"Aiutateci a prendere il killer". E' questa la motivazione ufficiale con cui ieri la Procura di Napoli ha diffuso il video dell'uccisione di un uomo in un vicolo del capoluogo partenopeo. L'esecuzione si è vista integralmente su tutti i principali siti d'informazione, parzialmente su tutti i tg e la sequenza fotografica oggi primeggia su tutte le prime pagine dei quotidiani. Ma a stupire non è soltanto la freddezza dell'assassino e la naturalezza con cui in pochi secondi egli tolga la vita a un altro uomo. A colpire, più della sua pistola, è soprattutto la tranquillità e la mancanza di scrupoli da parte di tutto il sistema dell'informazione nel trasmettere le immagini di quello che, più che un regolamento di conti, sembra un gioco da bambini.
Gioco da bambini, appunto. Non mi dilungherò molto oltre, ma voglio premettere che chi parla è contrario a qualsiasi forma di censura e ritiene che l'opinione pubblica debba esser messa a conoscenza di ogni fatto rilevante. Non oggi, però, e non con queste modalità, perchè per aiutare gli inquirenti a riconoscere il killer sarebbe bastato diffondere le foto dell'uomo, non della sua azione.
Un'ultima cosa, sulla confusione che può generare il filmato negli spettatori più piccoli, che ancora non sanno distinguere la realtà dalla fiction. Gli esperti affermano che quando i bambini guardano la televisione (in questo caso anche internet e le foto), lo fanno per conoscere il mondo e per loro anche un cartone animato può essere scambiato con la realtà, così come accade quando si legge loro una favola e credono che la fata turchina esista veramente.
Le immagini trasmesse insegnano che uccidere e morire è facilissimo, che sono sufficienti pochi attimi per farlo. Insegnano inoltre che morire è senza dolore, che non c'è commozione né pietà. Insegnano l'indifferenza dei passanti che scavalcano un corpo disteso. Insegnano che la vita non ha alcun valore, nessun senso e che uccidere è semplice e banale, come acquistare un pacchetto di caramelle.
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