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L'orologio in cucina


L'orologio in cucina segna le quattro, cinquantacinque minuti e cinque secondi, ma potrebbero benissimo essere le sedici, cinquantacinque minuti e cinque secondi. L'orologio nella cucina della casa, dove sono nati i miei bambini e dove qualche volta torniamo, infatti, non dice la verità. E' fermo e ha interrotto il suo tentativo di inseguire il tempo in un certo momento della sua vita, di mattina molto presto o nel pomeriggio di un giorno ben preciso, ma non è dato sapere quale, infatti questo orologio segna le ore, i minuti e i secondi, non i giorni, e nemmeno gli anni. 
Ho osservato più volte l'orologio della cucina durante la mia breve permanenza in questa casa per le feste di Natale, nell'attesa, non dico nella speranza, che almeno la lancetta dei secondi scattasse, magari una volta soltanto, e si spostasse di una tacca, grazie non a un ultimo anelito delle batterie, che ormai saranno completamente esaurite, ma per una minima forza di inerzia, una ruotina dentata che per caso si è fermata sul ciglio del secondo numero sei e che adesso è sospesa, una spinta in avanti, un altro piccolo sforzo ed è fatta, ho pensato spesso fra me e me.
Ad ogni modo, questo orologio che non segna più il tempo presente ma soltanto un istante trascorso e lontano, non ha impedito al mondo di andare avanti e al tempo stesso di fare il suo corso. I bambini stanno dormendo adesso, sono sul letto grande, in un pomeriggio d'inverno, e sono circa le diciassette, lo giurano altri orologi nella casa, primo fra tutti quello che ho al polso. Hanno i visi rivolti l'uno verso l'altro, le guance sono arrossate e le bocche semi aperte. Il piccolo non è più un neonato, lo si capisce facilmente, non solo dal punto di vista anagrafico, ha compiuto tre anni da pochi giorni, ma per il fatto che adesso si è affinato, è un bambino a tutti gli effetti e quando è sveglio parla a dirotto, è un torrente di parole in piena, senza dighe né mare. Il grande, invece, è un bambino da molto più tempo del fratello, ma già si intravedono i tratti del ragazzo che sarà, e della sua maturità, mi capita di pensare.
Eccolo dunque, il tempo che "non si ferma mai", come ho spiegato a Dodokko in due o tre recentissime occasioni. Il tempo che tanto meno può essere scandito da un orologio, ma soltanto inseguito da questo strumento sempre in affanno. Eccoli, i momenti che non sono fissi o addirittura eterni, come qualcuno a volte romanticamente fantastica, come si potrebbe credere guardando un orologio fermo, ma sempre in movimento: adesso siamo qui, per qualche ora o alcuni giorni, nello stesso posto dove eravamo ieri, ma già siamo altrove, e molto più lontano di quanto sia possibile, per ognuno di noi, sognare.



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