Passa ai contenuti principali

Avete mai visto un vitello seguire il toro? Quando l'etologia è applicata agli esseri umani


Mi è tornata più volte in mente La scimmia nuda di Desmond Morris, leggendo il Manuale del papà separato di Maurizio Quilici. Specialmente il capitolo dedicato all'affidamento dei figli alla madre, quasi sempre esclusivo - ma sarebbe meglio chiamarlo escludente (del papà) - e il paragrafo dal titolo, sparato a bruciapelo, Eliminare il padre, mi fa pensare a quanto sia stata corta, in termini di evoluzione genitoriale, la strada percorsa dalla specie umana in più di quattro milioni di anni. E' dai tempi dei primi australopitechi a quello che ancora oggi si chiama 'homo sapiens', infatti, che il rapporto del figlio con la madre si caratterizza in maniera indiscutibile come naturale, immediato e innato, mentre quello con il padre richiama a valenze soprattutto culturali, mediate, storico-sociologiche e, in questo senso, discutibili e il più delle volte accessorie. 
Se la prima scimmia antropomorfa utilizzava il pretesto sessuale per far restare 'fedele' l'uomo e instaurare fra i primati un'inedita forma di monogamia, congeniale alla salvaguardia e all'accudimento, da parte di entrambi i genitori, della prole durante i tempi, lunghissimi, richiesti inizialmente dalla gestazione e successivamente legati alla lenta costruzione dell'autonomia del futuro adulto, ancora oggi - potremmo affermare con convinzione – la presenza del padre cessa nel momento esatto in cui viene meno la sua utilità, sia essa assistenziale o normativa o economica. Ovvero, le funzioni che egli rappresenta restano valide e in 'vigore' anche in sua assenza, rappresentate di volta in volta da una prassi sociale conformistica o da un dovere stabilito da un tribunale o da un assegno di mantenimento. 
In altre parole, ciò che spesso resta del padre non è il genitore ma il suo contributo, anche distante, all'economia familiare. Può anche scomparire e non è necessario che sia fisicamente presente, il padre. L'importante è che non vengano meno i mezzi da lui messi a disposizione per la famiglia. Resta in primo piano il ruolo 'contributivo', mentre è relegato a un secondo o a un terzo livello – ed è forse scontato, ma comunque non è mai richiesto – il suo apporto e il rapporto affettivo con il figlio. 
Insomma, è fin dai tempi della preistoria che il padre è solamente un 'breadwinner' - come dicono gli inglesi - ossia un membro della famiglia il cui compito principale è quello di provvederne il sostentamento. Questa conclusione però, a leggerla di questi tempi, un certo effetto lo fa, sia da una parte che dall'altra: anche le donne, adesso più che mai, contribuiscono, grazie al loro lavoro, alla ricchezza e quindi al sostentamento della famiglia; e si contano sempre di più gli uomini che si sentono – e lo sono concretamente – impegnati nelle cosiddette cure parentali. Come mai accaduto, storicamente, prima di oggi, abbiamo assistito all'uscita – sacrosanta – della donna dalla casa, per vestire i panni dell'impiegata e della professionista; inversamente – e altrettanto giustamente – gli uomini rivendicano, come non mai, un ruolo attivo nella cura dei figli. Se c'è chi è giunto, come la filosofa Elisabeth Badinter, a teorizzare che la donna è tale se delega a terzi il proprio ruolo materno (nell'ordine: biberon, balie, baby-sitter, collaboratrici domestiche varie, Stato), in quanto la sua affermazione e soddisfazione hanno luogo soltanto nella società e nel mondo del lavoro e in nessun altro contesto, e se le leggi in materia di affidamento dicono che adesso esiste quello condiviso e antepongono a ogni altro interesse quello del minore, perché il padre, alla minima occasione, continua a scomparire? 
Qual è l'interesse 'del minore' di cui si parla e di cui tanto ci si preoccupa? E' quello affettivo o quello economico? Gli basta soltanto l'amore della mamma, che oggi un po' assomiglia al padre dato che è anche – e a volte principalmente – una lavoratrice? 
Ho il dubbio che la famiglia sia considerata da sempre – etologicamente, economicamente, giuridicamente e affettivamente parlando – alla stregua di una piccola società per azioni. Una SpA che resta unita fintanto che è in attivo e gli interessi degli azionisti sono comuni e che, una volta che i soci siano ritenuti superflui o un peso, chiede loro la restituzione di quote che ora non valgono più nulla.
Fin da prima della preistoria è andata in questo modo e va così anche oggi, nonostante i progressi culturali, giuridici e di ingegneria transgenica: è la mucca che fa il latte, non il toro. Ecco perché il vitello segue sempre la madre e mai il padre.

