Passa ai contenuti principali

Tra i fricchettoni cilentani


Dopo la Costiera siamo andati nel Cilento. Ho prenotato un agriturismo vicino a Camerota, ai piedi del monte Bulgheria, da utilizzare come base per visitare parte della Lucania, l'ultimo lembo della Campania al confine con la Basilicata.
A parte la vista che si gode da qui e l'ossigeno che si respira, la struttura è molto semplice, senza fronzoli, e neanche senza i lussi normali a cui siamo abituati: l'acqua calda c'è ma arriva dopo dieci minuti da quando hai spalancato il rubinetto, è presente una perdita non meglio localizzata in bagno, non ci sono buste nei cestini, "per non produrre rifiuti superflui", mi è stato detto, anche se non ho capito bene questa spiegazione, e i saponi sono in corridoio, chi li vuole li prende e li usa... sempre "per non inquinare troppo".
Ci sono cinque cani bianchi, due gatte, una nera e una grigia con la sua cucciolata di quattro gattini di un mese in una scatola di cartone che puzza di urina, una pecora, una capra, quattro cavalle "molto mansuete, gli stalloni invece bisogna castrarli, allora per evitare...", c'è un filare di fave, alcuni ulivi, una vigna piantata da poco, molto verde tutt'intorno, prati, altri alberi, dei rovi, siepi, pioggia, molta pioggia, e quindi non è possibile vedere altro.
Le persone che si occupano della struttura non sono né contadini né albergatori, ma ragazzi che pensano che condurre un agriturismo significhi - così ci dicono - ospitare un parente o un amico, ai quali si dà quel che c'è in casa, anzi quel poco che a volte può esserci, con il sorriso ma a pagamento.
E infatti, a parte la stanza molto semplice e la perdita in bagno, le porzioni della mezza pensione che avevamo prenotato sono scarse e contate, il secondo bisogna chiederlo, perché magari pensano che uno sia già sazio dopo il primo, cosa che può succedere ma che non deve interessare a chi offre un servizio completo, così come bisogna chiedere la frutta, o uno yogurt a colazione o un biscotto in più.
I tempi, poi, sono biblici, il bambino piccolo si è addormentato per la stanchezza mentre aspettava una fetta di carne che non arrivava mai. È successo a cena, la sera del nostro arrivo. C'era un banchetto apparecchiato per una festa con delle pizze che, se volevamo, potevamo assaggiare. Così, almeno, ci avevano detto. Però, quando i bambini si sono avvicinati a quel tavolo, li hanno fermati, dicendo loro, sempre sorridendo, che il buffet era stato preparato per altre persone.
Durante quella stessa cena, un ragazzo con un barbone lungo così, molto stempiato, la camicia di flanella a quadroni, i buchi sui pantaloni, una chitarra folk che, mi sembrava, sapesse suonare molto bene, e ubriaco come una zucca, si è messo a deliziare gli ospiti con delle canzoni popolari cilentane. Fra queste, ce n'è una che mi è rimasta particolarmente impressa: si chiama Cicerenella sì bbona e bella, che credo essere una variazione sul tema di Cicerinella teneva teneva, famosa tarantella napoletana del '700. Il musicista insisteva molto sulla strofa "Cicerinella teneva 'nu culo ca pareva 'nu cofanaturo" e tutti cantavano e ridevano e anche il figlio grande si è messo a battere il tempo sul tavolo, anche se credo non abbia afferrato il significato profondo dei versi che voleva accompagnare con le sue manine.
Insomma, nel posto dove siamo capitati neanche per caso, ma che ho scelto perché su Tripadvisor ci sono dodici ottime recensioni su dodici, ma presto mi sono convinto che se le siano scritte da soli, i gestori sono dei finti fricchettoni che non hanno alcuna idea riguardo il modo di gestire un agriturismo che si trova in un posto bellissimo, nemmeno da valorizzare, a questo ha già pensato madre natura, ma dove basterebbe fare le cose con un minimo di professionalità per far stare bene le persone che ospitano. E invece trascurano l'abc dell'ospitalità, mostrandosi di volta in volta ambientalisti o amichevoli o compiacenti. Fanno finta di voler apparire trasandati, quando lo sono realmente. E ciò che manca non è volutamente mancante, perché in qualche modo ritenuto superfluo, ma è assente per delle dimenticanze o per ignoranza, non so se si coglie la fine distinzione.
In ogni caso, i bambini sono stati bene in questo posto e si sono divertiti. Gli sono piaciuti i cavalli, i cani e i gattini, si sono divertiti ad ascoltare le canzoni durante la festa e a  giocare a calcio sotto la pioggia.

