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L'arte di essere evanescenti


Nascondersi di fronte al virus e innanzi agli altri, non farsi trovare, è una delle forme possibili del voler essere evanescenti.
Anche se ho più di qualche dubbio in proposito, darò la colpa alla prima cosa che mi viene in mente: a suscitare questa strana idea dev'essere la mascherina, che ora indossiamo tutti e che tutti rende indistinguibili, perché ciascuno di noi la porta con la stessa intenzione, quella di proteggersi piuttosto che tutelare gli altri, alzi la mano chi afferma il contrario.
E identica per tutti è anche la narrazione di questo accessorio, che invece al prossimo racconta: "Guarda come sono rispettoso, nota quanto sono ligio", mentre chi si avvicina ti riconosce quale suo simile, in questo, e ammicca e ti fa quasi un inchino.
Ma rendersi invisibili è un'arte, una forma di comunicazione visiva, starei per dire, se non suonasse contraddittorio, ma scopriremo fra poco che non lo è affatto, accostare questo aggettivo all'invisibilità. Meglio comunque usare l'attributo figurativo, che non solo suona meglio, ma è anche più adatto al discorso che intendo fare.
Ciò che figura, infatti, spesso non corrisponde necessariamente a ciò che è, così come non comparire non significa necessariamente non esserci. È noto, infatti, che possiamo essere presenti anche stando lontani: col pensiero, quando questo è sincero, ma anche con il ricordo, con la preoccupazione, con l'angoscia, così come con l'aspettativa, l'anticipazione del momento in cui ci rivedremo.
Figurare senza essere presenti, anzitutto a noi stessi, è come non dire nulla tutte quelle volte nelle quali vorremmo parlare ma ce ne stiamo zitti, non trovando le parole o sapendo che il silenzio, in certe occasioni, ha più voce delle parole stesse. O come, per essere più comprensibili, parlare tanto senza dire nulla. Vocaboli vuoti, accostati gli uni agli altri, che nell'aria producono rumori sordi, non certo melodie, che spariscono con la velocità del suono, guarda caso, nel momento stesso in cui giungono alle nostre orecchie. Meglio il silenzio, in questi casi, si fa una figura più bella.
Esistono almeno due modi di rendersi invisibili: il primo è non essere presenti fisicamente, anche se, lo abbiamo detto poco sopra, l'assenza non preclude affatto la presenza, non fosse altro che certe assenze sono pesanti e a volte si lasciano notare più della presenza stessa. L'altro modo, il più terribile, è quello di figurare essendo allo stesso tempo assenti, come fa chi partecipa e al contempo sbadiglia.
L'ho dichiarato fin dall'inizio: la mascherina e il virus sono meri pretesti per agganciare all'attualità un discorso, per quanto mi riguarda, a sua volta attuale. So di essere anche io evanescente, esprimendomi in questo modo, ma chi ha occhi e orecchie per intendere lo faccia una buona volta. Perché sono molte le ragioni, più o meno intenzionali, per le quali il tipo di evanescenza di cui sto parlando, quello di figurare senza essere presenti, si manifesta. La causa può essere la distrazione, il disinteresse, la superficialità, un'assenza di empatia o di coraggio, la necessità di un alibi, una falsità innata, un'ipocrisia lampante, l'abitudine di fare le cose tenendo gli occhi chiusi, come se il fatto di non vedere gli altri producesse automaticamente la conseguenza di non essere nemmeno visti.
Oppure, il motivo può essere ricercato nel voler apparire nel modo opposto a quel che si è, per compiacere il prossimo e mostrarsi come gli altri vogliono vederci, non dimentichiamo che l'opinione comune ha il dito costantemente puntato e non perde occasione per giudicarci.
In tempo di coronavirus, di fase 1, 2 e 3, di crisi e ripresa, così come di andata, verso un futuro ancora più incerto, e di ritorno, oltre un passato nostalgico e confortante, si alternano auspici d'ogni tipo, ciascuno dei quali, anche i più lontani e diversi, è accomunato all'altro dal fattore comune che li esprime: l'umanità varia, che alla fine è una sola, perfino nelle sue differenze. Evanescente come l'acqua che figura fintanto che scorre, ma il cui destino ultimo, non dimentichiamolo, è come il nostro e resta unicamente quello di evaporare.

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