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Quando a scuola manca la fantasia

Fra le varie motivazioni, ragionamenti o scuse, dette da mio figlio per non andare alla scuola materna (l'asilo dell'obbligo, mai molto gradito a entrambi, che ha appena riaperto i battenti e da cui, comunque, lo scorso anno è stato assente per tutto l'inverno per motivi di salute), ce n'è una che mi ha particolarmente colpito e che, mio malgrado, mi trova d'accordo, anche se penso che Dodokko, di anni quattro, non sapesse bene il significato della sua frase quando l'ha pronunciata: "A scuola manca la fantasia", mi ha gridato in lacrime mentre lo vestivo prima di uscire di casa.
Le parole di mio figlio rispecchiano i miei pensieri riguardo i nidi e la scuola materna, così come mi è capitato di conoscerli: si tratta perlopiù di luoghi dove (intrat)tenere i bambini mentre i genitori sono al lavoro. Sono recinti dove lasciar pascolare i più piccoli nell'attesa che qualche parente vada a riprenderli. Sono posti dove ci si uniforma alla massa fin da neonati e dove le esigenze individuali e la creatività del singolo vengono confuse in giochi e attività spesso senza senso e che non hanno altro scopo se non quello di ingannare il tempo. 
Sono il primo passo, compiuto nella più tenera età, verso una socializzazione coatta, nella direzione di un conformismo militaresco, e al quale seguiranno altri passi alle elementari e alle medie, fin quando, cioè, nell'ormai ragazzo si svilupperà (spero al più presto) un senso critico che gli faccia mettere in discussione alcune regole pensate soltanto per farlo diventare un 'cittadino per bene'. 
Io lo so perfettamente che, parlando in questi termini della scuola materna, mi attirerò le critiche e il disappunto dei più, ovvero di tutti coloro che mandano i figli all'asilo, ma ciò di cui scrivo non è l'espressione di una mia recente forma di delirio, ma soltanto la mia esperienza con l'istituzione scolastica. Esperienza che ritrovo anche nel mondo del lavoro, dove molti giovani talenti non hanno modo alcuno per emergere e anzi sono proprio le loro capacità e il loro spirito innovativo a venir mortificati il più delle volte, per mezzo di demansionamenti e forme varie di mobbing. Checché se ne dica, anche negli uffici non si vogliono teste pensanti, ma manichini che obbediscono agli ordini del capo...e il capo, poi, chi è se non chi più di ogni altro è obbediente e asservito al Sistema?!
Insomma, si inizia proprio da piccolissimi ad entrare in una certa ottica e in certi schemi prefissati, dove tutto dev'essere funzionale allo scopo supremo e al fine ultimo, ogni minimo ingranaggio della Grande macchina ben oliato.
Ha ragione mio figlio a leggermi nella testa e a dire ciò che io penso, e cioè che a scuola manca la fantasia. E allora perché ce lo mando all'asilo? Per le stesse e poco valide ragioni per le quali anche tutti gli altri lo fanno: perché devo andare a lavorare e quindi non posso stare con lui. Perché sono un anticonformista soltanto a parole. Perché non sono ricco abbastanza da poter usare il mio tempo come più desidero. Perché a causa di tutti questi motivi faccio parte integrante del Sistema. Di un sistema malato, di un'impostazione sbagliata e che si autoalimenta con la carne dei suoi figli, col sangue più giovane, ché di quello già coagulato e smorto, di chi da tempo immemorabile è asservito e privo di neuroni, può benissimo fare a meno ormai.

Commenti

  1. Caro Cristiano, l'asilo dovrebbe essere un luogo di gioco, dove i nostri piccoli imparano a coltivare nuove affettività e a conoscere gradualmente, con piccoli assaggi zuccherati, quel mondo che, volenti o nolenti,dovranno affrontare -e io spero amare e anche un pochino cambiare-. Non tutti gli asili sono dei lughi ottimali di crescita e questo dipende soprattutto dalle maestre, dal loro reale interesse a conoscere profondamente ogni singolo bambino; invece spesso il piccolo individuo viene visto essenzialmente come soggetto da gestire e da questa visione utilitaristica sorgono le tristi condizioni di cui tu parli in questo post. Però io credo che con le persone giuste l'asilo possa essere una meravigliosa esperienza per i tuoi piccoli! Noi abbiamo due bambini che hanno esattamente l'età dei vostri e per il mio bambino grande andare al nido o alla scuola materna è stata quasi sempre una grande gioia... Certo, ci sono stati dei momenti in cui non siamo stati affatto soddisfatti del servizio o dei messaggi educativi e siamo intervenuti con le maestre, con cortesia ma anche con molta fermezza. Credo di poter dire che siamo stati fortunati, però secondo me potreste esserlo anche voi, magari cercando un'altra struttura. E' bellissimo vedere come al nido abbia trovato un vero amico, con cui gioca tuttora. Quest'estate mi chiedeva continuamente dov'è Giovi ed io gli rispondevo che è in vacanza in montagna; quando poi si sono visti erano felicissimi e mi ha chiesto: mamma anche Giovi credeva chi io sono in montagna?

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  2. Ha ragione Zfardea: cambia asilo. Non insistere, Cristiano, la pedagogia nera è sempre in agguato,non costringere Dodokko a star male per non andare all'asilo. Io ce l'ho un'idea del posto che potrebbe piacergli http://www.vivere-semplice.org/?p=682
    magari abitate da quelle parti e magari potete permettervelo. In caso contrario trova un'alternativa, non farlo piangere troppo questo bimbo. Dai, dai!

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  3. Cristiano, hai perfettamente ragione!
    Purtroppo mi sono ritrovato nella tua stessa situazione già dal nido, pur avendone visti diversi prima di scegliere e successivamente cambiato uno dopo il primo anno. Ma anche oggi è così, oggi che ormai mia figlia frequenta la 5^ primaria (ex elementare).
    Trovare alternaitve valide non è facile, e neppure è semplice trovare altri genitori che condividano la visione che hai descritto. Anzi, prima i bambini si "adattano" (cioè si ammazzano le loro potenzialità)e meglio è. Queste sono le risposte degli altri genitori.

    Ti ringrazio per questo tuo impegno, è importante!

    Luca
    Venezia Mestre

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