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Quando siamo costretti ad ascoltare un racconto sbagliato


Una delle peggiori forme di violenza che può capitarci di subire è il racconto sbagliato di ciò che ci accade. Trovo delittuoso - non ho altri termini per definire qualsiasi tentativo di mistificazione - il voler far passare una cosa per un'altra, appositamente, come se fossi tu a non capire e a non renderti conto di ciò che hai intorno: essere trattato, in una parola, come uno scemo. Sono incapace di tollerare che si scambi la verità con la finzione, non riesco a concepire la possibilità di intercambiabilità dell'una con l'altra, con la prima che diventi falsità e la seconda assurga a Verbo e a voce di Dio o, più semplicemente, a resoconto puntuale.
Eppure, sono molti a credere alle chiacchiere, a farsi soggiogare più dal suono delle parole, che ad ascoltarle criticamente, cercando di coglierne il significato. La voce, spesso, ha più peso della sostanza che una frase esprime: siamo più ascoltatori di suoni che di significati. E chi parla, spesso, si sente e si pone su un piano di inevitabile superiorità rispetto a chi ascolta, come se il fatto di possedere una bocca fosse più importante di quello di avere due orecchie, quando invece è vero esattamente il contrario.
Allo stesso modo, non so accettare la vaghezza, l'essere deliberatamente imprecisi, così  come il far finta di niente di chi, ignorando la realtà, precipita chissà da dove, a volte dal nulla, improvvisamente, allo scopo di riprendere in mano una situazione, un rapporto, come se li si fosse messi da parte per un attimo, e invece... sono passati giorni dall'ultima volta che ci siamo visti o sentiti... è un po' tardi adesso per riprendere le fila di un discorso... mi stai raccontando cose mai sentite prima, mai accadute... i fatti sono ben diversi da come li descrivi, sono tutt'altra cosa...
Cerco di essere obiettivo, per quanto ciò sia umanamente possibile. Non tollero qualsiasi descrizione fantasiosa, tendenziosa, opportunistica della realtà.
Principalmente, è per questo motivo che ho tante colpe: la prima è di essere una persona pratica, che fa ciò che pensa, senza se e senza ma, senza curarsi troppo delle conseguenze, quando crede di essere nel giusto; la seconda responsabilità che avverto, sia verso me stesso che verso gli altri, è quella di raccontare le cose come stanno, quelle che penso così come quelle che osservo; il mio terzo difetto, il più grande, è che non so inventare, né ricamare, né dire frottole.
Se c'è il sole, dico che è bel tempo, se piove, affermo che è brutto, non conosco mezzi termini, non so vedere il bicchiere né mezzo pieno e né mezzo vuoto, perché, quando il bicchiere è a metà, io lo bevo in un sorso, non lo abbandono lì sul tavolo a prendere polvere. Sono radicale in questo, e ciò può essere un problema: non lascio mai le cose in sospeso, se le inizio le finisco, magari anche non benissimo, ma non so metterle da una parte e riprenderle l'indomani.
Quando vado a letto, devo sapere di aver fatto tutto quel che dovevo, non mi va di svegliarmi, il giorno dopo, e dover fare mente locale, chiedermi a che punto ero rimasto il giorno prima.
Conosco alla perfezione ciò che ho fatto e so benissimo quale sia la mia agenda: non ho mai fatto tardi a un appuntamento, non ho mai bucato un impegno preso con chicchessia, fosse anche uno sconosciuto. Se la prometto, la parola la mantengo. E la mia parola vale più di qualsiasi firma dal notaio.
Un altro mio difetto è che prediligo i rapporti nei quali sia saldo il principio della reciprocità. Non mi si fraintenda in questo, perché il mio è un donare disinteressato, in cui non mi aspetto niente in cambio di ciò che posso fare per il prossimo. Ma non capiti che mi accorga che questo mio prossimo si stia approfittando della mia generosità, perché in questi casi io passo e chiudo per sempre, senza spiegazioni.
Non sono insistente, non sono un rompipalle: se una cosa non mi piace, non la faccio, non cerco di cambiarla, se un posto non mi garba, non ci vado, se un cibo non fa per me, non lo mangio e non lo camuffo con spezie esotiche.
Sono assolutamente rispettoso dell'altrui pensiero, anche di chi la pensi in modo diametralmente opposto da me. Amo il ragionamento, e in questo contesto posso comprendere le vedute degli altri, anche quando esse non si confanno alle mie.
Amo la libertà, ma che sia all'interno della democrazia ovvero nel rispetto della libertà di tutti. Voglio la libertà di parola, ma combatto la libertà di menzogna. Più di ogni altra cosa, desidero la verità, non ho altra ambizione se non quella di non essere costretto ad ascoltare un racconto sbagliato.


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