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Televisione talebana

Ora non ricordo bene come iniziò tutto. Forse molto semplicemente: la tv, di punto in bianco, si spense, smise di funzionare e lui non ne acquistò mai più un'altra. Ho bene in mente invece la moglie di Roberto, ai primi tempi disperata, che chiedeva a quel talebano del marito di ripararla o di prenderne una nuova. Ma niente da fare e, oscillando fra l'ironico e l'adirato, Roberto rispondeva sempre che "la televisione fa male, soprattutto ai bambini" e che veicola messaggi subliminali, facendo "il lavaggio del cervello" a chi la guarda.
Quando i bambini di Roberto erano molto piccoli e il mio non era ancora nato, frequentavo abbastanza spesso la casa del mio amico e trovavo le scenette di questo tipo molto interessanti, soprattutto da un punto di vista sociologico-economico. Era presente un'offerta di mercato, dei possibili consumatori e lo stesso mercato, saltato in aria però, assieme alla cintura e al kamikaze che la indossava. Restavano, così mi apparivano in quel salotto, dei superstiti, impossibili clienti di fronte a una bancarella ormai muta. Ma della quale, fortunatamente, incominciavano a poter fare a meno.
Per anni la televisione del talebano restò al suo posto in quella stanza, senza accendersi mai più e senza più esser degnata di uno sguardo da chi le passava accanto: era diventata un mobile o un soprammobile, ormai apparentemente privo di significato. Ma dopo tanto tempo, ritornando nella casa dove l'avevo dimenticata chissà quando, nel rivederla al suo posto, proprio lì, esattamente dove l'avevo scordata, non potevo non pensare che quello schermo grigio si era nel frattempo trasformato, da monitor quale era, in monito per le future generazioni.
E l'ammonimento, ovviamente, doveva riguardare in qualche modo anche Dodokko, che nello stesso periodo stava iniziando il suo training televisivo: sempre più tempo trascorso di fronte al mezzo, anche se, per ora, resta entro parametri accettabili. "Non sarò anch'io un talebano", mi sono detto, ma che la tv sia vista con moderazione: è dell'altra sera, nata dopo un paio di episodi isterici, la decisione di non far guardare la televisione a Dodokko prima di andare a dormire. Gli basti quel poco che gli è riservato il pomeriggio. E il tempo passato insieme, soprattutto serale, consacriamolo, invece, con attività dove le nostre coscienza siano più sveglie: meno addormentate e passive e non assogettate al totem bugiardo che ci prende in giro, fingendo di essere governato soltanto perchè ci ha regalato un telecomando.

Commenti

  1. Fosse facile. A casa mia si guarda solo playhouse disney ormai. Cerco di pensare che siano cartoni animati istruttivi, che impari delle cose guardandoli. Ma senza tv è difficile, noi purtoppo non ci riusciamo. E mio figlio, 4 anni, usa anche il computer con grande soddisfazione da praticamente quando è nato. Per vietare queste cose a lui dovremmo farne a meno tutti in famiglia e non credo sia possibile.

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  2. Bah. Sul mio pianeta si vive gran bene senza tv.

    Il mio di nanetto ha 4 anni pure, e prende come dato di fatto (tipo il sole che sale la mattina e scende la sera) che si veda un massimo di un film (sul computer) al giorno (alla sera).

    Non è una questione di "facile" o " possibile", ma di fare una semplice scelta.

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