Passa ai contenuti principali

Piccole dita

Le piccole e abili dita di Suli sembrano essere molto adatte alla raccolta dei mirtilli. Ma le sue mani sono anche quelle di una bambina di cinque anni, trovata a lavorare in un campo di una grande azienda che produce i frutti di bosco per catene come Walmart e Kroger. Non stiamo parlando di sfruttamento del lavoro minorile nel terzo mondo, ma negli Stati Uniti - documenta un'inchiesta dell'Abc (http://abcnews.go.com/Blotter/young-children-working-blueberry-fields-walmart-severs-ties/story?id=8951044) - dove i piccoli braccianti impiegati nell'agricoltura hanno fra i 5 e gli 11 anni. Proprio come accade nell'azienda in questione, la Adkin Blue Ribbon Packing Company, e dalla quale Walmart si è affrettata a prendere le distanze, almeno "fino a quando non saranno noti i risultati dell'indagine avviata dalla commissione etica interna. Fino ad allora, non compreremo merce da questo produttore, poichè Walmart non tollera l'utilizzo del lavoro minorile".
C'è da sottolineare che i minori sono i figli della manovalanza che, come avviene anche in Italia, è fatta dagli immigrati e lavora nei campi. Bambini che partecipano al lavoro assieme ai propri genitori, contribuendo in tal modo a velocizzarne i tempi e ad abbatterne ulteriormente i costi già bassissimi. Perchè questa necessità? Perchè Walmart e tutti gli altri grandi della distribuzione, in competizione fra loro, attuano una corsa dei prezzi al ribasso, una gara dove vince chi è in grado di vendere a meno. E per poter competere e vendere a meno si deve produrre sempre di più, a costi sempre più bassi, anche a costo di sacrificare l'ambiente e la salute dei bambini. E assieme alle dita dei più piccoli, mettono in vendita i loro sogni e il loro futuro, a 'vantaggio', come mostra il video dell'Abc, di pance più fortunate e di piccole miss blueberry che non immaginano neanche minimamente cosa ci sia dietro ai mirtilli che ingoiano.
Foto: ABC news

Commenti

Post popolari in questo blog

La partita sul terrazzo

Il muretto sarà alto un metro e mezzo al massimo. È per questo che il pallone con cui giochiamo a calcio sul terrazzo è sgonfio. Perché non rimbalzi troppo, con il rischio che vada a finire di sotto e colpisca qualcuno di passaggio. È pur vero che di persone ne passano poche sotto casa in questi giorni e comunque è capitato, alcune volte, che la palla finisse in strada. È andata sempre bene, per fortuna. Il pallone che usiamo per giocare sul terrazzo non lo abbiamo sgonfiato apposta. È bucato. Lo aveva morso il nostro cane Spot a Villa Borghese, qualche tempo prima che ci chiudessero tutti in casa. Non so perché non lo avessimo buttato via subito, quel giorno. Adesso in ogni caso ci serve, per il motivo che ho detto.  Il terrazzo non lo abbiamo mai frequentato prima del coronavirus, i miei figli non c'erano mai stati. È uno di quei posti che appartengono a tutti i condòmini e che, proprio per questo motivo, non sono di nessuno, perché nessuno ha bisogno di andarci e tutti vog...

Coronavirus: il lockdown e le ripercussioni sui figli minori dei genitori separati

Intervista all’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori Riaprire o lasciare tutto ancora chiuso, ripartire insieme oppure a due o a tre velocità: mentre si discute sulle modalità di allentamento del lockdown e su come gestire la Fase-2 nell’ottica di un ritorno graduale alla normalità dopo l’epidemia, diventano sempre più problematici, a causa delle limitazioni agli spostamenti per contenere l’epidemia da coronavirus, i rapporti fra figli minori e i genitori non collocatari all’interno delle famiglie con coniugi separati. Ne parla all‘Adnkronos l’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario della Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori, che sottolinea quanto le misure urgenti adottate dal Governo abbiano inciso sui rapporti fra figli e genitori non collocatari. "Le conflittualità tra ex coniugi si sono intensificate - spiega l’avvocato Laganella - di pari passo con la crescente incertezza sull’interpretazione d...

Quell'appagante ignoranza spacciata per sapienza

E' stato durante una recente passeggiata lungo il fiume, che hanno preso vita i pensieri che mi accingo a scrivere. E anche adesso, nel momento stesso in cui lo faccio, so di non essere esente da ciò che sto per dire. Qualsiasi affermazione, non fosse altro che per il fatto di essere parziale, contiene un margine di errore. Non esiste una frase, non un giudizio, che possa esser considerata giusta al cento per cento. Da una parte siamo ignoranti, dall’altra presuntuosi, da un’altra ancora distratti oppure illusi, inconsapevoli, incoscienti. Ma è quando mostriamo opportunismo che le cose precipitano.  Non mi riferisco a quella qualità, che il più delle volte è considerata un difetto, di saper cogliere un’opportunità, un’occasione, per sfruttarla a nostro vantaggio. Penso piuttosto a chi è opportunista del modo di parlare, a chi, dopo averla decostentualizzata, sfrutta quella certa parola per ottenere una ragione che altrimenti non avrebbe mai. Prendi un termine, estrapolalo dalla fra...