Li ho guardati come farebbe qualunque genitore: con un sorriso appena abbozzato e un accenno di angoscia. Pensando ciò che qualsiasi padre penserebbe dei figli, ossia quanto sono belli, e vitali, e sorprendenti.
Il pensiero si è spostato quasi subito verso l'altra faccia della medaglia, ai momenti difficili del passato, ai pericoli che sbrigativamente abbiamo archiviato come scampati, ma che in realtà sono tali soltanto per un breve lasso di tempo. Nessuno ci garantisce, infatti, che prima o dopo non possano ripresentarsi.
Non perdo mai il contatto, proprio non ci riesco, con la relatività delle cose, con la momentaneità delle situazioni, con la precarietà sia del bene che del male. Non ho presagi, non conosco formule magiche, non ho idea di come sarà il futuro. So che molte cose dipendono da noi stessi e dalle nostre scelte, ma so pure che tante di più sono le circostanze che non possiamo controllare.
Non credo in nessun tipo di eternità, prima fra tutte quelle terrene, nelle quali, a loro stessa insaputa, molti ripongono una fiducia cieca. È triste ammetterlo, ma non c'è quasi nulla che mi entusiasmi e che mi faccia scordare per un attimo di guardare il mio orologio. E invece, vorrei qualche volta dimenticarmi della realtà per concentrarmi (anzi, se la cosa avvenisse in maniera spontanea, non ci sarebbe neanche la necessità di attivarsi con tanta dedizione) sulla parte bella dei momenti che viviamo.
L'altro giorno ho guardato questo video di Save the Children. L'ho trovato bello e semplicemente realistico, anche se parla soltanto di un'ipotesi.
Io non mi ritengo un pessimista, come si potrebbe senz'altro credere, ma semplicemente un realista. E un realista è uno che considera la realtà non escludendo, stupidamente, le possibilità che, presto o tardi, potrebbero entrare a farne parte.
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