ho visto con i miei occhi, appunto, i bambini che avevano rotto le righe, che avevano dimenticato le regole, che si erano tolti di torno e che non rompevano le scatole ai genitori. Questi ultimi invece, seduti assieme a tanti altri commensali al tavolo di un ristorante, mangiavano e chiacchieravano fra loro, a poca distanza dai figli. Parlavano di come fosse buono il pesce e fresco il pane, ma anche, ancora una volta, di regole e di buona educazione. Il tutto mentre, sotto ai loro occhi, lievitava come un pezzo di pasta per il pane e prendeva forma una situazione di esilarante anarchia, in cui piccoli uomini e donne fra i due e i dieci anni facevano liberamente qualsiasi cosa passasse loro dalla mente. Dalla trasformazione, da trasparente in azzurrina, dell'acqua in un bicchiere tramite tuffo di un pennarello e bagno di fogli colorati appena disegnati, all'asciugatura di salviettine detergenti per le mani al profumo di Vim liquido di fronte a una rovente stufa-camino per acciaieria, alle corse rasenti pericolosi spigoli di tavoli e in mezzo a strettoie di sedie e piante a rischio di inciampo su tovaglie strattonate ormai giunte al livello dei piedi dei commensali.
Quando poi l'ambiente diventava inspiegabilmente troppo ristretto e non bastavano più né bicchieri versati e né nascondigli vari, si rendeva necessaria la corsa al bagno, nella sala attigua, da dove però si accedeva attraverso una porta esterna al ristorante. E' qui che, ogni tanto, si recavano i nostri eroi all'insaputa di tutti: uscivano ed entravano nel locale, passando per la strada, senza controllo e senza che nessuno se ne accorgesse. Avevano preso davvero alla lettera la regola di togliersi dai piedi. Anche un altro bambino, che non si era mai mosso dalla sedia, in realtà lo aveva fatto, rimanendo incollato con gli occhi per almeno tre ore al suo videogioco portatile: per tutto il tempo, infatti, non si era trovato al ristorante con altre persone, ma invischiato in qualche battaglia spaziale con chissà quali alieni.
Certo è che i ragazzini del pranzo di domenica non hanno toccato cibo quasi per niente. Questo nonostante i genitori avessero 'concordato' precedentemente con loro le ordinazioni. Così, sono tornate in cucina, praticamente integre, porzioni di spaghetti al sugo e con le vongole, 'salutari' anelli di totano fritti e pesci al forno. Soltanto un piatto di patate (fritte), ordinato in extremis, si è salvato ed è riuscito a distogliere i bambini dalle loro occupazioni ludiche. Qualche genitore, quasi commosso alla vista di quest'ultima scena, ha manifestato e ha voluto condividere con gli altri il proprio apprezzamento nei riguardi del figlio appetente. Ne ha cantato le lodi e ha detto agli altri quanto fosse obbediente il suo bambino. Un altro genitore, invece, ha raccontato che i suoi marmocchi alle 20,30 sono già a letto, dato che la mattina entrano a scuola alle 8,20. Un altro, infine, non potendo fare a meno di tacerle, ha esaltato le doti ginniche del suo principino della giungla, non appena il piccolo Tarzan si è arrampicato sul tavolo e ha zampettato fra le tazzine di caffè.

Commenti

  1. Caro Cristiano, anch'io ho assistito a scenette del genere e sono frequenti nei ristoranti. Il paradosso, come fai ben notare tu, non sta tanto nei bambini educati e rispettosi dal lunedì al venerdì e scatenati nel weekend, ma nei genitori, durante la settimana lavorativa rigidi e severi legislatori e, non appena si trovano in una situazione di relax, completamente distratti e dimentichi, loro per primi, delle regole e della buona educazione. La cosa lascia pensare.
    Ciao, Francesca

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  2. E sì, la cosa fa riflettere: cosa penseranno i bambini delle regole e del loro improvviso abbandono da parte dei genitori? Allora, si diranno, non erano così importanti!, se possiamo fare come ci pare.
    Giovanni

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  3. Cari Francesca e Giovanni, se le regole fossero concordate e non impartite dall'alto, credo che non si arriverebbe a situazioni del genere, estreme non tanto per la gravità, relativa, delle situazioni descritte, ma estreme perchè si collocano in una posizione diametralmente opposta a quella che normalmente, durante la settimana e sotto gli occhi vigili dei genitori, occupano. Se figli e genitori convenissero, assieme, che taluni comportamenti sono leciti e altri lo sono meno, ricorderebbe sempre di adottarli e farlo non comporterebbe alcuna fatica, per chiunque.

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  4. Certo sarebbe molto bello, ma in un mondo in cui l'happy end è categorico. Nella realtà la tanto vituperata regola, si scontra con regole diverse, o talvolata assenti. Anche a me, sia pure in tempi remoti, è capitato di rimanere a tavola con gli adulti mentre i bambini si "sfrenavano"... Ovviamente ho invano cercato di ricordare a mio figlio che i suoi comportamenti uscivano dalle "regole concordate", sortendo come effetto o un imbronciato versione di Luca che, con occhio triste guardava (e invidiava) altri infrangere il codice, o un figlio trasformato in contestatore che attaccava la cantilena del "ma lui/lei lo fa!!". Quello che penso è che siamo noi genitori che dovremmo non mettere i nostri "miniuomini/minidonne" in una situazione di questo genere,e se proprio non ne possiamo fare a meno, dovremmo scegliere a turno un "adulto designato" che si occupi di interessare i bambini con proposte di gioco di gruppo compatibili con il contesto.

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  5. siamo sicuri che quello che vede e riferisce il mammo corrisponda sempre alla realtà e non sia frutto della sua fantasia, del suo atteggiamento eccessivamente critico verso gli altri genitori o di qualche sua paranoia? a me a volte viene qualche dubbio....

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  6. Caro anonimo, il 'mammo' (anche se è tanto tempo che nessuno mi chiama più così, perchè tutti tranne te ormai hanno capito, dopo averlo spiegato più volte, che questo nome è ironico e con esso non mi ci identifico) osserva e successivamente descrive ciò che attorno a lui capita. Non è affatto paranoico parlare di genitori che dettano regole di cui per primi si dimenticano. Tutt'al più, è paradossale: ma non il parlarne, ma che ciò avvenga. E ciò non è né fantasia, né eccessiva criticità, ma, semplicemente, ciò che succede di fronte a noi. Si tratta di avere occhi per vedere: occhi che evidentemente tu non hai, dato che forse fai parte della vasta schiera di genitori distratti che legiferano dall'alto della loro autorevolezza, che non perdono occasione per vantarsi con i propri simili di sapere educare i figli e che sono soddisfatti soltanto per aver impartito degli ordini teorici, anche se questi non sono stati mai 'metabolizzati' dagli schiavetti a cui sono rivolti.
    Un saluto pieno di comprensione, Cristiano

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  7. Ciao Lella, è vero: esiste più di un codice e, dunque, tante regole diverse, condivise e, molto più spesso, non condivise. Come hai fatto notare tu, c'è anche questo aspetto. E allora diventa veramente difficile mettersi d'accordo. A meno che non si stabilisca prima una regola unica fra genitori, per esempio come proponi con 'l'adulto designato'. In ogni caso, non dovrebbe mai mancare il buon senso, ovunque e sempre: a casa come al ristorante e dal lunedì alla domenica.
    A presto, Cristiano

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