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Stupore è un sospiro


Più delle sette meraviglie e molto più che se mi trovassi, io così piccolo, ai piedi dell'Everest: è impossibile cogliere l'immensità nel suo insieme. Rimane lo stupore di fronte alla scoperta delle cose quotidiane, un sospiro che toglie il fiato. Un cassetto finalmente aperto, un tasto che si stacca dal computer, l'unghia di un dito di papà nella quale infilo la mia, l'arrivo sempre inatteso di chi voglio vedere, un suo gesto brusco e che mi fa ridere, un'immagine televisiva, un pezzo di pane trovato sul tavolo, una fetta di mela aspra e dolce e che mi fa rabbrividire. 
E, ancora, la soddisfazione per il traguardo appena raggiunto di riuscire ad alzarmi tenendomi al tavolino e quello, ancora più difficile, di tornare a sedermi senza cadere. 
Stupore è un sospiro che nasce dopo una fatica appena compiuta o dopo esser passati attraverso mille frustrazioni. Stupore è una tenda che si apre dopo aver celato troppo a lungo meraviglie che non poteva più nascondere ed eccole qui, improvvisamente svelate, snocciolate una a una, giorno dopo giorno, nella quotidianità di questi giorni che quotidianità ancora non è diventata. 
Stupore è ogni rivelazione a cui assisto, finestre senza tende, vetri luminosi che si affacciano verso l'esterno e non si aprono semplicemente contro il buio di un appartamento. 
Questi occhi nuovi con cui guardo e che non potrebbero nulla se non fossero la proiezione stessa di me negli oggetti che osservo.

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