Questa è una storia breve e un po' strana, e che va al contrario, perché è nata dalla fine ed è finita fin dal suo inizio.
Ed è anche assurda, perché i personaggi che ne fanno parte se ne stanno in disparte.
Non interagiscono, ciascuno infatti se ne resta sulle sue.
Non ci sono dialoghi, perché i protagonisti sono fermi sulle proprie posizioni.
Non ci sono incontri e nemmeno scontri, dal momento che ciò implicherebbe che i protagonisti avessero una minima considerazione gli uni per gli altri.
Ma allora, che razza di storia è mai questa?
Semplice, è una storia fra sordi, come ce ne sono tante, anche se poi non se ne ascoltano troppe in giro, infatti questo tipo di storie sono anche mute, non so se si è compreso, eppure è elementare, che se da una parte manca chi ascolta, dall'altra è inutile che ci sia uno che parla.
E il finale, perlomeno? Dai, autore, sorprendici con un effetto speciale!
Non ce ne sono, l'ho detto subito che fine e inizio qui coincidono, che sorpresa vorreste vi facessi? Questa storia, come è iniziata è finita. C'era il nulla prima e c'è il nulla dopo.
E tutto ciò che sta in mezzo, una trama, un intreccio? Sarà pur successo qualcosa.
Ma cosa ti vuoi intrecciare, quando i protagonisti non si vengono incontro, quando se ne restano seduti nella poltrona del proprio salotto?
I dialoghi, allora? Almeno al telefono...
Ma pensate ancora una volta a questi? Mi dispiace per voi, che siete ostinati, ma devo essere a tutti i costi realista, basta illusioni o grandi ideali.
Al dialogo ci penso da tutta la vita, ci ho riflettuto da sempre, ci ho studiato all'università, ci ho fatto una tesi che parlava dell'infelicità della coscienza... anche a causa della mancanza di dialogo, a pensarci ora, che dopotutto, quando esiste, non è altro che incontro...
Tutto inutile, proprio come questa storia così incomprensibile e che non segue le orme di nessuno e che non va incontro né al piacere e né al dispiacere di chissà chi.
Questa storia che non ha più occhi, perché si è stancata sia di guardare che di sbagliare sguardo.
Questa storia stufa di essere vista o spiata o guardata male e perfino bene, sia dall'alto verso il basso che dal basso verso l'altro, perché non fa differenza, ché la posizione è sempre sbagliata quando non si trova sullo stesso piano, quando quel che manca è l'imparzialità, un minimo rapporto paritetico.
E' una storia sbilanciata, a favore e a sfavore. Una storia che non importa a nessuno e che a nessuno importa se ci rimani male.
Eppure, se a uno davvero importasse di capire...
E se solo si decidesse di credere...
Allora sì che sarebbe una bella storia, una storia felice, a lieto fine, come quelle che piacciono a me, come quella di Biancaneve, tanto per fare il primo esempio che mi viene in mente, dove perfino la mela potrebbe non essere necessariamente un imbroglio, basterebbe riscrivere una parte della storia, dire che sia la strega che il frutto erano buoni, e che lo specchio...
Sì, lo specchio, lo specchio, è proprio questo il punto dove l'inizio e la fine si incontrano e si confondono.
Lo specchio. Dovrebbe essere uno specchio che restituisse agli occhi di chi vi si osserva un riflesso di verità e non la stessa e identica immagine, la sola che di sé si è sempre voluto guardare.
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