A volte un colpo di fortuna può trasformarsi in una sciagura e rovinare la vita di chi ne è colto. La storia di cui sto per parlare me l'ha raccontata la persona che la scorsa estate mi ha affittato la sua casa al mare, nel sud dell'Italia, dove abbiamo trascorso le vacanze. Con gentilezza e disponibilità, un giorno mi accompagna con la sua macchina a fare degli acquisti e, fra gli altri posti nei quali ci fermiamo, c'è un banchetto di frutta e verdura ai margini di una strada di campagna. Io compro quel che mi serve, uva, pesche, insalata e melanzane, lui prende alcune cassette di pomodori che gli servono per fare le passate per l'inverno.
Il fruttivendolo è aiutato dalla moglie nel suo lavoro, è un tipo taciturno, che ci passa quel che ci serve senza parlare e che, quando si rivolge alla consorte, lo fa con dei gesti accompagnati da monosillabi. Alla fine della spesa, saluta il mio accompagnatore senza sorridere e neanche risponde al mio "arrivederci". Carichiamo tutto in macchina e ce ne andiamo.
"Ci conosciamo da una vita, io e quel ragazzo", mi dice il mio amico appena ci allontaniamo un poco. "Il padre vinse una bella somma al Totocalcio e con i soldi comprò quei terreni alle spalle del banchetto, con quelle case che vedi lì in fondo. Il papà intestò ogni bene al fruttivendolo e non diede niente al fratello, che in quel momento era emigrato per lavoro in Germania".
"Ci conosciamo da una vita, io e quel ragazzo", mi dice il mio amico appena ci allontaniamo un poco. "Il padre vinse una bella somma al Totocalcio e con i soldi comprò quei terreni alle spalle del banchetto, con quelle case che vedi lì in fondo. Il papà intestò ogni bene al fruttivendolo e non diede niente al fratello, che in quel momento era emigrato per lavoro in Germania".
Saputo della vincita paterna - prosegue il racconto - il fratello del fruttivendolo torna dalla Germania, intenzionato a rivendicare la sua parte. Il padre però crede nelle proprie e, secondo lui, ottime ragioni, che non conosco, di dare tutto a un figlio e niente all'altro. E così un bel giorno, dopo un gran litigio, questa pecora nera di un figlio, che anche lui crede nelle proprie ottime ragioni e ritiene ingiusta la decisione del genitore, anziché belare prende un fucile e lo punta contro il padre e, senza pensarci due volte ma una sola, così come aveva fatto poco prima il suo genitore con la sua decisione univoca, fa fuoco e lo uccide. Non come si ammazza un cane o un maiale o un avvoltoio, cioè per paura o per fame o per rabbia, ma per fare giustizia, secondo lui, ovvero nel tentativo di mettere nel piatto della bilancia una parte mancante: i soldi, l'eredità, i terreni, le case? - direte voi. No, non credo queste cose, ma l'amore di un genitore, a questo sentimento penso, guardando con lucidità e il senno di poi a un gesto che non è altro che folle.
Ma la legge non vede di buon occhio i gesti folli dettati da un vuoto d'amore o dalla gelosia, né la giustizia fai da te, né tanto meno l'omicidio di un padre tutt'altro che equanime. Pertanto, segue un processo inevitabilmente senza troppi fronzoli e il carcere. E adesso, a causa di un colpo di fortuna inaspettata, c'è un persona finita prematuramente sotto terra e un'altra che, tornata dalla Germania, tutt'altro si sarebbe aspettata se non di essere sbattuta dietro le sbarre.
E poi, ovviamente, c'è il fruttivendolo che, a sorpresa, ha speso una gran parte dei suoi soldi per la difesa, vana, del fratello, durante il breve, e dall'esito scontato, processo, e sta spendendo l'altra grossa parte della sua eredità per aiutare la famiglia dell'unico consanguineo che gli è rimasto.
Bel gesto, non c'è che dire, quello di un uomo che riconosce l'ingiustizia di un padre e aiuta un fratello colpito dalla disgrazia. E che tutti i giorni lavora in silenzio, sotto a un sole che brucia la pelle e con la testa rivolta chissà dove mentre i clienti gli parlano, forse a un giorno lontano dell'infanzia nel quale tutti e tre, il padre con i due figli, si rincorrevano spensierati e felici per i campi e giocavano a nascondersi fra i filari dei pomodori.
Questo tipo di pensieri, immagino, oggi che tutto è cambiato: i pomodori sono nelle cassette e vanno venduti a chi vuole fare le conserve, i soldi sono nelle tasche ma non fanno in tempo a entrarvi che già ne escono, la fortuna che passa, anche lei senza fermarsi e lasciando soltanto una scia di dolore.
Ma la legge non vede di buon occhio i gesti folli dettati da un vuoto d'amore o dalla gelosia, né la giustizia fai da te, né tanto meno l'omicidio di un padre tutt'altro che equanime. Pertanto, segue un processo inevitabilmente senza troppi fronzoli e il carcere. E adesso, a causa di un colpo di fortuna inaspettata, c'è un persona finita prematuramente sotto terra e un'altra che, tornata dalla Germania, tutt'altro si sarebbe aspettata se non di essere sbattuta dietro le sbarre.
E poi, ovviamente, c'è il fruttivendolo che, a sorpresa, ha speso una gran parte dei suoi soldi per la difesa, vana, del fratello, durante il breve, e dall'esito scontato, processo, e sta spendendo l'altra grossa parte della sua eredità per aiutare la famiglia dell'unico consanguineo che gli è rimasto.
Bel gesto, non c'è che dire, quello di un uomo che riconosce l'ingiustizia di un padre e aiuta un fratello colpito dalla disgrazia. E che tutti i giorni lavora in silenzio, sotto a un sole che brucia la pelle e con la testa rivolta chissà dove mentre i clienti gli parlano, forse a un giorno lontano dell'infanzia nel quale tutti e tre, il padre con i due figli, si rincorrevano spensierati e felici per i campi e giocavano a nascondersi fra i filari dei pomodori.
Questo tipo di pensieri, immagino, oggi che tutto è cambiato: i pomodori sono nelle cassette e vanno venduti a chi vuole fare le conserve, i soldi sono nelle tasche ma non fanno in tempo a entrarvi che già ne escono, la fortuna che passa, anche lei senza fermarsi e lasciando soltanto una scia di dolore.
Sarà ma io tre persone così non ce le vedo proprio a rincorrersi nei campi, neanche da giovani o bambini. Del resto certe cose, soprattutto quando drammatiche, difficilmente accadono per caso.
RispondiEliminaPomodori...
Io ce le vedo, invece. L'occasione è sì casuale, mentre i motivi, come dici tu, possono avere delle origini più lontane. Però l'infanzia, a mio avviso, almeno nei ricordi, è un momento bello della vita e, in ogni caso, abbastanza fantastico.
EliminaInfatti come si dice: la ragione è dei fessi. Sono rimasti fregati tutt'e due! Puniti per presunzione? Chi lo sa.... Fatto sta che il figlio non ha capito che nella vita si deve crescere.
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