Commenti

  1. Cristiano non so se la normativa sia cambiata ma fino a qualche anno fa l'attività agrituristica veniva definita come un'integrazione dei redditi derivanti da attività agricola tradizionale, un'opportunità per arrotondare, in questo senso il reddito prodotto da attività del genere doveva essere inferiore a quello principale dell'azienda agricola e una certa percentuale dei prodotti proposti ai clienti doveva provenire dalla stessa azienda (questo spiegherebbe la scarsità del vitto nell'agriturismo dove siete stati); in base a questi criteri la metà degli agriturismi che conosco sono finti ma in fondo l'importante è che i bambini siano stati bene.
    Di "cicerenella" conoscevo una versione di Barra che però non trovo in rete, c'è questa che un po' si avvicina http://www.youtube.com/watch?v=LPFk2q_9wWE dalla quale si capisce quanto potente possa essere la musica ("musica e suoi domini").
    Peace and love!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, l'importante è che siano stati bene loro. E anch'io mi sono divertito. E' vero: peace and love! Ma come ho fatto a non pensarci.

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La partita sul terrazzo

Il muretto sarà alto un metro e mezzo al massimo. È per questo che il pallone con cui giochiamo a calcio sul terrazzo è sgonfio. Perché non rimbalzi troppo, con il rischio che vada a finire di sotto e colpisca qualcuno di passaggio. È pur vero che di persone ne passano poche sotto casa in questi giorni e comunque è capitato, alcune volte, che la palla finisse in strada. È andata sempre bene, per fortuna. Il pallone che usiamo per giocare sul terrazzo non lo abbiamo sgonfiato apposta. È bucato. Lo aveva morso il nostro cane Spot a Villa Borghese, qualche tempo prima che ci chiudessero tutti in casa. Non so perché non lo avessimo buttato via subito, quel giorno. Adesso in ogni caso ci serve, per il motivo che ho detto.  Il terrazzo non lo abbiamo mai frequentato prima del coronavirus, i miei figli non c'erano mai stati. È uno di quei posti che appartengono a tutti i condòmini e che, proprio per questo motivo, non sono di nessuno, perché nessuno ha bisogno di andarci e tutti vog

Coronavirus: il lockdown e le ripercussioni sui figli minori dei genitori separati

Intervista all’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori Riaprire o lasciare tutto ancora chiuso, ripartire insieme oppure a due o a tre velocità: mentre si discute sulle modalità di allentamento del lockdown e su come gestire la Fase-2 nell’ottica di un ritorno graduale alla normalità dopo l’epidemia, diventano sempre più problematici, a causa delle limitazioni agli spostamenti per contenere l’epidemia da coronavirus, i rapporti fra figli minori e i genitori non collocatari all’interno delle famiglie con coniugi separati. Ne parla all‘Adnkronos l’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario della Corte d’Appello di Campobasso, sezione minori, che sottolinea quanto le misure urgenti adottate dal Governo abbiano inciso sui rapporti fra figli e genitori non collocatari. "Le conflittualità tra ex coniugi si sono intensificate - spiega l’avvocato Laganella - di pari passo con la crescente incertezza sull’interpretazione d

Quando siamo costretti ad ascoltare un racconto sbagliato

Una delle peggiori forme di violenza che può capitarci di subire è il racconto sbagliato di ciò che ci accade. Trovo delittuoso - non ho altri termini per definire qualsiasi tentativo di mistificazione - il voler far passare una cosa per un'altra, appositamente, come se fossi tu a non capire e a non renderti conto di ciò che hai intorno: essere trattato, in una parola, come uno scemo. Sono incapace di tollerare che si scambi la verità con la finzione, non riesco a concepire la possibilità di intercambiabilità dell'una con l'altra, con la prima che diventi falsità e la seconda assurga a Verbo e a voce di Dio o, più semplicemente, a resoconto puntuale. Eppure, sono molti a credere alle chiacchiere, a farsi soggiogare più dal suono delle parole, che ad ascoltarle criticamente, cercando di coglierne il significato. La voce, spesso, ha più peso della sostanza che una frase esprime: siamo più ascoltatori di suoni che di significati. E chi parla, spesso, si sente e si pone su