"Uhuu...bello questo qui!". Dice proprio così, Dodokko, qualche domenica fa, appena si accorge distrattamente, mentre mangia, che in televisione c'è un tizio, con uno strano cappello in testa, che parla a una folla di persone ammirate. "Questo qui è il papa", mi affretto a spiegargli, credendo presuntuosamente che sia sufficiente la parola 'papa' per essere esaustivo. Mi accorgo subito, però, di aver fatto male i miei calcoli quando Dodokko, tornato alla carica, mi chiede: "A che serve il papa?". Decido di prenderla con ironia e, divertito, sia per la domanda stravagante che dal dubbio gusto estetico di mio figlio, cerco di aggirare la questione dell''utilità' del papa con una risposta che con questa non c'entra nulla: "Il papa - gli dico - è il capo della Chiesa". Per niente soddisfatto, ancora una volta Dodokko mi chiede: "Ma a che serve, il papa?!". "Non lo so", mi affretto a chiudere il discorso, un po' perchè non lo so davvero a che serva e un po' perchè in quel momento vengo preso immediatamente da altri pensieri.
Non ho la presunzione di credere che la domanda di Dodokko sia stata nulla di più che una domanda ingenua, nata dalla novità di vedere un uomo con la mitra in tv e di sentire un nome mai udito prima. E non penso affatto, ovviamente, che egli abbia voluto, attraverso una domanda 'maliziosa', mettere 'in crisi' un sistema, come quello clericale, contestandone il rappresentante principale. Tuttavia, dopo aver scoperchiato la scatola delle colombe, comincio a interrogarmi mentalmente sul concetto di 'crisi' e su quello, collegato, di 'critica'. Entrambi i nomi derivano dal greco 'Krìsis', che significa 'giudizio'. Esprimendo un giudizio, una valutazione o semplicemente un parere soggettivo (perfino estetico), in qualche maniera metto in 'crisi' un dato di fatto e rompo la pace preesistente la mia critica. Devasto uno scenario di quiete, sollevando dubbi ed entrando in una zona di conflittualità. E' per questo che la parola 'crisi' è praticamente interscambiabile con la parola 'conflitto'. Si pensi a locuzioni quali 'crisi familiare' oppure 'crisi mediorientale' o 'crisi economica' e a come la parola 'crisi' possa essere sostituita con 'conflitto': familiare, mediorientale, economico. Di esempi se ne potrebbero dare tanti altri, ma per chiudere la disquizione siano sufficienti le parole di Hegel il quale sosteneva che "ogni affermazione è negazione". Ossia, affermando che il cielo di notte è nero, allo stesso tempo nego che sia bianco o celeste.
Mi spiego meglio: ogni affermazione, ogni giudizio mette in crisi un sistema e accende un conflitto, fa sorgere un dibattito che è all'origine della ricerca della verità. Crisi e critica sono parole positive, perchè aprono la strada della conoscenza e portano alla soluzione, temporanea (cioè finchè non si aprirà una nuova crisi), di un determinato problema. Che paradossalmente poteva essere esistente, in modo latente, anche nella situazioni di pace apparente. "Ma guarda - si sente qualche volta dire -. Chi avrebbe mai immaginato che quella persona, tanto per bene, avrebbe avuto la capacità di sterminare la propria famiglia. Sembravano andare tutti così d'accordo: mai una lite, una discussione. Deve aver avuto una crisi di nervi...". Beh, in questo caso evidentemente sarebbe stato meglio risolvere prima certi problemi...ma non andiamo oltre.
Ciò che voglio dire, parlando di 'crisi' e di 'critica', è che mi piacerebbe che Dodokko in futuro continuasse spesso a comportarsi come ingenuamente ha già iniziato a fare: ovvero a mettere in discussione la realtà così come gli si presenta. Non sempre, ovviamente, perchè lo aspetterebbe una vita infernale. Ogni qual volta, però, in cui il problema da affrontare è importante e, criticamente, vale la pena di affrontarlo. E vorrei inoltre che, nell'approcciarsi criticamente ai problemi, ragionasse sempre in maniera intellettualmente onesta. Che analizzasse e giudicasse senza faziosità, senza prese di posizione aprioristiche, senza convinzioni precostituite e senza ragionamenti veicolati allo scopo di giungere a conclusioni premeditate. Vorrei che, nel far le domande e nel porsele, fosse neutrale, disposto ad accettare qualsiasi conclusione, anche sgradita. E, al limite, a rimetterla successivamente in crisi, in discussione, ma sempre con mezzi che nascano grazie alla ragione e si basino sulla sua ragionevolezza. Mi piacerebbe che Dodokko, anche in futuro, fosse in grado di provare il senso della meraviglia e dello stupore che possiede oggi. E di domandare sempre ingenuamente, con il sorriso sulle labbra ma con le orecchie ben aperte.
