Chi mi frequenta, anche soltanto leggendomi, lo sa. E' il filo conduttore del mio blog, l'argomento principale dal quale - è vero - ogni tanto mi permetto di divagare. In questi ultimi tempi è tornato alla ribalta, prepotentemente, violentemente, come qualsiasi libertà repressa e che, prima o dopo, si ribella e chiede di essere riscattata.
La poesia che segue è stata, fin da quando ero un adolescente, una delle mie preferite, non solo perché arriva a toccare le corde più sensibili del mio animo - quelle che riguardano, appunto, la libertà dei bambini, la creatività, la fantasia e la vivacità, puntualmente schiacciate e mortificate dai cosiddetti "educatori", siano essi i genitori o i maestri o chiunque abbia la pretesa di saperne più di loro - ma anche per la sua essenzialità, capace, com'è, di condensare tutto - ma proprio tutto ciò che io penso e che a mia volta scrivo compilando pagine e pagine di diario personale - in cinque righe.
La retta viaA ogni chilometro
ogni anno
alcuni vecchi dalla fronte ottusa
indicano ai fanciulli la strada
con un bel gesto di cemento armato.
Jacques Prévert
è molto bella davvero...
RispondiEliminaCaro Cristiano, non sai quanto odio la repressione che viene esercitata sui bambini e ancor di più la dilagante opposizione degli adulti a cambiare questa violenza considerata quale scelta adeguata per la crescita dei più piccoli.
RispondiEliminaDa un po' di tempo sto pensando che non sia adeguato chiamare educazione ciò che si dovrebbe essere e fare con i bambini e i ragazzi, in quanto parola che spesso sottende un dirigere degli adulti.
Ritengo più corretto usare la parola accompagnamento. Un accompagnamento dei bambini alla loro crescita, in altre parole uno stare al loro fianco che li aiuti a comprendere il mondo, che li protegga quando serve, che li valorizzi per quello che loro sono.
Luca