Le ultime parole dell'Insostenibile leggerezza dell'essere: "Quella tristezza voleva dire: siamo all'ultima stazione. Quella felicità voleva dire: siamo insieme. La tristezza era la forma e la felicità il contenuto. La felicità riempiva lo spazio della tristezza".
So da quando sono nato che la felicità e l'infelicità si alternano in un gioco senza fine. So anche che spesso coesistono, ché l'una è la casa e l'altra l'inquilino.
Ugualmente, ho sempre saputo che l'infelicità è dovuta al nostro essere incompleti. Oggi lo penso ancora e credo che la tristezza più grande vi sia quando ce ne accorgiamo, quando supponiamo che ci sia qualcuno, dall'altra parte, disposto a prenderci in braccio e, così illudendoci, il nostro grido di dolore resta inascoltato.
Considero l'amore un vero e proprio bisogno primario dell'uomo, né più e né meno indispensabile dell'acqua, del cibo e del sonno.
L'amore è l'unico antidoto alla nostra incompletezza.
Ma c'è un aspetto fondamentale, collegato all'amore, e che forse è scontato e quindi spesso trascurato, ossia l'importanza di comunicarlo: credo sia un valore altrettanto principale quanto il sentimento stesso.
Cosa significa esattamente comunicare l'amore? Vuol dire semplicemente non essere indifferenti, non amare in maniera contemplativa o illusoria.
Il mio augurio per il nuovo anno è di amare in modo spontaneo e pratico, accorgendosi di una domanda e offrendo se stessi in risposta: vorrei che l'amore riempisse lo spazio occupato dall'indifferenza.
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