"Willy era un ragazzino riservato. Gli piaceva stare da solo, nel suo mondo.
A scuola tutti parlavano, ma non con lui. Se cercava di entrare nell'argomento di una conversazione, i compagni non lo ascoltavano e se ne andavano per la loro strada. Cominciò così a chiudersi in se stesso, finché la scuola finì e passò anche l'estate.
L'anno dopo si sedette al suo solito banco, l'unico che aveva un solo posto.
In classe arrivò un nuovo ragazzo. Era sordo e gli ci volle un po' per ambientarsi.
Willy e il nuovo alunno fecero amicizia e scoprirono di avere moltissime cose in comune.
Nonostante non sentisse, il nuovo arrivato comprendeva Willy, gli stava vicino e giocava con lui: era in grado di ascoltarlo, anche se era sordo. Gli portava rispetto quando parlava.
Lo capiva. Willy aveva trovato un amico".
Ogni giorno chiedo ai miei figli di scrivere un tema oppure un racconto su un argomento che gli indico io o che decidiamo insieme. Quello di oggi era l'ascolto e il figlio più grande ha scritto una storia bellissima, condensando in poche righe il significato più alto che questo modo di porgersi verso il prossimo può avere.
Ascoltare significa in primo luogo darsi, mostrare interesse e partecipazione.
Ascoltare non è un modo passivo di relazionarsi, ma vuol dire andare incontro agli altri.
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