Non ho la presunzione di credere che la domanda di Dodokko sia stata nulla di più che una domanda ingenua, nata dalla novità di vedere un uomo con la mitra in tv e di sentire un nome mai udito prima. E non penso affatto, ovviamente, che egli abbia voluto, attraverso una domanda 'maliziosa', mettere 'in crisi' un sistema, come quello clericale, contestandone il rappresentante principale. Tuttavia, dopo aver scoperchiato la scatola delle colombe, comincio a interrogarmi mentalmente sul concetto di 'crisi' e su quello, collegato, di 'critica'. Entrambi i nomi derivano dal greco 'Krìsis', che significa 'giudizio'. Esprimendo un giudizio, una valutazione o semplicemente un parere soggettivo (perfino estetico), in qualche maniera metto in 'crisi' un dato di fatto e rompo la pace preesistente la mia critica. Devasto uno scenario di quiete, sollevando dubbi ed entrando in una zona di conflittualità. E' per questo che la parola 'crisi' è praticamente interscambiabile con la parola 'conflitto'. Si pensi a locuzioni quali 'crisi familiare' oppure 'crisi mediorientale' o 'crisi economica' e a come la parola 'crisi' possa essere sostituita con 'conflitto': familiare, mediorientale, economico. Di esempi se ne potrebbero dare tanti altri, ma per chiudere la disquizione siano sufficienti le parole di Hegel il quale sosteneva che "ogni affermazione è negazione". Ossia, affermando che il cielo di notte è nero, allo stesso tempo nego che sia bianco o celeste.
Mi spiego meglio: ogni affermazione, ogni giudizio mette in crisi un sistema e accende un conflitto, fa sorgere un dibattito che è all'origine della ricerca della verità. Crisi e critica sono parole positive, perchè aprono la strada della conoscenza e portano alla soluzione, temporanea (cioè finchè non si aprirà una nuova crisi), di un determinato problema. Che paradossalmente poteva essere esistente, in modo latente, anche nella situazioni di pace apparente. "Ma guarda - si sente qualche volta dire -. Chi avrebbe mai immaginato che quella persona, tanto per bene, avrebbe avuto la capacità di sterminare la propria famiglia. Sembravano andare tutti così d'accordo: mai una lite, una discussione. Deve aver avuto una crisi di nervi...". Beh, in questo caso evidentemente sarebbe stato meglio risolvere prima certi problemi...ma non andiamo oltre.
Ciò che voglio dire, parlando di 'crisi' e di 'critica', è che mi piacerebbe che Dodokko in futuro continuasse spesso a comportarsi come ingenuamente ha già iniziato a fare: ovvero a mettere in discussione la realtà così come gli si presenta. Non sempre, ovviamente, perchè lo aspetterebbe una vita infernale. Ogni qual volta, però, in cui il problema da affrontare è importante e, criticamente, vale la pena di affrontarlo. E vorrei inoltre che, nell'approcciarsi criticamente ai problemi, ragionasse sempre in maniera intellettualmente onesta. Che analizzasse e giudicasse senza faziosità, senza prese di posizione aprioristiche, senza convinzioni precostituite e senza ragionamenti veicolati allo scopo di giungere a conclusioni premeditate. Vorrei che, nel far le domande e nel porsele, fosse neutrale, disposto ad accettare qualsiasi conclusione, anche sgradita. E, al limite, a rimetterla successivamente in crisi, in discussione, ma sempre con mezzi che nascano grazie alla ragione e si basino sulla sua ragionevolezza. Mi piacerebbe che Dodokko, anche in futuro, fosse in grado di provare il senso della meraviglia e dello stupore che possiede oggi. E di domandare sempre ingenuamente, con il sorriso sulle labbra ma con le orecchie ben aperte.
é molto bello vedere una discussione che si propaga attraverso l'etere. Sono d'accordo Cristinao, la crisi, come il conflitto, apre degli interrogativi ai quali si deve trovare risposta, ed in questo senso è un fatto indubbiamente positivo.(Magari le persone mettessero in crisi un po' più spesso i propri costrutti sulla realtà..) Quello che mi pare importante da dire è che nel concetto di genitore è insito il ruolo di educatore e per educare, è fondamentale permettere lo sviluppo di una coscienza critica, anche quando non coincide con la nostra. Questo è uno dei motivi per i quali quello del genitore è il mestiere più bello, ma più difficile che esista.
RispondiEliminaA prsto! Lella