E' l'estate la stagione più brutta, la più attesa ma anche la più deludente. Quella che ti lascia l'amaro in bocca, perché non fa in tempo ad arrivare che è già finita. Non è l'autunno, come tutti pensano, con le foglie che cadono dagli alberi e la pioggia, e nemmeno l'inverno, col vento gelido e il raffreddore.
E' un po' di tempo che ho questa idea fissa sull'estate: il periodo con i mesi più caldi, quelli delle vacanze e del tempo libero, dei viaggi e del mare, delle giornate lunghe da vivere all'aria aperta. Eppure, nonostante ciò, arriva sempre, una sera di fine agosto a tradirti, improvvisa, una brezza fredda che ti colpisce alle spalle e che ti coglie alla sprovvista sul far della sera, magari mentre sei assorto a contemplare un tramonto. E' in quel preciso istante che ti accorgi di quanto i giorni siano ormai diventati corti, di come tutto si sia ormai compiuto, che è l'ora di ritornare a casa. E' in quel momento che ti rendi conto che le vacanze sono finite e ti resta un nodo alla gola, un dolore che è già nostalgia per qualcosa che ti sei appena lasciato alle spalle.
Quante estati sono finite in questo modo e quante estati finiscono tutti i giorni. Quante attese deluse e quanto troppo poco tempo è quello trascorso insieme a chi ami. E quanto è immenso, invece, lo spazio che ci divide ogni giorno dalle cose belle e dagli affetti. Quanti sorrisi mi sono perso di mio figlio nell'attesa di un fine settimana oppure di un viaggio da fare insieme. E poi, invece, quando il tempo di stare vicini è giunto, quanto questo è durato poco o come l'ho vissuto distrattamente.
E l'estate la stagione più brutta, la più falsa, quella delle promesse mai mantenute. In estate ritroverò un giorno i miei figli, ormai cresciuti, lontani da me, per conto loro, come è giusto che sia. In estate tenterò di parlare con loro, ma so già che il nostro sarà un dialogo impossibile, perché essi avranno conosciuto linguaggi diversi dai miei.
Quel giorno i miei figli saranno ormai lontani, irraggiungibili, perché vivranno in una stagione nuova: nella loro estate, mentre io starò ancora attardandomi nell'inverno della mia vita.
oh!mamma mia!!hai detto cose(vere)alle quali non voglio ancora pensare...sigh!ti seguirò con piacere!!
RispondiEliminaCiao Cristiano è molto bello quello che hai scritto ma fa una piega che proprio non mi piace:
RispondiElimina"E poi, invece, quando il tempo di stare vicini è giunto, quanto questo è durato poco o come l'ho vissuto distrattamente."
se l'hai vissuto distrattamente un motivo ci sarà stato perchè se non c'è stato contraddici tutto il senso del post.
E poi il pessimismo cosmico poco s'addice ad un neopapà, non è il caso.
Riguardo al tempo che preferiresti passare coi tuoi figli, come dicevo tempo fa a papex (pace all'anima sua) non è che sia tutto passato in maniera gradevole e significativa e a una certa si svalvola: è naturale trovarsi a pensare alla fuga, altro che estate.
Ciao. Ho qualcosa per te...se passi dal mio blog leggi il post del 9 febbraio: si tratta di un premio simbolico che gira fra noi blogger.
RispondiElimina@CiuccioRock: complimenti per il nome del blog...lo trovo originalissimo.
RispondiElimina@sicampeggia: la piega che non ti piace è inevitabile, purtroppo, così come è inevitabile il mio rammarico. Ps: non sono un pessimista cosmico, ma saltuario.
@Stella: grazie per la nomination.