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Evviva la Svezia...e gli svedesi

L'altro giorno mi sono imbattuto nel blog congedoparentale.blogspot.com: è il diario di un papà sulle giornate che passa con le figlie grazie al permesso di astensione dal lavoro. Ho trovato i suoi post asciutti e, nonostante questo, pieni di sentimento. Ma la cosa che più mi ha colpito è proprio il fatto di aver incontrato, per la prima volta anche se virtualmente, un padre che usufruisse del congedo parentale...per quattro mesi!
Mi sono incuriosito e ho contattato l'autore del blog, Stefano, al quale ho rivolto per e-mail qualche domanda, fra le quali: "Come fai a vivere con il 30 per cento dello stipendio?", che è il motivo principale a causa del quale in Italia praticamente nessun papà decide di godere dell'astensione facoltativa dal lavoro.
Mi ha risposto che vive e lavora in Svezia. E ciò basterebbe a svelare l'arcano di una decisione, qui da noi, a dir poco originale. Ma ha aggiunto anche che il presidente della società per cui lavora - che a luglio lo ha nominato dirigente dopo che aveva già comunicato all'azienda la sua decisione di restare a casa - gli ha detto testualmente: "Non darei mai responsabilità del personale a una persona che non si prende la responsabilità della propria famiglia". Queste parole, pronunciate in ultima analisi da un datore di lavoro, fanno intendere che in Svezia il diritto al congedo parentale, finalizzato anche alla responsabilizzazione dei dipendenti, sia prima di tutto una mentalità e solo successivamente una parte integrante delle politiche per la famiglia del governo. In altre parole, il congedo è prima di tutto una cultura e, soltanto dopo, una legge.
Fra le altre cose, lontane anni luce dall'Italia, Stefano, genitore di due bambine di quasi 5 e 1 anno, mi ha raccontato che in Svezia l'astensione dal lavoro per i neo genitori prevede 14 mesi pagati all'80 per cento (in Italia l'indennità è pari al 30 per cento della retribuzione per un periodo massimo complessivo per entrambi i genitori pari a sei mesi) di una cifra sino a 3500 euro a seconda dello stipendio. Dei 14 mesi, 3 sono riservati alla madre, 3 al padre, gli altri si possono dividere e c'è un bonus per incentivare i papà a prendere più di 3 mesi.
"Società come la mia - dice ancora Stefano - incentivano il congedo 'completando' sino al 90 per cento dello stipendio nominale. Tieni poi conto che lo stato da a tutti circa 110 euro al mese per ogni figlio (a copertura del costo dell'asilo)".
Ciò che si forma fra padre e figli, durante una convivenza così lunga nei primi mesi di vita dei piccoli, per Stefano è "un rapporto forte". E, ricordando anche la sua prima astensione dal lavoro dopo la nascita della primogenita, afferma di essere convinto che "l'ottimo rapporto che ho con mia figlia e il suo interesse a essere bilingue svedese-italiano dipendono anche dalla quantità (non solo dalla qualità) del tempo che passiamo insieme".
Già, il tempo che passiamo insieme ai figli: a Stefano ho detto che qui in Italia nessun datore di lavoro si sognerebbe mai di posporre l'azienda al lavoratore, né tanto meno ai suoi figli e alla sua famiglia. E poi mi sono ricordato e gli ho raccontato del mio originale 'congedo parentale', quando mio figlio aveva 9 mesi. In quell'occasione ebbi la grande fortuna di stare con lui per 2 mesi grazie a...una mia malattia, di cui racconto brevemente qui sosmammo.blogspot.com/2009/11/benedetta-malattia.html. Fu un tempo meraviglioso e prezioso, quello passato assieme, ma che oggi lascia l'amaro in bocca al pensiero che in Italia, almeno nel mio caso, fu necessario ammalarsi per trascorrere del tempo con mio figlio.

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