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Diciottesima lettera: a-letheia (ancora sulla verità)


A casa tremano i muri in questi giorni. In corridoio rimbomba un sola parola. Una richiesta ripetuta - certo non a voi - mille volte, in continuazione: verità, verità, verità.
Ma verità in un senso più specifico rispetto a come ve ne parlo nella Diciassettesima lettera. Ora l'istanza è 'a-letheia' (la parola greca che traduce 'verità') o il 'non nascondersi'. E in casa volano invocazioni come: “esci dalla grotta”, “vivi alla luce del sole”, “non restartene al buio”.
Mai come adesso, in quanto 'a-letheia', la verità fa rima con libertà. Mai come ora è palese che chi vive dicendo la verità e agisce sinceramente vive anche liberamente.
La scorsa settimana vi ho presi in disparte e vi ho detto che la verità è la cosa più importante che ci sia: è il dono più bello che possiate ricevere e deve essere il vostro faro quotidiano, il centro delle vostre azioni.
La verità – vi ho spiegato – travalica l'amore, perfino quello per i vostri genitori.
La verità – vi ho raccontato – vi rende liberi, vi lascia andare in giro a testa alta. Apprezzate chi vi dice la verità, anche se amara, e ditela voi stessi agli altri, senza mai vergognarvene. Pretendete sempre la verità, sia da parte degli altri che da voi stessi.
Fin da quando eravate molto piccoli, abbiamo impostato il nostro rapporto sulla base del dialogo, giurando di dirci sempre tutto, promettendo di ascoltarci in modo critico e comprensivo al tempo stesso.
Abbiamo sempre fatto così e questa è la soddisfazione più grande che mi abbiate dato. Siete ancora piccoli, ma migliori della maggior parte degli adulti, di quelli che fanno della doppiezza una scelta di vita.
Siete autentici e vi ringrazio di esserlo. Siete sinceri e non immaginate quanta fortuna vi sia capitata a essere tali: in questo modo sarete soprattutto degli uomini liberi.

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