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Fiori di un'altra primavera


Dodokko ha indossato il piumino dello scorso anno, quello che gli stava un po' largo e che ora invece è finalmente della sua misura. Con l'arrivo del primo freddo, ha messo le mani in tasca una mattina che lo accompagnavo a scuola. C'era un bel sole invernale, un tondo giallo, nel cielo, appena stemperato dalla nebbia ma sufficiente, se non a riscaldare, a dare calore e a confortare il cuore. 
E' stato con l'animo rasserenato con poco che, mentre camminavamo, mio figlio ha tirato fuori dalle tasche delle margherite secche, dimenticate nel buio della federa dalla primavera precedente. Dopo aver stentato a riconoscerli, gli ho spiegato cosa era accaduto a quei fiori appena spuntati qua e là sui prati, nonostante il freddo, e raccolti in un'altra, lontana giornata di sole. 
Erano fiori belli e che brillavano di luce. Erano vellutati come una carezza, perfetti nel taglio dei petali bianchi e compatti nel mazzolino interno: tanti piccoli e delicati soli, capaci di riscaldare quanto un astro chi sapesse coglierne la bellezza. Fiori da portare a casa, da regalare alla mamma o per colorare un tavolo, ma poi lasciati ad appassire senza motivo in un giubbotto largo e per molto tempo non più adoperato.  

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