La colpa è nostra, non loro. L'essere umano ha bisogno di spiegazioni verbali, dettagli, nonché la sicurezza del tempo che occorre a risolvere il problema. L'assenza di tali elementi ci fa preoccupare: l'incertezza di capire chi non sa ancora esprimersi bene a parole e quella che deriva da una brutta situazione che, ti sembra, non evolva mai verso il meglio.
E poi, improvvisamente, tutto finisce e torniamo alla normalità, il bambino piccolo è guarito e sta bene.
Ripenso a questa scena, ricorrente e più che mai visiva, per quanto mi riguarda: "Quando il leoncino mangia / la leonessa ringiovanisce", e mi tornano in mente tante situazioni nelle quali il pericolo quasi non ci travolgeva.
Ripenso a questa scena, ricorrente e più che mai visiva, per quanto mi riguarda: "Quando il leoncino mangia / la leonessa ringiovanisce", e mi tornano in mente tante situazioni nelle quali il pericolo quasi non ci travolgeva.
Quanti sospiri per una vita che, non dimentichiamolo, è sempre appesa a un filo. E quante spiegazioni, e parole, e piccole soluzioni momentanee, di cui abbiamo necessità ma che servono soltanto a distrarci e a farcelo dimenticare.
Adesso ho solo voglia di un bicchiere d'acqua, come quello bevuto l'ultima volta in riva al mare, il vetro riempito di luce, per un attimo, il sole fra le mani.
Difatti dopo una gran paura la saggezza popolare consiglia proprio di bere un bel bicchiere d'acqua. Una cosa però non smetterà mai di sorprendermi del modo in cui i bambini vivono la malattia: se ne disinteressano totalmente, se appena, appena ne hanno le forze tendono a comportarsi normalmente, sono incapaci di pensare "sono malato e adesso...?" come invece facciamo noi adulti.
RispondiEliminaCiao e a presto.