Lo spirito natalizio non c'entra nulla. Sia per mie ragioni poco tradizionaliste e sia per il largo anticipo, quasi tre settimane, che ci separano dall'arrivo di Babbo Natale. In questi giorni, Dodokko, per motivi del tutto casuali, guarda e riguarda in televisione The polar express, il film d'animazione del 2004 di Robert Zemeckis. La sera, invece, prima di addormentarsi, vuole che gli legga il libro d'ordinanza, quello che accompagna quasi sempre l'ultimo cartone del momento. Molti disegni e poche parole, per fortuna, nel volume di Chris Van Allsburg, ché il sonno di entrambi di recente è invincibile, che raccontano il viaggio del treno verso il Polo Nord.
Il viaggio: mio figlio si addormenta, questo lo so con certezza, pensando di trovarsi su un vagone del Polar Express, assieme a tutti gli altri bambini che riempiono il suo scompartimento, gli occhi trasognati come quelli del protagonista del film. Ieri sera gli ho chiesto se gli fosse capitato, recentemente, di sognare Babbo Natale. Mi ha guardato in modo interrogativo, con aria perplessa, come se non comprendesse bene la mia domanda e mi sono accorto che quel che non capiva, in particolare, era il verbo 'sognare': non gli avevo mai spiegato che cosa è un sogno, non mi era mai capitato, prima, di dirgli che "la fantasia si mette al lavoro soprattutto di notte e che, quando questo succede, ci sembra di vedere veramente delle cose e ci pare di trovarci realmente in certi luoghi".
"Allora, ti succede mai di sognare?", gli ho chiesto dopo avergli detto cosa significhi immaginare con gli occhi chiusi. Mi ha risposto di sì, che ultimamente sognava "proprio Babbo Natale".
"E che ti racconta Babbo Natale, quando lo incontri?".
"Non te lo voglio dire".
"Credo che ti parli di cose belle...".
"Sì...".
"Va bene. Ora dormi e, se sogni Babbo Natale e se ti va, domani me lo racconti".
"Va bene".
Dodokko ha chiuso gli occhi e si è addormentato in un attimo, come sempre. Ho accostato la porta della sua stanza e, mentre andavo verso il mio letto, ho pensato che probabilmente i suoi sogni sono indistinti dalla realtà. Babbo Natale, il treno, gli amici e gli elfi si animano durante il sonno e non sono soltanto pensieri, fantasie o illusioni. Non sono personaggi immaginari, ma persone in carne e ossa che di notte prendono vita. Ed è proprio questa la difficoltà che mio figlio, ancora così piccolo, incontra: raccontare ciò che è vivente, e che vede soltanto lui, e non ciò che immagina, ché sarebbe molto meno complicato.
E, tenendo compagnia a Dodokko, questi amici della notte proseguono con lui un dialogo che inizia nel mondo di una storia inventata e si conclude nella realtà del risveglio, al mattino, quando ogni parola sul tempo appena trascorso è ormai impronunciabile perché superflua, incomprensibile perfino per i genitori.
"Allora, hai sognato di nuovo Babbo Natale?".
"Sì".
"E cosa ti ha detto?".
"Non te ne posso parlare".
"Allora, ti succede mai di sognare?", gli ho chiesto dopo avergli detto cosa significhi immaginare con gli occhi chiusi. Mi ha risposto di sì, che ultimamente sognava "proprio Babbo Natale".
"E che ti racconta Babbo Natale, quando lo incontri?".
"Non te lo voglio dire".
"Credo che ti parli di cose belle...".
"Sì...".
"Va bene. Ora dormi e, se sogni Babbo Natale e se ti va, domani me lo racconti".
"Va bene".
Dodokko ha chiuso gli occhi e si è addormentato in un attimo, come sempre. Ho accostato la porta della sua stanza e, mentre andavo verso il mio letto, ho pensato che probabilmente i suoi sogni sono indistinti dalla realtà. Babbo Natale, il treno, gli amici e gli elfi si animano durante il sonno e non sono soltanto pensieri, fantasie o illusioni. Non sono personaggi immaginari, ma persone in carne e ossa che di notte prendono vita. Ed è proprio questa la difficoltà che mio figlio, ancora così piccolo, incontra: raccontare ciò che è vivente, e che vede soltanto lui, e non ciò che immagina, ché sarebbe molto meno complicato.
E, tenendo compagnia a Dodokko, questi amici della notte proseguono con lui un dialogo che inizia nel mondo di una storia inventata e si conclude nella realtà del risveglio, al mattino, quando ogni parola sul tempo appena trascorso è ormai impronunciabile perché superflua, incomprensibile perfino per i genitori.
"Allora, hai sognato di nuovo Babbo Natale?".
"Sì".
"E cosa ti ha detto?".
"Non te ne posso parlare".
Ciao Cristiano io ho iniziato a parlare di sogni a Matteo quando era molto piccolo: gli dicevo che suo nonno, quello che è in cielo, veniva a trovarlo in sogno, mentre dormiva, per prenderlo e portarlo a spasso nel cielo con le sue bellissime macchine, suggerivo divertenti rincorse con gli angeli e sorvoli di nuvole bianchissime. E' andata avanti per un po, poi mi son detta che quello che stavo facendo non era corretto essendo l'unico modo che le persone morte hanno di essere conosciute, quello di essere ricordate da chi le ha incontrate in vita. Adesso Matteo sogna autonomamente di cose di cui non sente affatto l'obbligo di rendermi partecipe e va bene così. A presto ciao
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