Dall'egoismo moderato all'altruismo puro, senza passare necessariamente per quello interessato. Qualcuno ricorderà l'articolo di ottobre 'Pollice destro pollice sinistro' e tutta la questione dei bambini tirannici fra i tre e i sette anni e del campanilismo fra quelli in età scolare ovvero della cooperazione finalizzata all'evoluzione sociale. Nel post in questione avevo scritto che "Dodokko è ancora nella fase egoistico-moderata, ma precorre i tempi (è in vantaggio di almeno quattro anni!) di quella altruistico-interessata" e avevo spiegato il perchè. Ora però, dopo l'episodio di mercoledì scorso, sono felicemente costretto a smentirmi, dovendo affermare invece che Dodokko è un altruista disinteressato.
Non eravamo mai andati prima di quel giorno nel giardino pubblico dove si sono svolti i fatti: un posto brutto, prevalentemente di cemento, dove, distanziati razionalmente fra loro, affioravano dalla pavimentazione coperta da foglie giallo-castane pochi platani piantati in buche quadrate di un metro per un metro. Oltre il prato punteggiato di grigio e marrone, oltre la nebbia che quella mattina freddissima rendeva cupi l'atmosfera e lo stato d'animo, ci accorgiamo appena dei quattro giochi per bambini messi a disposizione dal Comune: uno scivolo, un'altalena, un trenino di legno e una pedana senza senso e senza pretese, sulla quale poter salire e dalla quale poter scendere attraverso due scalette antistanti fra loro.
Arrampicata su questa stuttura troviamo una bambina inglese, sorretta dalla babysitter romena (un coppia che ormai è diventato uno stereotipo nei nostri incontri mattutini). Una bimba gracile di 25 mesi (come mi dice la badante), che però mostra appena la metà dei suoi anni, che 'parla' con piccoli versi anzichè con parole e che ancora non cammina. Non chiedo nulla a proposito degli eventuali problemi della bimba: mi basta ciò che vedo e soprattutto mi colpisce il fatto che Dodokko, compresa la situazione, si dimentica immediatamente di me per dedicarsi, anima e corpo, a quella piccola creatura in difficoltà. In un attimo si arrampica sulle scale, la raggiunge sulla pedana dove la bambina sta gattonando e le porge una mano. L'aiuta ad alzarsi e, nel farlo, compie un tentativo più grande di lui, uno sforzo che non è della sua età ma che appartiene al mondo degli adulti e non sempre, ma soltanto quando essi sono veramente (e naturalmente) altruisti. Per tutta la mezz'ora in cui stiamo assieme alla piccola, Dodokko non l'abbandona mai e la segue come un'ombra ovunque, sempre pronto ad aiutarla in caso di difficoltà. E da quel giardino orribile vuole andar via soltanto quando deve andar via anche la sua nuova amica.
A pensarci bene, quel giorno di nebbia in quel posto orrendo, ho scoperto la generosità di Dodokko, di cui ha fatto dono disinteressato a una sconosciuta che probabilmente non rivedrà più e che sicuramente ha già scordato. Ecco di cosa sono capaci i bambini: di dare e, subito dopo, di dimenticare. Facile per loro, come bere un sorso d'acqua. Un po' più difficile, invece, per noi adulti.
Non eravamo mai andati prima di quel giorno nel giardino pubblico dove si sono svolti i fatti: un posto brutto, prevalentemente di cemento, dove, distanziati razionalmente fra loro, affioravano dalla pavimentazione coperta da foglie giallo-castane pochi platani piantati in buche quadrate di un metro per un metro. Oltre il prato punteggiato di grigio e marrone, oltre la nebbia che quella mattina freddissima rendeva cupi l'atmosfera e lo stato d'animo, ci accorgiamo appena dei quattro giochi per bambini messi a disposizione dal Comune: uno scivolo, un'altalena, un trenino di legno e una pedana senza senso e senza pretese, sulla quale poter salire e dalla quale poter scendere attraverso due scalette antistanti fra loro.
Arrampicata su questa stuttura troviamo una bambina inglese, sorretta dalla babysitter romena (un coppia che ormai è diventato uno stereotipo nei nostri incontri mattutini). Una bimba gracile di 25 mesi (come mi dice la badante), che però mostra appena la metà dei suoi anni, che 'parla' con piccoli versi anzichè con parole e che ancora non cammina. Non chiedo nulla a proposito degli eventuali problemi della bimba: mi basta ciò che vedo e soprattutto mi colpisce il fatto che Dodokko, compresa la situazione, si dimentica immediatamente di me per dedicarsi, anima e corpo, a quella piccola creatura in difficoltà. In un attimo si arrampica sulle scale, la raggiunge sulla pedana dove la bambina sta gattonando e le porge una mano. L'aiuta ad alzarsi e, nel farlo, compie un tentativo più grande di lui, uno sforzo che non è della sua età ma che appartiene al mondo degli adulti e non sempre, ma soltanto quando essi sono veramente (e naturalmente) altruisti. Per tutta la mezz'ora in cui stiamo assieme alla piccola, Dodokko non l'abbandona mai e la segue come un'ombra ovunque, sempre pronto ad aiutarla in caso di difficoltà. E da quel giardino orribile vuole andar via soltanto quando deve andar via anche la sua nuova amica.
A pensarci bene, quel giorno di nebbia in quel posto orrendo, ho scoperto la generosità di Dodokko, di cui ha fatto dono disinteressato a una sconosciuta che probabilmente non rivedrà più e che sicuramente ha già scordato. Ecco di cosa sono capaci i bambini: di dare e, subito dopo, di dimenticare. Facile per loro, come bere un sorso d'acqua. Un po' più difficile, invece, per noi adulti.
Commenti
Posta un commento