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Però anche le galline sono belle



“Però anche le galline sono belle”: è stato questo il commento finale con cui Dodokko ha sintetizzato la domenica trascorsa all'agriturismo. Fra cavalli, asini, mucche, vitelli, galline e oche, mio figlio prima ha deciso che erano queste ultime le più belle della fattoria, ma a fine giornata ha avuto una parola buona anche per le galline, appunto. Sul podio anche loro, dunque, a pari merito con le cugine bianche.

I fatti salienti, agli occhi di Dodokko, di una scampagnata diversa dalle solite:

I cavalli erano uno bianco e l'altro marrone ma Dodokko li ha battezzati entrambi Jimmy. Hanno mangiato erba dalle nostre mani, ci hanno fatto vedere i dentoni ma non hanno sorriso quando mio figlio, volendo scattare una foto, ha detto loro “cheese”. Pensando che forse non comprendessero l'inglese, a uno di loro ha ordinato: “sorridi”. Ma anche in questo caso niente da fare: i cavalli non sanno né l'inglese e né l'italiano.

Gli asini o, meglio, l'asina e l'asinello. Quest'ultimo, nato poche ore prima, non si reggeva in piedi quando lo abbiamo visto. Un fattore indiano ha cercato di aiutarlo a poppare il latte dalla madre, sorreggendolo da sotto la pancia con una mano e con l'altra avvicinandone la testa alle mammelle. Ci è sembrato più un accanimento terapeutico che altro, dato che tanto la madre quanto il figlio non volevano saperne di fare come voleva il fattore. Lo spettacolo dell'animale che sembrava più in fin che in inizio di vita non ci ha entusiasmato molto.

I vitelli invece sì che bevevano il latte, eccome. Dodokko li ha osservati bene e poi ha chiesto: “Ma anche la mucca beve il latte?”. “No, la mucca beve l'acqua e fa il latte per i figli”, è stata la risposta. E' stato bello vedere il muso delle bestiole scomparire sotto le pance delle loro mamme. E' stata una sorpresa, inoltre, accorgersi di quanto velocemente le mucche siano capaci di correre da cucciole: assomigliano un poco ai cani San Bernardo a sei mesi di età, ossute, con la pelliccia folta e con poca dimestichezza nel controllo dei freni durante il galoppo.

Abbiamo assistito poi al pranzo delle galline, portato dallo stesso fattore degli asini, che lo ha versato in terra sull'aia da un secchio della spazzatura: avanzi dal ristorante. Assieme ai pennuti hanno banchettato anche alcuni gatti, amici stranamente conviviali, ma non è questo il punto: il punto è che mentre Dodokko era compiaciuto per l'appetito dimostrato dagli animali, io non ho potuto accettare la stranezza di vedere una gallina con le tagliatelle al ragù che le penzolavano dal becco. Le tagliatelle, rigorosamente della casa, erano fatte con le uova di quelle stesse galline: una situazione vagamente anomala. Ma il culmine del pranzo delle galline era costituito dagli avanzi del pollo arrosto che a un certo punto le stesse hanno iniziato a beccare, fra bucce di patate e fette di zucchine. Cannibalismo - ho pensato - ma forse in campagna si è sempre usato fare così: gli animali da cortile mangiano gli avanzi del pasto del padrone, punto. Siamo ancora lontani – ho riflettuto – dalla mucca pazza che impazzì mangiando farine di animali simili a lei: lì si trattava di un erbivoro trasformato in carnivoro, mentre qui abbiamo a che fare con onnivori cannibali. E nessun onnivoro è mai impazzito mangiando suoi consanguinei. Riflessioni che non ho condiviso con Dodokko, il quale infatti – come si sa – ha trovato belle anche le galline.

Ma le più belle agli occhi di Dodokko restano le oche. Forse perché si sono avvicinate più degli altri animali a noi, forse perché starnazzavano e facevano un chiasso infernale, forse perché provano in continuazione a beccarci. Oppure perché hanno dei colori magnifici su un disegno di una semplicità e linearità assolute: un corpo bianco che si allunga sul collo, senza una piuma fuori posto e che sembra di gomma, due grandi zampe palmate arancioni, un becco dello stesso colore e due occhi azzurri all'interno di un cerchio ancora una volta arancione.


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