Commenti

Post popolari in questo blog

La partita sul terrazzo

Il muretto sarà alto un metro e mezzo al massimo. È per questo che il pallone con cui giochiamo a calcio sul terrazzo è sgonfio. Perché non rimbalzi troppo, con il rischio che vada a finire di sotto e colpisca qualcuno di passaggio. È pur vero che di persone ne passano poche sotto casa in questi giorni e comunque è capitato, alcune volte, che la palla finisse in strada. È andata sempre bene, per fortuna. Il pallone che usiamo per giocare sul terrazzo non lo abbiamo sgonfiato apposta. È bucato. Lo aveva morso il nostro cane Spot a Villa Borghese, qualche tempo prima che ci chiudessero tutti in casa. Non so perché non lo avessimo buttato via subito, quel giorno. Adesso in ogni caso ci serve, per il motivo che ho detto.  Il terrazzo non lo abbiamo mai frequentato prima del coronavirus, i miei figli non c'erano mai stati. È uno di quei posti che appartengono a tutti i condòmini e che, proprio per questo motivo, non sono di nessuno, perché nessuno ha bisogno di andarci e tutti vog

Coronavirus: il lockdown e le ripercussioni sui figli minori dei genitori separati

Intervista all’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori Riaprire o lasciare tutto ancora chiuso, ripartire insieme oppure a due o a tre velocità: mentre si discute sulle modalità di allentamento del lockdown e su come gestire la Fase-2 nell’ottica di un ritorno graduale alla normalità dopo l’epidemia, diventano sempre più problematici, a causa delle limitazioni agli spostamenti per contenere l’epidemia da coronavirus, i rapporti fra figli minori e i genitori non collocatari all’interno delle famiglie con coniugi separati. Ne parla all‘Adnkronos l’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario della Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori, che sottolinea quanto le misure urgenti adottate dal Governo abbiano inciso sui rapporti fra figli e genitori non collocatari. "Le conflittualità tra ex coniugi si sono intensificate - spiega l’avvocato Laganella - di pari passo con la crescente incertezza sull’interpretazione d

Quando siamo costretti ad ascoltare un racconto sbagliato

Una delle peggiori forme di violenza che può capitarci di subire è il racconto sbagliato di ciò che ci accade. Trovo delittuoso - non ho altri termini per definire qualsiasi tentativo di mistificazione - il voler far passare una cosa per un'altra, appositamente, come se fossi tu a non capire e a non renderti conto di ciò che hai intorno: essere trattato, in una parola, come uno scemo. Sono incapace di tollerare che si scambi la verità con la finzione, non riesco a concepire la possibilità di intercambiabilità dell'una con l'altra, con la prima che diventi falsità e la seconda assurga a Verbo e a voce di Dio o, più semplicemente, a resoconto puntuale. Eppure, sono molti a credere alle chiacchiere, a farsi soggiogare più dal suono delle parole, che ad ascoltarle criticamente, cercando di coglierne il significato. La voce, spesso, ha più peso della sostanza che una frase esprime: siamo più ascoltatori di suoni che di significati. E chi parla, spesso, si sente e si pone su