"Alcune di queste immagini potrebbero urtare la vostra sensibilità": è l'avviso che il sito di Repubblica ha fatto ieri ai lettori che si accingevano ad aprire la galleria fotografica di Zili, il bimbo cinese in catene.
Orbene, le immagini del fotografo della Reuters William Hong mostrano un bambino di undici anni con una catena a un piede che lo accompagna fin da piccolo, da quando cioè, dopo aver sbattuto la testa, il bimbo si è mostrato 'aggressivo' e 'ingestibile' da parte del nonno che lo 'accudisce'.
"Queste foto - racconta la didascalia - hanno contribuito a rilanciare il caso dei bambini dimenticati che in Cina rappresentano numeri da record, anche perché molti casi sono 'nascosti', nelle aree delle province più lontane del Paese".
"Grazie a queste immagini - conclude il breve testo che le accompagna - si sono mobilitate per il piccolo Zili le associazioni per la tutela dell'infanzia".
Meno male che c'è una mobilitazione e spero che i problemi comportamentali del bambino vengano affrontati in maniera dignitosa. Immagini come queste devono girare e 'urtare le sensibilità' di chi le guarda. Non bisognerebbe preoccuparsi davvero della suscettibilità dei lettori ma della realtà che le foto denunciano. E poi affrontarla, ovviamente.
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