Passa ai contenuti principali

Voglio veder volare un aquilone

"Il suo corpo nudo contro la notte, contro i miei fantasmi. E' più in alto di me, è ferma e lucente come una statua di bronzo. E quel pensiero mi raggiunge come l'unico che esista.
- Facciamo un figlio.
L'ho colta di sorpresa. Sorride, sbuffa dal naso, alza le sopracciglia, si gratta una gamba, una sequenza di piccole manifestazioni di disagio.
- Fatti togliere la spirale
- Stai scherzando?
- No.
E sento che vorrebbe non aver capito. Siamo marito e moglie da dodici anni, e non abbiamo mai sentito il bisogno di qualcosa che si aggiungesse a noi.
- Lo sai che non ci credo...
- In cosa non credi?
- Non credo nel mondo

Cosa stai dicendo? Che mi frega del mondo, di tutta quella carne anonima. Sto parlando di noi. Del mio piccolo uccello, della tua piccola cosa. Sto parlando di un puntino. Di una lucciola nel buio.

- Non me la sento di mettere un figlio in questo mondo...

Ti stringi le gambe, ti fai piccola e vorresti essere uno scarafaggio per andartene via lungo il muro. E dove ti vuoi arrampicare? Non vuoi un figlio perché il mondo è violento, inquinato, triviale? Torna qui, torna in basso da me. Sono nudo sul letto che aspetto. Dammi una risposta migliore.

- Poi non credo che sarei capace di tenere un neonato in mano, avrei paura.

O hai paura di rinunciare a quella donna che stringi? che ti piace? Lo so, amore mio, non c'è niente di male, l'egoismo ci consola, ci fa compagnia. E sei già stanca di sentirti scrutata, e forse adesso hai freddo. Ti muovi, ti tormenti. Hai paura di non bastarmi più.

- E tu perché vuoi un figlio?

Potrei dirti che mi serve un filo per rammendare i pensieri strampalati che faccio, per tenerli insieme. Perdo pezzi. E vorrei un piccolo pezzo nuovo davanti a me. Perché sono un orfano, potrei dirti.

- Perché voglio veder volare un aquilone - dico, e non so cosa ho detto.
Finalmente la tensione si allenta, è stato un gioco, uno scherzo. Tua madre torna a guardarmi senza sospetto.
- Cretino - ride.
E butta giù un sorso di cocacola. - Stiamo bene anche così, ti pare? 

Ma io sto pensando a un filo che vibra nel vento, a un piccolo polso che mi tenga attaccato alla terra. Sono io, Elsa, quell'aquilone, sono io che volo. Un trapezio di stoffa stracciata nel cielo e in basso la sua grande ombra che insegue il mio pulcino, il mio pezzo mancante.

(Margaret Mazzantini, Non ti muovere, Mondadori 2001)

Com'è incredibilmente, tragicamente e comunemente vera questa situazione descritta dalla scrittrice. Perché in ogni coppia è spesso solo uno dei due partner a desiderare un figlio di più dell'altro? E poi questa motivazione: "Non me la sento di mettere un figlio in questo mondo", perché è tanto diffusa? Non è una bella immagine quella di un figlio come "filo per tenere insieme i pensieri"? E, infine, non è meravigliosa quella dei genitori come aquiloni stracciati e sospesi in cielo, trattenuti sulla terra dal piccolo polso dei figli?

Commenti

Post popolari in questo blog

La partita sul terrazzo

Il muretto sarà alto un metro e mezzo al massimo. È per questo che il pallone con cui giochiamo a calcio sul terrazzo è sgonfio. Perché non rimbalzi troppo, con il rischio che vada a finire di sotto e colpisca qualcuno di passaggio. È pur vero che di persone ne passano poche sotto casa in questi giorni e comunque è capitato, alcune volte, che la palla finisse in strada. È andata sempre bene, per fortuna. Il pallone che usiamo per giocare sul terrazzo non lo abbiamo sgonfiato apposta. È bucato. Lo aveva morso il nostro cane Spot a Villa Borghese, qualche tempo prima che ci chiudessero tutti in casa. Non so perché non lo avessimo buttato via subito, quel giorno. Adesso in ogni caso ci serve, per il motivo che ho detto.  Il terrazzo non lo abbiamo mai frequentato prima del coronavirus, i miei figli non c'erano mai stati. È uno di quei posti che appartengono a tutti i condòmini e che, proprio per questo motivo, non sono di nessuno, perché nessuno ha bisogno di andarci e tutti vog

Coronavirus: il lockdown e le ripercussioni sui figli minori dei genitori separati

Intervista all’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori Riaprire o lasciare tutto ancora chiuso, ripartire insieme oppure a due o a tre velocità: mentre si discute sulle modalità di allentamento del lockdown e su come gestire la Fase-2 nell’ottica di un ritorno graduale alla normalità dopo l’epidemia, diventano sempre più problematici, a causa delle limitazioni agli spostamenti per contenere l’epidemia da coronavirus, i rapporti fra figli minori e i genitori non collocatari all’interno delle famiglie con coniugi separati. Ne parla all‘Adnkronos l’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario della Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori, che sottolinea quanto le misure urgenti adottate dal Governo abbiano inciso sui rapporti fra figli e genitori non collocatari. "Le conflittualità tra ex coniugi si sono intensificate - spiega l’avvocato Laganella - di pari passo con la crescente incertezza sull’interpretazione d

Quando siamo costretti ad ascoltare un racconto sbagliato

Una delle peggiori forme di violenza che può capitarci di subire è il racconto sbagliato di ciò che ci accade. Trovo delittuoso - non ho altri termini per definire qualsiasi tentativo di mistificazione - il voler far passare una cosa per un'altra, appositamente, come se fossi tu a non capire e a non renderti conto di ciò che hai intorno: essere trattato, in una parola, come uno scemo. Sono incapace di tollerare che si scambi la verità con la finzione, non riesco a concepire la possibilità di intercambiabilità dell'una con l'altra, con la prima che diventi falsità e la seconda assurga a Verbo e a voce di Dio o, più semplicemente, a resoconto puntuale. Eppure, sono molti a credere alle chiacchiere, a farsi soggiogare più dal suono delle parole, che ad ascoltarle criticamente, cercando di coglierne il significato. La voce, spesso, ha più peso della sostanza che una frase esprime: siamo più ascoltatori di suoni che di significati. E chi parla, spesso, si sente e si pone su